di Paolo Lorizzo*
ROMA, sabato, 15 settembre 2012 (ZENIT.org).- In alcuni precedenti articoli abbiamo esaminato siala Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri, compresa all’interno del complesso archeologico delle Terme di Diocleziano, sia la chiesa di Santa Sabina a Roma, entrambe accomunate dalla presenza di splendide porte a protezione degli ingressi. Abbiamo sottolineato come la consuetudine di proteggere la ‘linea di passaggio’ (che divide il caos del mondo dall’ordine rappresentato dal luogo consacrato) con porte e portoni istoriati e di grande bellezza risale fin dall’epoca paleocristiana, tradizione a sua volta ereditata da quella romana. Sono pochi infatti gli esemplari che testimoniano l’austerità della cultura artistica imperiale e al tempo stesso confermano il concetto che la tradizione cristiana vi ha profondamente attinto. La miracolosa conservazione di alcuni esemplari hanno dato l’opportunità agli storici dell’arte di poter studiare ed analizzare in modo diretto quanto conservato, permettendogli di effettuare interessanti confronti stilistici ed iconografici.
Sono poche le chiese o le basiliche che possono fregiarsi di portali degni della loro importanza storica ed artistica, ma si nota come spesso ciò che è antico non è detto che corrisponda ai canoni di bellezza e di rilevanza artistica. In alcuni casi infatti, anche un’opera contemporanea può fornire lustro e grande prestigio ad un edificio storico, purché con esso entri in simbiosi e vi si integri in maniera perfetta. Questo processo ‘di unione’ si è realizzato con la messa in opera delle ormai celebri porte d’ingresso della Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri realizzate dallo scultore polacco Igor Mitoraj ed inaugurate con una splendida cerimonia il 28 febbraio del2006 asostituzione di porte in legno senza alcun valore storico-artistico, posizionate nel 1960.
Le porte sono due, ciascuna di due ante e da una lunetta sovrastante, collocate all’ingresso della Basilica, li dove un tempo sorgeva il caldarium (o calidarium) del maestoso impianto termale dell’Imperatore Diocleziano, a completare un contesto scenografico estremamente originale (la facciata absidata, corrisponde alla metà dell’ambiente circolare del calidarium). Con un peso di tre tonnellate, un’altezza di quasi sei metri e una larghezza di tre metri, ciascuna porta bronzea è decorata da uno sfondo disomogeneo da cui emergono in spazi asimmetrici delle piccole immagini di angeli e di martiri, figure realizzate in maniera piuttosto fantasiosa, con quei caratteri contemporanei tipici dell’arte di Mitoraj.
La porta di sinistra è incentrata sul tema della Resurrezione. Il simbolo di questa porta è un’immagine del Cristo risorto caratterizzato da una profonda croce tracciata sul busto, quasi a voler significare il suo profondo sacrificio a salvezza dell’intera umanità. La sua figura è vista dall’artista come un corpo perfetto, purificato dalle sofferenze patite durante la sua esperienza terrena e rivela il Suo vero volto, quello della croce, il trionfo del Bene sul Male. Nel contesto sono visibili altre ‘parti’ del corpo umano, simboleggianti i martiri e la vita terrena come il palmo di una mano e una testa bendata (quest’ultimo simbolismo si ripete raddoppiato nell’anta di destra con la firma dell’autore e l’anno della realizzazione dell’opera A.D. MMV).
La porta di destra richiama il ‘tematismo’ dell’Annunciazione. L’Angelo che annuncia alla Maria è rappresentato nella parte alta dell’anta sinistra mentre la Verginein basso nell’anta di destra. Entrambe le figure si stagliano su uno sfondo le cui venature del bronzo creano un campo neutro increspato per dare movimento ad una scena carica di significato ideologico. Qui le figure, fortemente evidenziate, trasmettono l’importanza del momento, così rilevante per la storia dell’umana cristianità, attraversata dalla scritta Ecce ancilla domini fiat mihi secundum verbum tuum.. Anche in questa porta sembrano sporgere dal nulla alcune teste fasciate e un corpo di una giovane acefala, appena visibili guardando l’alta lunetta che sormonta le due ante.
La presenza di figure umane nelle lunette sono identificate con gli angeli e i martiri richiamano la dedica della Basilica, ricordando i drammatici eventi vissuti dai cristiani sotto gli imperatori romani, mentre il retro delle porte, con la rappresentazione degli Arcangeli, richiamano l’ordine della cristianità perché all’interno dello spazio sacro.
Le porte in stile contemporaneo di Mitoraj sono l’ennesimo, fulgido esempio di come rilevanti espressioni artistiche, anche contemporanee, siano perfettamente in grado di emozionare non soltanto con il simbolismo ma anche con un’espressione iconografica che ha fatto scuola fin dalla nascita della cristianità a Roma.
* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l'Università degli Studi di Roma de 'La Sapienza'. Esercita la professione di archeologo.