di Luca Marcolivio
BEIRUT, venerdì, 14 settembre 2012 (ZENIT.org) – Al suo arrivo all’aeroporto “Rafiq Hariri” di Beirut, alle ore 13.45 locali, papa Benedetto XVI è stato accolto da una folta rappresentanza di autorità del mondo politico e religioso libanesi.
Tra i notabili: il Presidente della Repubblica del Libano, Michel Sleiman, con la consorte; il Patriarca di Antiochia dei Maroniti e Presidente dell’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici del Libano, Sua Beatitudine Béchara Boutros Raï; il Presidente del Parlamento Libanese, Nabih Berri e il Presidente del Consiglio dei Ministri, Nagib Miqati, con le rispettive consorti.
Alla cerimonia di benvenuto, erano inoltre presenti alcune Autorità politiche e civili, i Patriarchi, i Vescovi e gli altri membri dell’APECL (Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici del Libano), personalità religiose ortodosse e protestanti, il Corpo Diplomatico, personalità musulmane e una rappresentanza di fedeli.
Subito dopo il saluto introduttivo del presidente Sleiman, ha preso la parola il Santo Padre. La visita pastorale appena iniziata, “sottolinea le eccellenti relazioni che da sempre esistono tra il Libano e la Santa Sede, e vorrebbe contribuire a rafforzarle”, ha affermato Benedetto XVI.
Il viaggio in Libano è anche un modo, ha spiegato il Pontefice, per ricambiare le visite in Vaticano del presidente Sleiman e del premier Miqati, avvenute rispettivamente nel novembre 2008 e nel febbraio 2011.
Nel secondo degli incontri citati fu benedetta la statua di San Marone in Libano. “La sua presenza silenziosa presso la Basilica di San Pietro – ha ricordato Benedetto XVI – ricorda il Libano in modo permanente nel luogo stesso in cui fu sepolto l’apostolo Pietro. Essa manifesta un patrimonio spirituale secolare, confermando la venerazione dei libanesi per il primo degli Apostoli e i suoi successori”.
Altro motivo della venuta del Papa in Libano è la firma e la consegna dell’Esortazione apostolica dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, post-sinodale Ecclesia in Medio Oriente. Si tratta di un “importante evento ecclesiale”, ha sottolineato il Santo Padre, in cui viene diffuso un documento destinato “al mondo intero” che, per i presuli del Medio Oriente, si prefigge di essere “una tabella di marcia per gli anni a venire”.
La presenza, l’impegno e la testimonianza di numerose rappresentanze cattoliche venute da tutto il Libano, “sono un contributo riconosciuto e molto apprezzato nella vita quotidiana di tutti gli abitanti del vostro amato Paese”, ha aggiunto Benedetto XVI.
Il Vescovo di Roma ha poi salutato i Patriarchi e i Vescovi ortodossi presenti: “La vostra presenza, cari amici, dimostra la stima e la collaborazione che desiderate promuovere tra tutti nel rispetto reciproco. Vi ringrazio per i vostri sforzi e sono sicuro che continuerete a ricercare vie di unità e di concordia”.
Un cenno è stato fatto dal Pontefice agli “eventi tristi e dolorosi” che hanno afflitto per molti anni il “paese dei cedri”, sottolineando, nonostante tutto, la “felice convivenza tutta libanese” che dimostra “a tutto il Medio Oriente e al resto del mondo” la possibilità di un “dialogo rispettoso tra i cristiani e i loro fratelli di altre religioni” sullo stesso territorio nazionale.
L’equilibrio virtuoso riscontrabile in Libano è comunque “estremamente delicato” e rischia costantemente di spezzarsi sotto il peso “pressioni che sono troppo spesso di parte, interessate, contrarie ed estranee all’armonia e alla dolcezza libanesi”.
Occorre quindi “dar prova di reale moderazione e grande saggezza” e “la ragione “deve prevalere sulla passione unilaterale per favorire il bene comune di tutti”. A tal proposito il Santo Padre ha citato il Re Salomone “che conosceva Haram, re di Tiro”, e che “riteneva che la saggezza fosse la virtù suprema” e la domandò a Dio che “gli diede un cuore saggio e intelligente (1Re 3, 9-12)”.
La volontà di “vivere insieme”, come popolo, non può prescindere dalla “presenza di Dio nella vita di ognuno”. Una civile convivenza sarà profonda “solo se si basa su uno sguardo accogliente e un atteggiamento di benevolenza verso l’altro, se è radicata in Dio che vuole che tutti gli uomini siano fratelli”.
Pertanto il modello virtuoso libanese, esemplare “per gli abitanti di tutta la regione e per il mondo intero”, non è “un’opera solamente umana” ma “un dono di Dio che occorre domandare con insistenza, preservare a tutti i costi e consolidare con determinazione”.
Sottolineando i legami “storici e profondi” tra il Libano e il successore di Pietro, Benedetto XVI si è autodefinito “pellegrino di pace”, nel paese mediorientale. “Le vostre gioie e i vostri dolori sono continuamente presenti nella preghiera del Papa e chiedo a Dio di accompagnarvi e di consolarvi”, ha detto, aggiungendo che “la statua di San Marone mi ricorda ciò che vivete e sopportate”.
Al termine del suo discorso, il Santo Padre si è intrattenuto in un breve colloquio con le prime tre cariche dello stato libanese, prima di dirigersi verso la Nunziatura Apostolica di Harissa dove soggiornerà fino al termine della visita pastorale.