"Una fede che non si scoraggia, ma che sa osare"

Omelia tenuta oggi a Schönstatt da mons. Rino Fisichella

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SCHÖNSTATT, lunedì, 10 settembre 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo di seguito l’omelia pronunciata sabato scorso nel santuario mariano di Schönstatt (Germania) da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, in occasione della festa della natività di Maria.

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La festa liturgica della natività della vergine Maria è molto antica. Essa iniziò ad essere celebrata dove, secondo la tradizione, era la casa dei genitori di Maria, Gioacchino e Anna. Sono secoli che la comunità cristiana si lascia guidare da questo mistero di amore che Dio ha inserito nella nostra storia. Oggi anche noi siamo qui non solo per continuare questa tradizione della nostra fede perché non cada nell’oblio, ma rimanga per tutti il segno della fede. Lo facciamo in questo santuario di Schönstatt dove P. Kentenich ha voluto aprire il suo cuore, offrendo a tante persone la possibilità di trovare in Maria la compagna fedele della vita.La nostra presenza, oggi, è soprattutto segnata per chiedere al Signore per intercessione di sua madre, la forza e la grazia per essere nel mondi di oggi cristiani veri e fedeli, testimoni del suo amore e annunciatori del suo vangelo. Ma un altro motivo importante deve essere presente oggi. Vogliamo affidare a Maria in questo luogo il prossimo Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione e l’Anno della fede. Non possiamo dimenticare che proprio a Schönstatt, P. Kentenich ha anticipato con spirito profetico alcune intuizioni del Concilio Vaticano II. Affidiamo questi momenti così importanti per la vita della Chiesa alla Madre della Chiesa che Giovanni Paolo II ha invocato anche come stella della Nuova Evangelizzazione. Siamo spiritualmente uniti anche al Santo Padre Benedetto XVI che il 4 ottobre dalla casa di Maria a Loreto affiderà alla Vergine l’Anno della Fede e la Nuova Evangelizzazione.

Il vangelo che abbiamo ascoltato ricorda il mistero che si è compiuto nella vita di questa ragazza che da quel momento tutte le generazioni chiamano “beata”. Cosa è avvenuto quel giorno? Quali sono stati i sentimenti di Maria? Queste domande difficilmente possono trovare risposta. Ciò che sappiamo con certezza è che Dio è entrato nella sua vita e le ha chiesto di credere alla sua parola e di fidarsi di lui. Maria ha creduto. Nella semplicità del racconto, scopriamo una profonda verità: se l’uomo vuole trovare il significato della sua vita, deve fidarsi di Dio. E’ questa per molti versi, la grande sfida che siamo chiamati ad accogliere. Può l’uomo di oggi credere in Gesù Cristo? Questo uomo immerso nel chiasso che non conosce più il valore del silenzio; questo uomo che crede solo a ciò che vede e non si fida più di nessuno, per questo motivo è sempre più rinchiuso in se stesso e immerso nella solitudine; questo uomo che vive solo delle certezze che gli offre la scienza e la tecnica…insomma, il nostro contemporaneo, quello che vive accanto a noi, il nostro vicino di casa, può ancora credere in Gesù Cristo come il Salvatore del mondo?

Dobbiamo essere capaci di proporre in un mondo che considera tutto ovvio, la novità profonda del vangelo di Gesù Cristo. E’ un compito difficile, perché richiede da parte nostra la forza della fede. Siamo chiamati, anzitutto noi credenti, a ravvivare la nostra fede come una risposta sempre attenta e convinta alla parola di Dio. Una fede che non si scoraggia, ma che sa osare. Una fede che non si nasconde, ma che testimonia pubblicamente le sue convinzioni. Una fede che non perde coraggio davanti alle difficoltà, ma che si fa forte e confida nella presenza dello Spirito. Una fede che non si rinchiude nell’individualismo e crede solo a ciò che fa comodo, ma che è un’esperienza di comunità. Una fede che non si stanca e cade nell’ozio per il passare degli anni, ma che si rinnova con entusiasmo e si immette per le strade del mondo per sostenere i nuovi evangelizzatori.

Maria oggi ci ricorda “l’impegno della fede” (1Ts 1,3). Un impegno ad essere evangelizzatori sempre, dovunque e nonostante tutto. Una bella preghiera che qui si fa davanti alla Vergine :”Nulla senza di te, nulla senza di noi” diventa reale e vero come i pegno per la nuova evangelizzazione. Un impegno che oggi assumiamo davanti a lei con la promessa di conservarlo ogni giorno e di renderlo sempre più fecondo; così come lei ha fatto della vita di Gesù che “conservava nel suo cuore…” E per questo Gesù “cresceva” davanti a lei. Gesù deve crescere in noi e sua Madre è la via privilegiata per accedere al suo mistero. Un impegno che si esprime nell’ascolto continuo della sua Parola per essere capaci di fare la sua volontà;  nella partecipazione alla santa eucaristia domenicale per vivere del mistero del suo amore e della sua grazia; nella testimonianza della carità per essere segno di come vivono i discepoli di Cristo. Il mondo di oggi ha bisogno di uomini e donne di fede che siano convinti della scelta compiuta. Noi cristiani non siamo persone ingenue e creduloni di favole, come spesso qualcuno ci rimprovera per far diventare la fede una beffa. Al contrario, noi siamo le vere persone libere perché abbiamo scelto di affidare la nostra vita a ciò che è essenziale: il mistero di Dio che ama e che offre la vita per sempre.

Ricordare la nascita della vergine Maria ci permette di guardare nel profondo la nostra vita e consente di lasciarci plasmare dall’amore di Dio perché anche attraverso di noi, egli possa ancora compiere meraviglie.

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ZENIT Staff

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