di Giovanni Patriarca
ROMA, lunedì, 10 settembre 2012 (ZENIT.org) – Proprio durante il periodo della storia in cui il pregiudizio contro la Chiesa sembrava più violento, quando sembrava che essere cattolico significasse essere contrario alla scienza, un padre gesuita P. Angelo Secchi, S.J.fece soperte notevoli da essere indicato come pioniere dell’astrofisica moderna.
Per saperne di più ZENIT ha intervistato P. Sabino Maffeo, S.J., Assistente del Direttore della Specola Vaticana e autore del libro P. Angelo Secchi. S.J. L’avventura del Collegio Romano.
Recentemente è stato pubblicato un pregevole volume, frutto di una proficua collaborazione tra l’Università di Roma Tre e la Specola Vaticana, dal titolo P. Angelo Secchi. S.J. L’avventura del Collegio Romano. Quali sono, a suo parere, gli aspetti peculiari di tale pubblicazione?
Padre Sabino Maffeo: Questo volume è nato nell’ambito delle iniziative prese dall’UNESCO e dalla Unione Astronomica Internazionale per la celebrazione dell’Anno 2009, dedicato a ricordare il quarto centenario delle grandi scoperte astronomiche di Galileo. Tra le varie attività svolte in campo didattico inerenti alle dette iniziative, il Prof. Aldo Altamore, astronomo dell’Università Roma 3, con la pubblicazione di questo volume, ha voluto ricordare in modo particolare il padre Angelo Secchi e la scuola che, dopo averlo accolto discepolo, ebbe l’onore di averlo suo insegnante: il Collegio Romano. Infatti, tra i tanti luoghi in cui si è sviluppata la scienza, e in particolare l’astronomia, il Collegio Romano“ha la duplice particolarità di essere stato teatro nel secolo XVII della vicenda di Galileo e poi, nella seconda metà del XIX, grazie all’instancabile attività di Pietro Angelo Secchi, della nascita dell’astrofisica” (Introduzione p. 9).
La presentazione del volume del p. José Funes, S.J., direttore della Specola Vaticana, l’abbinamento del nome del p. Sabino Maffeo, anche esso membro della Specola Vaticana, come con-curatore del volume e il Logo della Specola Vaticana sul retro della copertina, stanno a significare come la Specola Vaticana, osservatorio astronomico del Papa, non può non considerarsi erede di quello che fu l’osservatorio del P. Secchi, sia perché ambedue pontifici, sia perché ambedue affidati alla cura di astronomi gesuiti.
Aspetto peculiare di questa pubblicazione è quello di presentare l’attività scientifica di p. Secchi in continuità e a chiusura e coronamento di tutta una serie di gesuiti scienziati di valore, formatisi fin dalla fondazione del Collegio Romano, di cui si dà conto nel primo capitolo.
Si sono da poco concluse le iniziative per i 150 anni dell’Unità d’Italia. La storia personale e scientifica del Padre Angelo Secchi, può essere considerata emblematica di quel processo storico tanto ricco quanto travagliato. Quale bilancio si può trarre in generale e, in special modo, nei rapporti tra scienza e fede?
Padre Sabino Maffeo: Non c’è dubbio che la vita del p. Secchi sia stata piuttosto travagliata a causa della difficile situazione politica in cui si trovò a vivere. Nel 1848, a causa dei moti rivoluzionari che sconvolsero Roma, il p. Secchi, non ancora sacerdote, dovette, insieme a tutti i gesuiti professori e compagni di studio, emigrare in case di gesuiti all’estero. A lui toccò di andare un anno in Inghilterra, a Stonyhurst e un anno al Georgetown College (Washington D.C.) , dove incontrò il p. Curley, direttore dell’Osservatorio del College e il meteorologo Matthev Maury : personaggi da cui ebbe informazioni che gli furono molto utili a Roma nelle sue ricerche in campo astronomico e meteorologico.
Dopo il 1864, in seguito alla pubblicazione del volume Sull’unità delle forze fisiche, in cui cercò di divulgare le teorie più moderne circa il calore e la struttura intima della materia, ebbe a soffrire non poco, anche da parte di suoi confratelli gesuiti, che lo accusavano di difendere teorie contrarie all’insegnamento tradizionale della filosofia scolastica basata su Aristotele e San Tommaso D’Aquino.
Ma il periodo certamente più difficile per il p. Secchi fu quello che iniziò con la presa di Roma del 1870. La situazione precipitò nel 1873 , con la confisca dei beni ecclesiastici e il passaggio di proprietà del Collegio Romano, dove era anche il suo osservatorio, al Governo italiano.
Alla sofferenza dovuta all’incertezza sulle sorti del suo osservatorio, si aggiunse la critica di alcuni ambienti ecclesiastici oltranzisti che non accettavano che egli desse la sua collaborazione scientifica alle commissioni governative italiane che si rivolgevano a lui per la sua competenza indiscussa.
Quanto alla domanda su come il p. Secchi visse il rapporto scienza-fede, posso dire che nella vita di p. Secchi fede e scienza non furono semplicemente compatibili, ma l’una fu stimolo per la crescita dell’altra. Col trascorrere degli anni padre Secchi maturò sempre più la convinzione che la scienza è dono di Dio, un dono che va invocato con la preghiera al fine di comprendere l’opera creatrice di Dio e glorificarne la grandezza. “Ricorriamo dunque al Signore di tutte le scienze …. e in special modo alla SS. Persona della SS. Trinità a cui è specialmente per appropriazione attribuito il rischiarare il nostro intelletto, ricorriamo a Lui perché ci illumini giacché noi non vogliamo questa intelligenza per nostra vanità ….. Perché da questa cognizione di Lui e delle sue opere noi impariamo ad amarlo e servirlo” (APUG, 2 VII. a, p.22).
Oltre all’eccezionale figura del P. Secchi, nella prima parte del libro si pone l’attenzione sulla storia del Collegio Romano e di quei religiosi e scienziati che tanto hanno contribuito allo sviluppo dell’astronomia moderna. Potrebbe brevemente segnalarci alcune di queste illustri figure?
Padre Sabino Maffeo: Nel primo capitolo che tratta della fondazione del Collegio Romano e dei numerosi gesuiti scienziati che ne uscirono, viene illustrato come, alla base della decisione di dare importanza anche all’insegnamento della matematica e delle scienze, ci fosse il motivo profondo della spiritualità di S. Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti, sintetizzato nelle parole “Cercare Dio in tutte le cose”.
Si spiega così come dal Collegio Romano uscirono due tipi di discepoli ben preparati in matematica e astronomia: un primo tipo, rappresentato da Matteo Ricci, Adam Shall, Ferdinando Verbiest e altri, i quali, inviati come missionari in Cina, si conquistarono grandissima stima presso le autorità cinesi grazie alle maggiori conoscenze scientifiche da loro possedute; stima che servì molto ad agevolare il lavoro apostolico loro e quello dei compagni gesuiti. I discepoli del secondo tipo, come Scheiner, Grimaldi, Boschovich e altri, furono quelli ai quali l’obbedienza assegnò il compito di cercare Dio in tutte le cose mediante l’insegnamento e la ricerca scientifica pura. La serie di tutti questi discepoli scienziati si chiude col padre Secchi al quale sono dedicati tutti gli altri capitoli del libro.
Il p. Secchi infatti non è solo uno dei tanti gesuiti scienziati usciti dal Collegio Romano ma è tra tutti senza dubbio il più importante, dato che a lui principalmente si deve il grande merito di aver aggiunto al vecchio ramo dell’astronomia meccanica il nuovo, fecondissimo ramo dell’astronomia fisica.
È a questo che allude il prof. Bonanno all’inizio della prefazione a questo libro, ricordando Auguste Comte, il fondatore del positivismo, in base al quale nessuno mai avrebbe potuto sapere di che cosa sono costituite le stelle, data l’impossibilità di portare un campione di materia stellare in laboratorio ed analizzarlo. Stando così le cose, l’astronomia sarebbe stata sempre e solo astromeccanica: gli astronomi cioè si sarebbero
occupati sempre e solo di misure di posizioni, colori stellari, stelle doppie, variabili ecc. oltre che del sole e del moto dei pianeti. Ebbene, fu proprio l’applicazione della spettroscopia al telescopio che smentì l’affermazione di Comte. Infatti, con la spettroscopia applicata al telescopio, campo in cui si impegnò soprattutto p. Secchi con un lavoro che egli stesso chiamò “forte, lungo e faticosissimo”, si è aperto l’altro, importantissimo ramo dell’astronomia che studia la fisica delle stelle e perciò detta “Astrofisica” o “Nuova astronomia”.
Nell’interessante presentazione del libro, l’attuale Direttore della Specola Vaticana P. Funes, S.J. pone in relazione la vita, le difficoltà e l’esempio di P. Secchi con le attuali criticità contemporanee in cui si rischia una deriva scientista ed ideologica. Come si pone la Chiesa di fronte a tali nuove sfide?
Padre Sabino Maffeo: Il fatto dell’importanza dello studio delle scienze sperimentali voluto fin dall’inizio della fondazione del Collegio Romano, l’istituzione di osservatori astronomici, meteorologici e sismici in moltissimi seminari e collegi religiosi sparsi per il mondo, l’esistenza di un osservatorio astronomico professionale voluto ancora oggi dai Papi nella stessa loro sede romana e di una Accademia Pontificia delle Scienze in Vaticano, stanno a dimostrare come la Chiesa non solo non è contro la scienza, ma, come si legge nel documento di fondazione della Specola Vaticana da parte di Leone XIII: “vogliamo che sia a tutti chiaro che la Chiesa e i suoi Pastori non si oppongono alla vera e solida scienza, sia umana sia divina, ma che l’abbracciano l’incoraggiano e la promuovono con tutto l’impegno possibile”.
Molti anni fa, a Padova, un padre gesuita dovendo preparare una commemorazione del p. Secchi, si fece prestare dalla biblioteca della città il volume di p. Secchi: “Unità della Forze fisiche”. Sulla copertina notò che un precedente lettore, riferendosi all’autore, aveva scritto: “Però, che genio! Peccato che fosse un prete!”. All’anticlericalismo di quei tempi è succeduto oggi un diffuso indifferentismo. I gesuiti della Specola Vaticana, successori del p. Secchi, si sforzano di svolgere la loro missione che è ancora quella di cercare Dio in tutte le cose, in totale dedizione alla causa di Dio e del Vangelo, nella consapevolezza che i risultati non possono essere misurati in termini concreti, ma nella certezza che Dio, nei suoi tempi e per le sue vie, sa produrre i frutti che vuole.