di padre Mario Piatti icms,
direttore del mensile Maria di Fatima
ROMA, lunedì, 10 settembre 2012 (ZENIT.org) – Nel marzo del 1987 Giovanni Paolo II ci fece il gradito dono della enciclica “Redemptoris Mater”, mirabile sintesi di mariologia, compendio della Tradizione ed espressione della viva devozione mariana che lui stesso aveva coltivato assiduamente e fedelmente, fin dalla più giovane età, e che lo accompagnò lungo l’arco di tutta la sua vita. Il documento costituì anche la “magna charta” per l’Anno Mariano 1987-1988, inserito, a pieno titolo, nella vasta preparazione ecclesiale al grande Giubileo del 2000.
“Se non è possibile – osservava il Pontefice – stabilire un preciso punto cronologico per fissare la data della nascita di Maria” è tuttavia innegabile che Maria sia apparsa “prima di Cristo sull’orizzonte della storia della salvezza… mentre si avvicinava definitivamente la «pienezza del tempo», cioè l’avvento salvifico dell’Emanuele, colei che dall’eternità era destinata ad esser sua madre esisteva già sulla terra”. (cfr. Rm 3). E, nel medesimo paragrafo, Giovanni Paolo II sottolineava come la «stella del mattino» “insieme con l’«aurora» precede il sorgere del sole, cosi Maria fin dalla sua concezione immacolata ha preceduto la venuta del Salvatore, il sorgere del «sole di giustizia» nella storia del genere umano”.
La Vergine, anticipando – non solo cronologicamente, ma anche quale strumento vivo di Grazia – la venuta di Cristo sul quadrante della storia, rivela la sua materna missione di preparare i cuori ad accogliere la Salvezza, portata dal Figlio. Come Giovanni Battista è venerato quale precursore di Cristo, nella predicazione e nel martirio, così la Madre di Dio è “abilitata” dal Cielo a disporre l’anima all’incontro con Gesù. Maria Santissima, nel dispiegarsi delle epoche e nel continuo mutare delle umane vicende, ha conservato questo specifico carattere, educando i cuori alle virtù che le sono proprie: alla bontà, alla carità, alla docilità alla pazienza, alla perseveranza. La devozione mariana ha salvaguardato la Fede nelle situazioni più drammatiche o tragiche; ha permesso di sperare sempre, anche in mezzo alle traversie della vita. Ha costituito un deposito inesauribile di autentica “cultura cristiana” e di vera e genuina umanità. Mai, come in questo difficile scenario odierno, sociale e morale, pieno di contraddizioni, abbiamo bisogno di guardare a Lei, di imparare da Lei, di lasciarci guidare da Lei, con quella confidenza che solo l’innocenza dei bimbi sa custodire.
Ella nasce, nel tempo, per aiutare chi, spesso con fatica e sotto il peso dei suoi limiti e del suo peccato, non si arrende, ma si ostina a percorre i sentieri del tempo cercando instancabilmente lo splendore della Verità. Lei, mistica aurora della Redenzione, non recede mai dall’altissimo compito di guidarci alla sorgente stessa della Luce, di illuminare i nostri passi incerti e di sostenerci sempre, impetrandoci la Grazia che ci è necessaria. Ella nasce perché, attraverso il suo generoso “sì” alla volontà di Dio, ogni uomo possa ritrovare il senso originario della vita e riprendere con fiducia la sua strada.
La Sapienza del Vangelo passa sempre attraverso i piccoli, i semplici, gli umili. Le grandi opere di Dio trovano lì le loro radici e si rinnovano costantemente non per l’orgogliosa presunzione dell’uomo, ma per la fragrante innocenza dei “poveri di Dio”. La natività di Maria ci fa assaporare la verità delle parole del Profeta: le mie vie non sono le mie vie, i miei pensieri non sono i vostri pensieri (cfr. Is 55). Il cuore di un bimbo è ricettacolo della Grazia, è un mistero di luce, di sapienza celeste, di innocenza, spesso nascosto agli occhi del mondo. Anche la presenza di Maria “… in mezzo a Israele – così discreta da passare quasi inosservata agli occhi dei contemporanei – splendeva ben palese davanti all’Eterno, il quale aveva associato questa nascosta «figlia di Sion» (Sof 3,14); (Zc 2,14) al piano salvifico comprendente tutta la storia dell’umanità” (Rm 3).
In mezzo alla nostra sovrana indifferenza e alla totale incomprensione del mondo, quali misteri accadono –ancora oggi!- nel cuore dei più piccoli, quale intreccio mirabile di soprannaturali grazie si riverbera in esso! La festa della Natività di Maria conferma la predilezione di Dio per l’universo infantile, tesoro disprezzato e calpestato dagli uomini, ma santo e prezioso agli occhi dell’Altissimo. Guai a chi scandalizza uno di questi piccoli! dice il Signore. Guai se non impieghiamo tutta la nostra forza, il nostro ardore e la nostra “passione” per difendere il cuore innocente dei bimbi dalla devastazione del nostro tempo! In essi –ancora oggi!- vive e risplende il Cielo; in essi si coglie ancora -nonostante il perverso e crescente impegno di sciupare le realtà più belle, più sante e più preziose- la verità delle parole di Gesù: ai piccoli appartiene il Paradiso, il mistero di Dio trova in loro la sua compiacenza. Quale attenzione e quale custodia dovremmo alimentare verso il cuore dei nostri bambini! Quale stupore dovremmo sentire, per il disegno che Dio va compiendo in loro e con quale responsabilità dovremmo vigilare su di esso!
Alla vigilia dell’ Anno della Fede dovremmo aiutarci a riprendere anche l’antica devozione a “Maria Bambina”: tenera, affettuosa, “famigliare”, un tempo tanto diffusa nelle nostre case. Oggi altre immagini, ben altri “idoli” sono penetrati in esse, cancellando il “sapore” di una Fede genuina e forse “ingenua”: eppure, attraverso quelle umili e modeste statuette, spesso di povera cera, ci si sentiva davvero “affidati” a Lei.