La novità è Gesù, lo sposo

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, venerdì, 7 settembre 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Nella prima lettera ai Corinti, Paolo dichiara che la nostra vera grandezza sta nell’essere servitori del mistero di Dio, realizzato in Cristo. La lettura del Vangelo procede descrivendo vari episodi della vita di Gesù: dopo la guarigione di un lebbroso, poi quella del paralitico, e la chiamata di Matteo, la pagina di oggi racconta l’obiezione sollevata da farisei e scribi, che si scandalizzano dell’apertura di Gesù verso i peccatori. Il rapporto che egli instaura con le persone è ben diverso rispetto agli usi già accreditati.

Meditazione

La novità di Gesù costituisce un passaggio formidabile rispetto al passato. Non solo rispetto alle prescrizioni dell’Antico Testamento, ma anche rispetto alla pratica suggerita dall’ultimo profeta, Giovanni Battista. I farisei e gli scribi cercano un appiglio nel modo di vivere dei discepoli del Battista, fedeli anch’essi alle pratiche legali del digiuno e delle preghiere. La risposta di Gesù fa sobbalzare il cuore. Gesù definisce la sua presenza nel mondo come la festa dello sposo che si trova insieme con gli invitati. Spesso il Vangelo ci mostra Gesù a pranzo: dopo la chiamata di Matteo, in casa di un fariseo di nome Simone, o in casa di Pietro e poi di Marta e Maria. Gesù non rinnova semplicemente la pratica religiosa con l’impostazione di nuove regole, ma la sovverte: la nuova religione fiorisce nel rapporto personale con lui e nella gioia della sua presenza, come in una festa di nozze. Arriverà certamente il tempo della tristezza, determinato dall’assenza fisica di Gesù. La nuova religione non è un rattoppo nuovo sull’antica pratica, ma è un diverso modo di relazionarsi con Dio. Un Dio che non è più distante, ma fattosi vicino nella figura dell’uomo Gesù, non esige pratiche legalistiche, ma domanda una relazione di amicizia e di familiarità. Amici dello sposo: questo sono chiamati ad essere i cristiani. Il cristianesimo in definitiva non è una “religione”, perché non si riduce a determinate pratiche legali, a particolari cerimonie, a delle regole morali, ma si esprime in un rapporto vivo con lo sposo, presente nella Chiesa; un rapporto che viene ferito nel male compiuto dai cristiani e dagli altri uomini. La gioia del cristiano è l’amicizia di Gesù. La tristezza viene dalla sua lontananza.

Preghiera

Ti prego, Signore, fa’ che io gusti attraverso l’amore quello che gusto attraverso la conoscenza. Fammi sentire attraverso l’affetto ciò che sento attraverso l’intelletto. Tutto ciò che è Tuo per condizione, fa’ che sia Tuo per amore. Attirami tutto al Tuo amore. Fai Tu, o Cristo, quello che il mio cuore non può. Tu che mi fai chiedere, concedi! (Sant’Anselmo d’Aosta).

Agire

Oggi considererò la presenza del Signore nelle circostanze della vita. La mia gioia sia determinata dalla certezza e dall’esperienza della sua presenza.

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ZENIT Staff

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