I timori dei cattolici brasiliani per la legalizzazione dell'aborto (Seconda parte)

Conversazione con il professor Paulo Fernando, vice presidente del Movimento Pro-Vita di Brasilia, e il noto predicatore padre Paulo Ricardo

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di Thácio Siqueira

BRASILIA, giovedì, 6 settembre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo di seguito la seconda parte della conversazione, organizzata da ZENIT, tra il professor Paulo Fernando Melo, vice-presidente del movimento Pró-vida e pró-família e membro del comitato di bioetica dell’arcidiocesi di Brasilia, e padre Paulo Ricardo Azevedo Junior, sacerdote dell’arcidiocesi di Cuiabá, noto predicatore, circa la forte preoccupazione della comunità cattolica del Brasile per la legalizzazione dell’aborto prevista nella bozza di riforma del Codice penale del Paese. 

Prof. Paulo Fernando: Davanti a questa cultura della morte, cosa può fare una persona per bene, un cittadino cattolico?

P. Paulo Ricardo: Dobbiamo ricordare due cose importanti. In primo luogo, che non siamo una minoranza insignificante, ma sfortunatamente una maggioranza in sordina, perché contaminata dalla mentalità anti-cristiana, e mal articolata, non organizzata. Una volta resi coscienti della situazione che viviamo, dobbiamo essere disposti ad articolarci e lavorare in modo specifico per questo tipo di politica favorevole alla vita. Dobbiamo credere che l’azione di Dio nella storia è sempre un’azione che – essendo apparentemente come quella di un piccolo Davide che lotta contro un Golia – si conclude raggiungendo la vittoria.

Quindi, esiste in noi la consapevolezza della nostra piccolezza. Anche se siamo in tanti, sappiamo che qualsiasi vittoria deve essere una vittoria di Dio che avviene solo quando noi agiamo. Chiunque lavora in questo campo, nell’evangelizzazione, nel mezzo della politica e dell’azione sociale, e lavora per le cose di Dio, ha sperimentato già che le nostre piccole azioni, sono potenziate enormemente da Dio, in modo che vengano benedette, anche se sono pochi i cristiani e i cattolici consapevoli di ciò nell’ambito della politica.

Dio ci dà la grazia. Per questo possiamo contare su di Lui. Possiamo contare sul fatto che una piccola pietruzza può causare una valanga di grandi dimensioni, che il piccolo Davide può sempre distruggere l’esercito dei Filistei.

Prof. Paulo Fernando: Lei ha detto che Dio ci chiede di lottare, non di vincere, poiché la vittoria è già nostra, in Gesù. Quale consiglio può dare alle persone che si sentono chiamate a questo, che sono preparate, che ricoprono già il ruolo di padre di famiglia, datore di lavoro, dipendente, persona impegnata nella loro comunità? Spesso manca infatti lo stimolo per fare entrare le persone per bene nel mondo della politica…

P. Paulo Ricardo: L’inizio della saggezza è il timore di Dio, dice la Sacra Scrittura. Noi dobbiamo essere pienamente consapevoli del fatto che non siamo in questo mondo per vivere una convenienza e il paradiso su questa terra. Noi siamo qui per preparare il cielo. Siamo qui per compiere la volontà di Dio che ha preparato per noi una felicità in cielo. Quindi, chi entra in questa lotta senza la fede nella salvezza data da Dio e nella speranza di raggiungerla, è una persona che ha una grande probabilità di perdere la lotta, perché il nemico ci attacca.

Il nemico – e il nostro più grande nemico è Satana, il diavolo, e non la gente – conta sul fatto che noi, spaventati, viviamo un cristianesimo borghese, comodo, dove sì faccio la volontà di Dio, ma solo quando non mi costa molto. Dal momento che la fedeltà a Dio comincia a chiedere un prezzo, le persone rinunciano. I consigli che posso dare molto concretamente a tutti i cristiani, laici e sacerdoti, è di tenere i nostri occhi fissi su Dio, in cielo, per non lasciarci distrarre dalle lusinghe del mondo, dalla comodità su questa terra.

Noi siamo qui per lottare e sappiamo che Dio vincerà. Non c’è alcun dubbio che Dio vincerà. L’unica domanda è: da che parte staremo quando Dio vincerà? Da che parte staremo quando Egli proclamerà la sua vittoria. Quindi dobbiamo vivere questo mondo con gli occhi fissi al cielo. Sapendo che la nostra missione è che siamo qui sulla terra, preparando il nostro cielo. Tutto ciò che ci distrae da questa realtà si traduce in un tradimento. Dobbiamo sapere che un giorno staremo davanti al trono della grazia, saremo giudicati da Dio, e noi dobbiamo essere fedeli a Lui.

Prof. Paulo Fernando: Nelle considerazioni finali, di chiusura, Lei ritiene che noi dovremmo pregare per la conversione degli abortisti? Quali dovrebbero essere le nostre intenzioni nelle preghiere per la lotta contro la cultura della morte?

P. Paulo Ricardo: Guardi, la realtà spirituale dev’essere sempre àncorata all’azione. Le due cose devono camminare insieme: pregare per la loro conversione, pregare per le famiglie, per le donne, i bambini, le persone coinvolte in crimini di aborto. Soprattutto dobbiamo tenere in mente il fatto che in Brasile stiamo vivendo in questo momento due realtà di estrema urgenza.

La prima è tutta un’azione del potere esecutivo, in cui il ministero della Salute e la segreteria per la difesa dei diritti delle donne stanno attuando una serie di procedure per facilitare l’aborto farmacologico da parte delle donne, e ci troviamo anche di fronte ad un progetto di codice penale che, se non legalizza totalmente l’aborto, mitiga notevolmente la pena per l’aborto e lo trasforma in una infrazione minore, pertanto non passibile di punizione.

Queste due realtà sono un vero colpo alla democrazia brasiliana. Noi brasiliani siamo, in maggioranza, contro la pratica infame dell’aborto e vorremmo che rimanesse tale. Il valore della vita umana è un diritto non negoziabile, è qualcosa su cui non possiamo transigere. Questa realtà deve essere difesa da noi cattolici, innanzitutto nella preghiera, nella nostra fiducia in Dio e abbandono alla Madonna, ma anche nell’azione, essendo disposti a pagare il prezzo per la nostra fedeltà al Signore.

C’è un libro scritto da un autore protestante, CS Lewis chiamato, Lettere di un diavolo al suo apprendista. In questo libro il demone più anziano insegna a quello più giovane come condurre un’anima all’inferno. E dice così: mantieni le sue preghiere – ossia della persona che vuoi portare all’inferno – molto devote e spirituali, facendo sì che egli mai si preoccupi delle malattie delle persone che sono attorno a lui, delle loro specifiche esigenze e dell’aiuto che poteva dare alle persone più bisognose.

Dobbiamo pregare, quindi, confidare in Dio, ma dobbiamo anche agire. Per quanto sia un’azione umanamente irrisoria, questa piccola azione di milioni di piccoli Davide sarà potenziata da Dio, che con la sua grazia darà la vittoria al suo popolo.

[Traduzione dal portoghese a cura di Paul De Maeyer]

[La prima parte è stata pubblicata ieri, mercoledì 5 settembre]

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ZENIT Staff

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