Crisi finanziaria e conflitto di interessi (Terza ed ultima parte)

La proposta della Dottrina sociale della Chiesa

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di Carmine Tabarro

ROMA, giovedì, 6 settembre 2012 (ZENIT.org) – La Dottrina sociale della Chiesa (DSC) – soprattutto negli interventi più recenti del magistero sociale dei pontefici (1) – ha proposto, come via per uscire dal conflitto di interessi e dalla crisi finanziaria ed economica, delle istituzioni politiche, finanziarie e monetarie che siano fondate sull’etica del bene comune, efficaci e rappresentative a livello mondiale e orientate ad uno sviluppo integralmente umano di tutte le persone e i popoli.

La DSC, quando interviene sulla questione sociale, si muove esclusivamente sul piano della sua competenza etica e religiosa.

Pertanto le analisi sulla crisi finanziaria ed economica non intendono entrare nell’agone “politico-partitico” o dare risposte specificatamente tecniche, pur non ignorandole. Il suo compito è quello di discernere (vedere-giudicare-agire) e dare delle linee di progettualità, frutto del dialogo multidisciplinare con le scienze umane entro una prospettiva teologico-morale.

Nell’analisi e nell’interpretazione degli orientamenti pratici elaborati, la DSC propone una conoscenza di tipo sapienziale-globale, quale quadro etico-culturale; su queste risultanze propone indicazioni prassiche secondo l’ispirazione cristiana.

Il recente magistero ci ha offerto una rilettura della grave crisi economica e finanziaria in cui ancora siamo immersi, individuando le tra le cause fondamentali sia quelle etiche sia quelle ideologiche (2).

La DSC mette in evidenza che se da un lato le ideologie del secolo scorso sono tramontate, ne sono nate altre che incidono negativamente sullo sviluppo integrale dell’umanità. Queste ideologie hanno dato vita all’attuale crisi economica e finanziaria internazionale, provocando diseguaglianze sul piano dello sviluppo economico sostenibile, nonché gravi problemi di giustizia sociale (tra i maggiori il conflitto di interessi). La DSC le individua nelle ideologie neoliberiste, neo-utilitariste e tecnocratiche che strumentalizzano il bene comune, affermando che quest’ultimo coincide con la massimizzazione delle utilità economiche, finanziarie e tecniche, non accorgendosi o sottostimando il rischio presente e futuro delle stesse istituzioni democratiche (3).

La DSC, per superare questo impianto ideologico e le sue prassi distorte, propone di partire da un nuovo umanesimo globale, aperto alla trascendenza, fondato sull’etica della fraternità e della solidarietà, nonché subordinando l’economia e la finanza alla politica, responsabile del bene comune (secondo la declinazione della DSC). Solo così si possono vincere le idolatrie del ‘mercatismo’ e del conflitto di interessi, aventi come unico fine l’utilitarismo spacciato per felicità, ignorando quell’etica della virtù che li dovrebbe permeare intimamente.

Per realizzare questo progetto, il magistero sociale e la Nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (cfr. nota 2), propone che la globalizzazione venga governata mediante la costituzione di un’autorità pubblica internazionale. Una prospettiva, quest’ultima, che rientra nel solco tracciato dalla Pacem in terris di Giovanni XXIII ed è riproposta con determinazione e chiarezza da Benedetto XVI nella Caritas in veritate (4).

Queste istituzioni internazionali dovrebbero avere un fondamento etico affinché, oltre ad essere democratiche, abbiano la giusta reputazione per generare fiducia.

Queste istituzioni dovrebbero essere super partes, al servizio del bene di tutti, in grado di offrire una guida efficace e, al tempo stesso, di permettere a ciascun Paese di esprimere e di perseguire il proprio bene comune, secondo il principio di sussidiarietà, nel contesto del bene comune globale. Solo generando fiducia, le istituzioni internazionali riusciranno a favorire l’esistenza di sistemi monetari e finanziari efficienti ed efficaci, ossia mercati liberi, stabili e civili, regolati da un adeguato quadro giuridico, funzionali allo sviluppo sostenibile e al progresso sociale di tutti, ispirati ai valori della carità nella verità.

*

NOTE

(1) Benedetto XVI, Caritas in veritate, nn. 57 e 67.

(2) Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale, pp. 7-19.

(3) Ivi, p. 18.

(4) Cfr. nota 1 n. 67.

[La seconda parte è stata pubblicata giovedì 30 agosto]

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ZENIT Staff

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