ROMA, martedì, 4 settembre 2012 (ZENIT.org) – «Da liceale partecipai quasi per sfida alla Scuola della Parola del cardinal Martini in Duomo: immaginavo che un vescovo non avesse molto da dire a una studentessa della mia età. Eppure le sue catechesi, il suo stile amabile di predicazione, la solidità del suo insegnamento… mi conquistarono!
Rimasi subito incantata dalla straordinaria semplicità e insieme dall’incredibile profondità delle sue lezioni. Allora si poteva ancora sedersi ai piedi della Cattedra dell’Arcivescovo e io arrivavo un paio d’ore prima proprio per stare lì, a pochi metri da questo Maestro della Fede.
Quando anni dopo, in una pausa dei miei studi, tornai a Milano e mi recai a un incontro del card. Martini in Duomo, la folla di giovani che accorrevano era aumentata a tal punto che la Diocesi allestiva degli schermi sul sagrato, per permettere a tutti di ascoltare il cardinale. Cosa significa? Che l’interesse per la Fede e un riavvicinamento a essa dipende in gran parte da come la si porge, da come se ne parla, dalla testimonianza che si offre, dallo stile e dalla capacità comunicativa dell’evangelizzatore.
Quelle prime catechesi di Martini in Duomo sono state per me l’inizio della riscoperta della fede. Quando più tardi – da studente e poi da professore di teologia – mi imbattei nella lettura dei sermoni sul Credo di sant’Agostino e di altri padri della Chiesa, colsi le stesse note caratteristiche e decisi di proporre queste letture ai miei studenti. E molti di loro rimasero incantati da questi discorsi, trovandoli estremamente attuali».