In memoria di tutte le vittime della polizia segreta sovietica

Pellegrinaggio dei poliziotti polacchi e delle loro famiglie per la cerimonia di commemorazione a Tver, in Russia

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di Don Mariusz Frukacz

CZESTOCHOWA, martedì, 4 settembre 2012 (ZENIT.org) – A Tver, in Russia, tra il 2 e il 3 settembre, si è svolto il pellegrinaggio della delegazione di polizia polacca per la cerimonia di commemorazione degli agenti di polizia, delle guardie di frontiera e del corpo di protezione delle frontiere, uccisi dalla NKVD, la polizia segreta sovietica, nel 1940. E’ la dodicesima volta che i poliziotti, insieme alle loro famiglie, svolgono questo pellegrinaggio nel paese russo.

La Santa Messa è stata celebrata nella Chiesa cattolica di Tver, dal vescovo Józef Guzdek, secondo quanto riferito dall’Ufficio Stampa dell’Ordinariato Militare in Polonia. Insieme al presule, ha concelebrato padre Roman Majewski, priore di Jasna Gora e dei cappellani della polizia.

Mons. Guzdek ha sottolineato durante la sua omelia che “i regimi totalitari del XX secolo sono nati a causa dell’allontanamento dell’uomo da Dio e dai suoi comandamenti”. Ha affermato infatti: “Nel corso della storia la gente spesso ha voluto decidere autonomamente quale comandamento seguire”.

Nella Russia sovietica, ha aggiunto poi il vescovo, “l’uomo non solo ha respinto i comandamenti di Dio, ma Dio stesso. Lo ha cacciato via, e anche brutalmente, dalla vita della nazione e dalle relazioni”.

Una prova evidente è stata la devastazione delle Chiese e il cambiamento dei templi in “musei dell’ateismo”. Sono stati chiusi i centri di vita spirituale, i monasteri e conventi, e molti rappresentanti del clero sono stati uccisi o deportati in esilio. L’allontanamento da Dio e dai suoi comandamenti ha portato quindi anche “alla violazione dei diritti umani”.

Ora, ha proseguito mons. Guzdek, “vogliamo stare sopra le tombe, accendere candele, parlare del nostro dolore e fornire un ricordo. Bisogna pregare la Misericordia di Dio per le vittime, perché solo la preghiera può asciugare le nostre lacrime”.

Il presule Ordinario militare ha anche ricordato la recente firma dell’accordo tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica dello scorso 17 agosto a Varsavia. Un avvenimento, ha detto, che “porta il cuore al futuro, alla pace e alla giustizia”. La realizzazione di questo accordo spetta “a coloro che devono adottare la verità del perdono e della riconciliazione nei propri cuori”, solo dopo “la riconciliazione sarà introdotta in tutti i livelli della vita sociale”.

Dopo la Messa, i partecipanti hanno preso parte alla cerimonia sull’edificio della lapide onorifica dell’Istituto di Medicina di Tver, dove i funzionari di NKVD hanno ucciso i militari polacchi nel 1940. La funzione è proseguita nel monastero di Ostashkov, ovvero nel luogo dove, nel biennio ‘39-‘40 fu stabilito un campo di prigionia che raccolse più di 15 mila cittadini polacchi, tra cui circa 7.000 agenti di polizia, guardie di frontiera e della protezione di frontiera Corps. La maggior parte di questi fu deportata a Tver e poi assassinata e sepolto a Mednoye.

Il monastero è un “luogo comune, un luogo dove tutti condividiamo qualcosa, dal momento che qui sono stati prigionieri non solo cattolici, ma anche ortodossi e rappresentanti di altre religioni. È importante la conoscenza della storia in modo che essa non si ripeta mai più”, ha ricordato durante la cerimonia, Arkaadij Gubanow, archimandrita priore del monastero di Ostashkov.

Il Priore ha sottolineato “che la costruzione di una cappella comune può aiutare a comprendere la sofferenza di polacchi e russi”.  “Abbiamo bisogno di essere trattati con amore – ha detto – di amarci come amici e di trattare l’altro con rispetto, solo allora inizierà la nostra storia comune”.

Il giorno dopo si è svolta la cerimonia di apertura della mostra dedicata alla memoria delle vittime inaugurata nel museo vicino al monastero Ostashkov; il pellegrinaggio si è infine concluso con la cerimonia presso il cimitero di Mednoje.

Un primo importante passo verso la riconciliazione russo-polacca era già stata la visita dei monaci di un convento nei pressi di Ostashkov, il 24 settembre 2009, a Jasna Góra, nel santuario della Madonna Nera di Czestochowa. Al momento della preghiera mariana denominata “Appello di Jasna Góra”, nella Cappella della Madonna, la delegazione della Chiesa Ortodossa Russa era guidata da Arkadij Gubanow, Priore del Monastero Ortodosso di San Nil a Stolobienskoje, zona di Twer.

I monaci ortodossi conservarono la copia dell’immagine della Madonna nel Monastero di San Nil a Stolobienskoje, il quale, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu adibito a lager sovietico in cui furono uccisi oltre 6mila soldati polacchi.

Ritornano alla mente le parole di Arkadij Gubanow, Priore del Monastero Ortodosso di San Nil, che, in quell’occasione, esortò: “In questo luogo, nel nostro monastero, dobbiamo pregare insieme, Russi e Polacchi, davanti alla Santa Icona della Madonna di Czestochowa, per chiedere la pace e pregare per tutti coloro che furono uccisi”.

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ZENIT Staff

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