"Cardinale Martini, continua a intercedere per tutti noi!"

Circa 20.000 persone riunite oggi nel Duomo di Milano per dare l’ultimo saluto all’Arcivescovo emerito della Diocesi ambrosiana. In apertura, il messaggio del Santo Padre letto dal cardinale Comastri

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di Salvatore Cernuzio

MILANO, lunedì, 3 settembre 2012 (ZENIT.org) – Una cerimonia solenne ha accompagnato il ritorno alla casa del Padre del cardinale Carlo Maria Martini, Arcivescovo emerito di Milano, scomparso venerdì 31 agosto a Gallarate.

L’intera diocesi Ambrosiana, decine di vescovi e cardinali, insieme alla Compagnia di Gesù, ai parenti e ad una vasta folla di fedeli si è raccolta, alle 16 di questo pomeriggio, nel Duomo di Milano, per partecipare alla Celebrazione delle Esequie, presieduta dal cardinale Angelo Scola, e per accompagnare con la preghiera l’ultimo viaggio del tanto amato cardinale.

Alla orazione comune si è affiancato anche Benedetto XVI che, attraverso un Messaggio, letto dal cardinale Angelo Comastri, ha espresso la sua “vicinanza, con la preghiera e l’affetto” a tutti coloro che piangono la dipartita “di questo Pastore generoso e fedele della Chiesa”.

«Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino»: questa frase, tratta dal Salmo 118, che lo stesso Martini ha scelto di porre sulla propria tomba, sintetizza l’esistenza del cardinale, come si legge nel messaggio del Pontefice.

Egli “è stato un uomo di Dio, che non solo ha studiato la Sacra Scrittura, ma l’ha amata intensamente, ne ha fatto luce della sua vita, perché tutto fosse «ad maiorem Dei gloriam»” scrive il Papa.

Proprio per questo – prosegue  – “è stato capace di insegnare ai credenti e a coloro che sono alla ricerca della verità che l’unica Parola degna di essere ascoltata, accolta e seguita è quella di Dio, perché indica a tutti il cammino della verità e dell’amore”.

Tutto ciò, ha ricordato il Santo Padre, il porporato l’ha fatto “con una grande apertura d’animo”, “non rifiutando mai l’incontro e il dialogo con tutti”, mantenendo “uno spirito di carità pastorale profonda”, che avvalorava il suo motto episcopale Pro veritate adversa diligere: “attento a tutte le situazioni, specialmente quelle più difficili, vicino, con amore, a chi era nello smarrimento, nella povertà, nella sofferenza”.

La preghiera del Pontefice è quindi che: “Il Signore accolga questo instancabile servitore del Vangelo e della Chiesa nella Gerusalemme del Cielo”.

Partendo proprio da questa intenzione, il cardinale Scola ha iniziato la sua omelia citando il passo del Vangelo di Luca: «Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me» (Lc 22, 28-29).

“La lunga vita del Cardinal Martini è specchio trasparente di questa perseveranza, anche nella prova della malattia e della morte – ha affermato – Ed ora Gesù assicura lui e noi con lui: “Io faccio con te, come il Padre ha fatto con me”. 

Il Cardinale, quindi, “non si è dileguato in un cielo remoto e inaccessibile”, ha rassicurato Scola, ma per lui “è pronto un regno come quello che il Padre ha disposto per il Figlio Suo, l’Amato”.

L’Arcivescovo di Milano ha ricordato poi la “lunga fila di credenti e non credenti” (circa 150 mila), che da sabato, apertura della camera ardente, si è resa presente nel Duomo di Milano: un segno di commossa gratitudine per questo “imponente” uomo di Chiesa.

“Il Cardinal Martini non ci ha lasciato un testamento spirituale, nel senso esplicito della parola – ha soggiunto -. La sua eredità è tutta nella sua vita e nel suo magistero”. In particolare, “assumersi fino in fondo la responsabilità di credere e di testimoniare il bene della fede a tutti” è il grande lascito del Cardinale, secondo l’Arcivescovo.

Carlo Maria Martini davvero “si struggeva per non perdere nessuno e nulla” ha ribadito. “Vivendo “eucaristicamente nella fede della risurrezione ha sempre cercato di abbracciare tutti gli uomini”, perché “radicato nella certezza incrollabile che Gesù Cristo, con la Sua morte e risurrezione, è perennemente offerto alla libertà di ognuno”.

L’omelia dell’Arcivescovo si è conclusa con un ‘elenco’ delle ricchezze spirituali del Cardinale Martini. “Competenza scritturistica; attenzione alla realtà contemporanea; disponibilità all’accoglienza di tutti; sensibilità ecumenica e al dialogo interreligioso; cura per i più bisognosi; ricerca di vie di riconciliazione per il bene della Chiesa e della società civile” sono infatti le caratteristiche che hanno reso indimenticabile il suo ministero pastorale.

A concludere la Messa esequiale, il breve discorso del cardinale Dionigi Tettamanzi che, visibilmente emozionato, ha voluto dare il suo personale saluto a colui che è stato “un punto di riferimento per interpretare le divine Scritture, leggere il tempo presente e sognare il futuro, tracciando sentieri per la missione evangelizzatrice della Chiesa”.

Facendosi voce della Chiesa di cui Martini è stato “padre, pastore, servo” per 22 anni, il cardinale Tettamanzi ha esclamato: “Noi ti abbiamo amato! Per il tuo sorriso e la tua parola, per il tuo chinarti sulle nostre fragilità e per il tuo sguardo capace di vedere lontano, per la tua fede nei giorni della gioia e in quelli del dolore, per la tua arte di ascoltare e di dare speranza a tutti! Continua a intercedere per tutti noi!”.

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ZENIT Staff

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