300 scienziati in Polonia contro il metodo "in vitro"

I ricercatori rivolgono un appello al Parlamento per introdurre un divieto legislativo sull’uso di tale procedura e per promuovere la NaProTechnologia

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di don Mariusz Frukacz

CZESTOCHOWA, lunedì, 3 settembre 2012 (ZENIT.org) – Nel settembre 2009 il Parlamento polacco aveva iniziato a lavorare su una normativa relativa alle procedure di fecondazione in vitro. Sempre nello stesso anno, 100 scienziati avevano esortato il parlamento polacco ad introdurre un divieto legislativo sull’uso di tali metodi, in quanto “drasticamente disumani”, e a promuovere invece il metodo della NaProTechnologia, garantendo un rimborso completo del Fondo Sanitario Nazionale.

Dopo tre anni, questo documento è stato già firmato da 300 scienziati. Nell’appello, secondo quanto riferito da KAI (Agenzia Cattolica di Informazione in Polonia), i ricercatori sottolineano che l’inseminazione artificialein vitro comporta la “distruzione di esseri umani non nati”. I bambini nati dal metodo in vitro, inoltre, corrono due volte di più il rischio di avere difetti alla nascita, o di essere ritardati nello sviluppo mentale e fisico rispetto ai bambini concepiti naturalmente.

I ricercatori hanno quindi proposto la NaProTechnologia come moderno metodo di diagnosi e cura della sterilità. “Essa è basata sul Modello Creighton, utile proprio a seguire il corpo della donna durante il suo ciclo naturale. In nessuna fase di questo metodo vi è la distruzione di esseri umani non nati, nè si distrugge la dignità dei coniugi e dell’essere umano concepito”, si legge nell’appello degli Scienziati.

Tale metodo, infatti – sviluppato da Thomas Hilgers nel 1991 – monitora e mantiene la salute del sistema riproduttivo femminile, basandosi principalmente su metodi naturali di pianificazione familiare, approvati dalla Chiesa cattolica, ovvero sulla capacità di riconoscere la propria fertilità da parte dei coniugi in cerca di prole. 

La NaProTechnologia, poi, secondo i firmatari del documento, è molto più efficace e meno costosa rispetto alla procedura in vitro.

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ZENIT Staff

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