Colpo di scena nel caso Rimsha Masih

Arrestato l’imam che accusava la bambina down: ha manipolato le prove

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ROMA, domenica, 2 settembre 2012 (ZENIT.org).- Colpo di scena in Pakistan, l’imam Khalid Jadoon che aveva formulato l’accusa di blasfemia contro Rimsha Masih, una bambina cristiana di 11 anni affetta da sindrome di Down, è stato arrestato dalla Polizia.

Le agenzie di tutto il mondo riportano che l’imam Khalid Jadoon è accusato di aver manipolato le prove contro Rimsha Maseeh. A rivelare il fatto è stato un testimone oculare, Hafiz Muhammad Zubair, il quale si trovava nella moschea per osservare l’Aitekaf (un periodo di ritiro in moschea).

Hafiz Muhammad Zubair ha raccontato che Ammad, il principale accusatore di Rimsha, ha consegnato le pagine bruciate con i versi del Corano all’imam della moschea Khalid Jadoon, il quale ne’ ha aggiunte altre.

Secondo Zubair, c’erano altre due fedeli presenti al momento dell’accordo tra Ammad e l’imam.

Fonti locali affermano che lo studioso Tahir Ashrafu ha chiesto al consiglio degli Ulema di stabilire quale punizione dovrà essere inflitta all’imam Khalid Jadoon.

Prima di questa notizia che dovrebbe scagionare definitivamente e liberare la piccola Rimsha Masih, erano avvenuti alcuni eventi importanti.

Riporta l’agenzia Fides, che un gruppo bipartisan di sei senatori americani (Robert Menendez, Roy Blunt, Ben Cardin, Mark Kirk, Bob Casey e Mike Johanns) ha scritto una lettera al presidente pakistano Asif Ali Zardari, chiedendo la liberazione di Rimsha Masih e un maggiore impegno per contrastare l’intolleranza religiosa in Pakistan. 

Secondo quanto riportato dall’Agenzia della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, i senatori hanno fatto notano che occorre “garantire sicurezza e un trattamento equo, secondo la legge, a tutti i cittadini pakistani, indipendentemente dalla loro religione”, ricordando che i recenti casi di discriminazione religiosa, compreso quello di Rimsha Masih, denotano “un peggioramento della situazione delle minoranze religiose nel paese. Il testo ricorda che, come nel caso di Rimsha, la legge sulla blasfemia “continua a perseguitare persone innocenti”.

“Sollecitiamo il vostro governo – hanno scritto i senatori nella lettera – a fare di più per prevenire gli abusi e le violenze commesse contro i cristiani, ahmadi, indù e altri minoranze religiose, così come verso membri della comunità musulmana”.

I politici USA hanno auspicato, che Zardari intraprenda “un serio sforzo per porre fine alla ingiusta detenzione di Rimsha.

Sempre nella giornata di sabato, Fides riporta le dichiarazioni di Paul Bhatti, consigliere del Primo Ministro per l’Armonia nazionale e presidente della All Pakistan Minorities Alliance (APMA), secondo cui “Rimsha è innocente, non ci sono prove contro di lei. Presto sarà libera”.

Bhatti, ha raccontato a Fides che la perizia operata dalla Commissione medica, che aveva definito Rimsha “minorenne e disabile mentale”, è stata confermata dagli esperti.

A seguire il caso di Rimsha l’APMA ha nominato un team di cinque avvocati musulmani, tutti di grande levatura professionale, che operano insieme all’avvocato Tahir Naveed Chaudry. Vista la palese ingiustizia, visto il procedimento legale, visto il sostegno nell’opinione pubblica, nelle istituzioni e anche dei leader musulmani, il collegio difensivo esprime “massima fiducia in un esito positivo della vicenda”.

Nel frattempo la bambina, ancora in carcere, è affidata alle cure di una guardia carceraria donna, che la cura a la accudisce con amorevolezza, ma che non può fare a meno di notarne la sofferenza: la bimba è traumatizzata, piange spesso e cerca i genitori.

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ZENIT Staff

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