Corea del Sud: una sentenza inedita a favore della vita

La Chiesa ha accolto con cautela la decisione della Corte Costituzionale

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ROMA, martedì, 28 agosto 2012 (ZENIT.org) – La Corte Costituzionale della Corea del Sud ha stabilito, in una sentenza emessa il 23 agosto scorso, che “il diritto alla vita è il più fondamentale dei diritti umani” e che il diritto della donna di disporre del proprio corpo “non può essere invocato come superiore al diritto alla vita di un feto”.

Lo ha riferito ieri l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi, Eglises d’Asie (EDA). Secondo l’agenzia, la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza “inedita” in un Paese con un elevato tasso di aborti.

A fare ricorso alla Corte Costituzionale era stata un’ostetrica accusata di avere effettuato un aborto “illegale”. Mentre la donna riteneva che il Codice penale, che prevede una pena di due anni di carcere per gli operatori sanitari che praticano aborti illegali, è in contrasto con le leggi fondamentali del Paese, la Corte ha affermato la legittimità costituzionale del Codice penale in materia.

Nelle loro sentenze – prosegue EDA – i giudici del tribunale Costituzionale hanno affermato in particolare che “il diritto alla vita è il più fondamentale dei diritti umani” e che il diritto della donna di disporre del proprio corpo non può essere invocato come superiore al diritto alla vita del feto. Anche una donna che cerca di provocare un aborto spontaneo per porre termine alla sua gravidanza viola il diritto alla vita del feto.

Criticata fortemente dalle organizzazioni femministe, la decisione è stata accolta favorevolmente dalla Chiesa Cattolica, anche se domina la cautela, secondo quanto riferisce EDA. Secondo padre Casimir Song Yul-sup, segretario delle attività pro-vita della Conferenza Episcopale della Corea del Sud, “essendo la dignità umana fondata sul rispetto per la vita”, i giudici non potevano decidere diversamente.

A preoccupare la Chiesa è la definizione dell’inizio della vita usata dalla Corte costituzionale, che giustifica la manipolazione di embrioni creati in vitro: inizierebbe con l’annidamento dell’ovulo fecondato nell’utero della donna. Per la Chiesa invece, la vita inizia dal momento della fecondazione dell’ovulo da uno spermatozoo.

Anche se la posizione della Chiesa riguardo all’aborto rimane nella Corea del Sud “relativamente marginale” – scrive EDA – il tema è sempre più presente nel dibattito pubblico, a causa della preoccupazione per il rapido invecchiamento della popolazione, frutto del calo delle nascite.

Dai dati ufficiali emerge che nel 2010 sono stati effettuati 169.000 aborti nel Paese asiatico, ma secondo la Chiesa la cifra reale è molto più elevata, ovvero fino ad 1,5 milioni.

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ZENIT Staff

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