di Daniele Trenca
ROMA, sabato, 25 agosto 2012 (ZENIT.org).- Ogni estate migliaia di persone decidono di intraprendere un pellegrinaggio. C’è chi lo fa per fede, chi per curiosità e chi, pur dichiarandosi ateo, perché cerca qualcosa di più profondo. Tra le mete più percorse il Cammino di Santiago merita un posto d’onore. Il film “The Way”, uscito in Italia a giugno di quest’anno, illustra il pellegrinaggio verso Santiago di Compostela che ogni anno è intrapreso da circa 200 mila pellegrini provenienti da tutto il mondo.
La pellicola racconta la storia di Tom, oculista californiano troppo distratto dal lavoro, e del figlio Daniel, giovane desideroso di conoscere il mondo, con cui condivide un rapporto spesso burrascoso. La vita di Tom cambia nel momento in cui viene a conoscenza della morte di Daniel, avvenuta a causa di una tempesta sui Pirenei, all’inizio del Cammino verso Santiago. Arrivato in Francia, a St. Pied de Port, per recuperare la salma, Tom decide di intraprendere il Cammino e percorrere a piedi i 790 chilometri che lo separano da Santiago, portando con sè anche le ceneri del figlio. Chiuso nel dolore e nella solitudine, Tom inizia un vero e proprio “cammino” di discesa all’interno di se stesso e scopre nell’incontro con altri pellegrini la gratitudine e la riconoscenza. La storia illustra tutto ciò che circonda il pellegrinaggio: si dipana tra ostelli, pietanze tipiche, ma anche avventure e incontri casuali, come quello con i gitani di Burgos.
Il regista Emilio Estévez ha definito il film un remake de “Il Mago di Oz”. Joost l’olandese è il leone codardo, Jack scrittore irlandese è lo spaventapasseri e la canadese Sarah è l’omino di latta. Ognuno intraprende il Cammino per una propria ragione e mai per caso. Questo pellegrinaggio rappresenta un viaggio spirituale quanto fisico. Una vera discesa nel proprio essere, oltre che un viaggio faticoso. Scoprire se stessi, conoscendo il proprio cuore e avendo così gratitudine verso le persone e quanto ci circonda. E’ quello che sperimentano i quattro protagonisti lungo il Cammino, imparando a stare insieme, pur conoscendosi appena.
Il set del film è il Cammino stesso, in Galizia, nel nord della Spagna. E’ stato girato nel 2009 utilizzando la luce naturale, che rende tutto più reale. L’itinerario, insieme a Roma e Gerusalemme, è considerato una delle tre mete storiche di pellegrinaggio. Un luogo reso famoso per la tomba dell’apostolo San Giacomo, che fermò l’invasione dei mori nel Medioevo.
Ogni anno i pellegrini che raggiungono Santiago sono per la maggior parte spagnoli, seguiti da italiani e tedeschi. Per ottenere la “Compostela”, il documento religioso che certifica il pellegrinaggio, bisogna percorrere almeno 100 chilometri a piedi, o 200 se il percorso è fatto in bicicletta. Ad attestare i chilometri percorsi c’è la “credenziale” che riporta tutti i timbri degli ostelli in cui il pellegrino ha soggiornato lungo il Cammino.
Per la famiglia Estévez, il film rappresenta un ritorno al passato. Martin Sheen (che nel film interpreta Tom) è il padre del regista Emilio Estévez. Nel 1914 il padre di Martin emigra dalla Galizia in direzione di Cuba. Sheen ripercorre così a ritroso il viaggio intrapreso dal padre, avvicinandosi ai luoghi delle sue origini.
Un film che fa venire voglia di percorre questo viaggio, dichiarato nel 1987 dal Consiglio d’Europa “itinerario culturale europeo”. Buen Camino a tutti!