RIMINI, domenica, 12 agosto 2012 (ZENIT.org) – Saranno otto quest’anno le esposizioni allestite nei padiglioni della Fiera (8500 mq), oltre alla mostra presso i Musei Comunali dal titolo “Gli Angeli della Pietà”. Anche in questa XXXIII edizione le mostre si confermano fulcro del programma culturale del Meeting e tante di queste arrivano dall’estero: Francia, Russia, America Latina, Albania, Giappone e Irlanda.
Un team di professori e studenti universitari hanno lavorato insieme per realizzare la mostra L’imprevedibile istante. Giovani per la crescita, curata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, in collaborazione con il Tg1 e che sarà visitata domenica 19 agosto dal Presidente del Consiglio Mario Monti.
Video, testimonianze di giovani, esempi virtuosi (nell’ambito della scuola, dell’università e del mondo del lavoro) racconteranno un modo nuovo di affrontare i problemi e le difficoltà presenti in questi contesti, scoprendo le opportunità che si celano dietro anche alle circostanze più difficili, documentando una nuova modalità di affrontarli. La mostra indicherà che è ora di liberare la creatività, i desideri e lo spirito di iniziativa, per fare di queste energie diffuse il motore di un nuovo sviluppo e di un equilibrio sociale più giusto.
Dal lavoro della professoressa russa Tat’jana Kasatkina, direttore del dipartimento di Teoria della Letteratura presso l’Istituto della Letteratura mondiale dell’Accademia delle Scienze russa – con alcuni docenti e studenti di varie università russe e italiane, è nata la mostra È Cristo che vive in te. Dostoevskij. L’immagine del mondo e dell’uomo: l’icona e il quadro (Piazza B5).
Il commento dei testi dello scrittore russo da parte della professoressa Kasatkina svelerà un Dostoevskij mai visto, conoscendo il suo metodo creativo, attraverso le immagini e in particolare le icone russe e la pittura sacra cattolica,che nelle sue opere non si escludono a vicenda, ma sono elementi complementari di un’unica cultura cristiana. Dietro ai testi di Dostoevskij c’è un mondo fatto di immagini e la mostra accompagnerà i visitatori alla conoscenza di esse.
Esempi di uomini, che, a partire dal loro rapporto con l’infinito, hanno contribuito a costruire cattedrali, saranno riportati nella mostra Ad Usum Fabricae. L’infinito plasma l’opera: la costruzione del Duomo di Milano (PAD. C1), promossa dalla Compagnia delle Opere, a cura di Marco Barbone, Mariella Carlotti, Martina Saltamacchia e con il patrocinio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano.
Si partirà dalla cattedrale, mettendo in luce il rapporto con il popolo, documentando, dunque, il legame con chi l’ha costruita, attraverso le cospicue donazioni. Fin dall’inizio dei lavori, ci fu una straordinaria partecipazione di migliaia di cittadini di ogni mestiere e classe sociale che si accalcavano davanti all’altare maggiore per portare quello che avevano: una moneta, un diadema, una formaggetta. Si parlerà, inoltre, del rapporto tra la cattedrale e la città, per dimostrare come il cantiere abbia inciso profondamente sull’economia di Milano.
Dall’America Latina arriverà l’esposizione Utopie e significato: due bandiere dell’Indipendenza dell’America ispanica. 1808– 1824 (Piazza A1 e.on). A tema la storia del popolo ispanoamericano e il suo percorso di indipendenza. Ne emergerà, da un lato, l’autenticità dell’avventura umana, come impeto di un cuore che desidera una novità capace di cambiare il mondo, dall’altro, come l’impatto con la realtà porti ad una forte criticità, svelando il limite del desiderio di libertà, con il rischio di soccombere alla disperazione o al potere. Attraverso le figure dei comandanti del processo di indipendenza e le storie del popolo, una riflessione per capire qual è il vero motore del cambiamento.
Di libertà si parlerà anche nella mostra dal titolo Albania, Atleta Christi. Alle radici della libertà di un popolo (Piazza C5 Eden Viaggi). Attraverso grandi figure come quella di Giorgio Castriota Scanderbeg – l’athleta Christi che fermò l’avanzata ottomana verso l’Europa –, Madre Teresa di Calcutta o l’opera degli ordini religiosi cattolici, la mostra racconterà dell’indipendenza albanese, di cui ricorre quest’anno il centenario, con una riflessione sul presente e sul vuoto identitario che vive il Paese ai giorni nostri.
C’è un valore profondo che accomuna ogni uomo? Basta curare la malattia o è più umano considerare la persona nella sua interezza? Sono le domande a cui risponderà la mostra scientifica di quest’anno situata nella Piazza A1 e.on – curata dall’Associazione Euresis e Fondazione Jérôme Lejeune e in collaborazione con l’Associazione Medicina e Persona e con il Centro Culturale Crossroads – e dal titolo: Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi? Genetica e natura umana nello sguardo di Jérôme Lejeune.
A tema la vita e l’opera del fondatore della genetica clinica, il cui processo diocesano per la causa di beatificazione verrà concluso l’11 aprile 2012, presso la cattedrale di Notre Dame di Parigi. Grazie all’apporto della Fondazione Lejeune e di un gruppo di genetisti internazionali, si racconta di Lejeune, dalla sua formazione alle scoperte scientifiche e della sua lotta in favore della vita.
La mostra proseguirà con una sezione sugli enormi progressi della genetica – spesso utilizzati più per selezionare, che per curare la persona – e sulla domanda se sia possibile che il nostro destino sia scritto nei nostri geni. Tra gli oggetti esposti: il microscopio di Lejeune, il suo fonendoscopio e una copia del diario tradotto in italiano.
Il giornalista e critico musicale irlandese John Waters e la sua passione per il rock saranno il motore della mostra Tre accordi e il desiderio di verità. Rock’n roll come ricerca dell’infinito (Piazza C5 Eden Viaggi). Ma si conciliano il rock e il desiderio infinito? Lo scopo della mostra è proprio quello di mostrare diversamente da quanto si pensa comunemente, il rock è un mezzo che spesso riesce a trasmettere il senso più fondamentale dell’umano desiderio dall’artista all’ascoltatore, nonostante una cultura e un’industria discografica il più delle volte ostili.
Si cercherà di tracciare questo viaggio dalle origini blues e gospel, fino ad arrivare a professionisti quali i Coldplay, gli U2 e i Mumford & Sons, che aderiscono a questo impulso originale senza cercare di attirare l’attenzione su ciò che stanno facendo.
Il Koyasan. La montagna sacra del Buddhismo Shingon Mikkyo che don Giussani ha tanto amato (PAD. A2). La mostra nasce dall’incontro e dall’inaspettata amicizia sorta 25 anni fa, nel 1987, fra don Giussani, in visita in Giappone, e Shōdō Habukawa, monaco buddhista del Monte Koya, centro di spiritualità buddhista shingon tra i più importanti in Giappone.
La mostra intende documentare − con la vita, la religiosità e l’arte − l’esperienza dell’io nel rapporto col Mistero che fa tutte le cose, come è vissuta dai monaci buddhisti del Monte Koya.
Per maggiori informazioni:
Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli
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