Tracce dell'evangelista Giovanni a Roma

La chiesa di San Giovanni a Porta Latina

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di Paolo Lorizzo

ROMA, sabato, 4 agosto 2012 (ZENIT.org) – La bellezza della Roma antica spesso è esaltata da una cornice ambientale di grande suggestione. Il fascino dei monumenti viene cosi esaltato da un’atmosfera che aiuta a tornare con la mente indietro nel tempo, quasi a poter vivere quelle sensazioni che fanno parte soltanto del nostro immaginario.

La zona del suburbio in particolare ha spesso mantenuto un contesto inalterato per secoli. Mentre il centro storico ha subito modificazioni radicali con sovrapposizioni stratigrafiche e una forte urbanizzazione, l’area suburbana si presenta in molti tratti con caratteristiche quasi inalterate da diversi secoli.

La chiesa di San Giovanni a Porta Latina è uno di questi scorci. Proprio qui, secondo Tertulliano, nel II secolo l’evangelista Giovanni subì il cruento martirio di venire immerso in un contenitore colmo di olio bollente ma di uscirne miracolosamente illeso.

E’ fin dal pontificato di Papa Gelasio (492-496) che ci sono tracce di un edifico di culto, ma è solo a partire dal VII secolo che si diffondono notizie circa la celebrazione della festa in onore dell’evangelista. L’origine della chiesa è testimoniata dal ritrovamento di alcuni bolli impressi su tegole e mattoni dell’epoca di Teodorico (495-526), uno dei quali è ancora conservato impresso in una tegola riutilizzata come leggio nell’ambone dell’edificio (è il luogo sopraelevato dove avvengono le letture liturgiche).

Come quasi tutte le chiese medievali di Roma (sono rari i casi in cui si conservano edifici cristiani che presentano tracce tangibili di quest’epoca) l’edificio ha subito numerosi restauri e rifacimenti, uno dei quali, avvenuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, ne ha alterato il contesto originario. Venne parzialmente ripristinato negli anni 1940/41 ad opera dei Padri Rosminiani che possiedono un Collegio Missionario dal 1938 situato in un edificio attiguo alla chiesa.

All’ombra di un cedro centenario, situato di fronte al vestibolo della chiesa, vi è un magnifico pozzo dell’epoca di papa Adriano I, datato all’VIII secolo e decorato da un motivo a racemi e da un’iscrizione più recente riportante la formula battesimale. Il vestibolo d’ingresso è formato da cinque archi sorretti da quattro colonne marmoree di riuso ed introduce, attraverso un ingresso di semplice fattura, alla navata centrale circondata su due lati da due piccole navate, divise da due file di cinque colonne di epoca romana.

All’estremità della navata centrale si nota un presbiterio con abside semicircolare, la cui peculiarità è quella di essere decorato da tre finestre chiuse da rispettive lastre di onice che alterano magistralmente il naturale colore dell’interno, diffondendo una luce dorata. Al centro troneggia un crocifisso di scuola altoatesina con la Madonna e S. Giovanni ai lati, mentre di fronte all’altare, circondato da riquadri pavimentali che conservano ancora tratti dell’antico rivestimento ‘cosmatesco’, è visibile il gradino del presbiterio decorato con testine e racemi.

Durante gli ultimi restauri è stata rinvenuta un’iscrizione marmorea (attualmente conservata nella predella dell’altare) riportante il titulo della chiesa: TIT. S. IOANNIS ANTE PORIAM LA [TINAM], attribuendone il culto a Giovanni.

I restauri avvenuti poco prima della seconda guerra mondiale, misero in luce un importante ciclo di affreschi di epoca medievale che fanno dell’edificio uno dei pochi esempi presenti nella capitale al pari della chiesa di S. Urbano alla Caffarella.

Uscendo dall’edificio e godendo del magnifico giardino circostante, si notano altri due piccoli gioielli che vale la pena di osservare: il campanile ed il tempietto. Il campanile è scandito da cinque piani, l’ultimo dei quali è decorato da eleganti trifore dominante il parco sottostante, la cui forma ed impostazione ne tradisce l’originale fase medievale.

Poco distante, nei pressi della Porta Latina, è visibile il cosiddetto ‘tempietto di San Giovanni Oleo’, la cui tradizione riferisce che proprio in questo punto Giovanni venne martirizzato con l’olio bollente. Il piccolo edificio venne costruito nel 1509 probabilmente su progetto del Bramante, con pianta ottagonale e copertura a ‘padiglione’. L’attuale aspetto è frutto di continui restauri e rifacimenti testimoniati da una lapide marmorea attualmente situata al suo interno.

Il contesto archeologico e storico-artistico di Porta Latina di cui la chiesa di San Giovanni ne fa pienamente parte, rappresenta ancora, seppur con qualche lecita licenza moderna, uno di quegli angoli incontaminati che possiamo ancora godere per ritemprare il corpo e soprattutto lo spirito.

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ZENIT Staff

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