di Antonio Gaspari
ROMA, sabato, 21 aprile 2012 (ZENIT.org).- C’è un teologo domenicano che è contento di essere ortodosso, fedele alla teologia di San Tommaso d’Aquino, di grande esperienza, e incredibilmente moderno.
Si chiama padre Giovanni Cavalcoli docente di metafisica nello Studio Filosofico Domenicano di Bologna, docente emerito di teologia sistematica nella Facoltà Teologica di Bologna. Officiale della Segreteria di Stato dal 1982 al 1990, e Accademico pontificio dal 1992.
Per far conoscere la tanta ricchezza spirituale e teologica id padre Cavalcoli, Francesca Pannuti lo ha intervistato. Ne è uscito fuori un libro “Un teologo domenicano oggi. Dialogo fra Padre Giovanni Cavalcoli e Francesca Pannuti” edito da IF PRESS.
Per saperne di più ZENIT ha intervistato Francesca Pannuti.
Chi è padre Giovanni Cavalcoli?
Francesca Pannuti: Innanzitutto è un frate domenicano innamorato di Cristo, della Chiesa, della Verità e del suo Ordine. Detto questo, possiamo parlare della sua intensa attività di insegnante, sacerdote, predicatore, uomo con grande esperienza ecclesiale, scrittore, già però consapevoli delle motivazioni di fondo che lo hanno spinto ad un’attività così intensa e nota. Enfant prodige nell’arte del disegno, dopo una crisi interiore in età adolescenziale, ha rivolto tutte le sue energie interiori, per il resto della sua vita, all’approfondimento della verità, quasi a contemplare là, nel suo Modello, quella Verità che poi avrebbe instancabilmente cercato di “dipingere” nelle anime.
Così dopo la Laurea in filosofia all’Università di Bologna nel 1970, entrò nell’Ordine domenicano nel 1971, e divenne sacerdote nel 1976. Avendo conseguito il Dottorato in teologia all’Angelicum di Roma, iniziò l’insegnamento presso lo Studio Teologico Accademico Bolognese nel 1979. Attualmente è docente di metafisica nello Studio Filosofico Domenicano di Bologna e docente emerito di teologia sistematica nella Facoltà Teologica di Bologna. Fu Officiale della Segreteria di Stato dal 1982 al 1990, ed ora è Accademico pontificio.
Studioso del pensiero di S. Tommaso d’Aquino e del Maritain dal 1960, è molto attivo nel dibattito ecclesiale attuale attraverso la partecipazione a numerosi convegni e la pubblicazione di numerosi volumi ed articoli di teologia e spiritualità. I suoi interessi principali sono la metafisica, la teologia dogmatica e quella spirituale. Tutto ciò lo ha reso degno di assumersi il gravoso compito di vicepostulatore della Causa di Beatificazione di P. Tomas Tyn (1950-1990), un teologo cecoslovacco col quale visse in comunità a Bologna. Il grande pubblico lo conosce da 17 anni come dotto insegnante in un corso per catechisti a Radio Maria.
Perché la vicenda umana, intellettuale e spirituale di un padre domenicano può essere oggetto di un libro?
Francesca Pannuti: Per p. Cavalcoli e per me questo libro è stata l’occasione per proporre una testimonianza significativa rivolta anche al grande pubblico. La sua grande esperienza ecclesiale, i suoi studi costanti, onesti e approfonditi, unitamente all’amore per la Chiesa e il suo Ordine ci danno la garanzia di proporre valutazioni molto serie. Ciò mi pare prezioso al fine di fare ascoltare una voce attendibile in un clima culturale in cui spesso regnano l’improvvisazione e la proterva superficialità a danno della Chiesa e della Fede. Inoltre la vasta conoscenza della tradizione e spiritualità domenicane ci ha fornito il materiale indispensabile per mostrare la freschezza di tale ideale, ancora così attuale oggi.
Quali sono gli argomenti di attualità su cui Padre Cavalcoli apporta un contributo originale e illuminante?
Francesca Pannuti: Credo che il tema più urgente riguardo al quale la voce del Padre si alza spesso sia proprio quello della modernità, così frainteso oggi e manipolato da più parti. Per poter vivere i nostri tempi così difficili in modo corretto non occorre procedere ad una condanna della totalità del moderno con mentalità retriva, né sarebbe produttivo cancellare dalla memoria il passato, bensì piuttosto diventa compito improrogabile guardare in modo realistico tanto gli errori quanto i lati positivi della modernità alla luce del Magistero della Chiesa, con particolare riferimento agli insegnamenti del Concilio Vaticano II, per poter così prendere il bene e correggere il male.
Questo procedimento non è possibile se non facendo tesoro del patrimonio culturale ricco di positività, ricevuto dal passato, affinché il vero scoperto ed accolto possa essere germe di nuovi approfondimenti nel presente. Se quindi P. Cavalcoli ritiene che gli errori vadano denunciati alla luce della verità e del Vangelo oggi con inusitato coraggio, non perde la fiducia che possano ancora rifiorire, grazie alla forza dello Spirito santo e del nostro impegno, una filosofia più autentica, una teologia più corretta, un spiritualità più intensa.
Per questo anche il suo Ordine, depositario di un carisma pluricentenario per nulla estinto, ha nel suo patrimonio spirituale e culturale le forze per poter dare nuovo impulso alla Chiesa proprio con il suo amore per la Verità. Così pure l’impegno di P. Cavalcoli, profuso anche negli studi sulla mistica, risulta di grande utilità in una cultura che cerca rinnovata profondità interiore, spesso però all’interno di ambienti settari capaci di battere solo sentieri illusori e disumanizzanti.
In che modo gli insegnamenti di San Tommaso d’Aquino possono tornare di attualità?
Francesca Pannuti: L’attività di vicepostulatore della Causa di Beatificazione di P. Tyn ha portato P. Cavalcoli ad incrementare il suo già intenso lavoro di diffusione di vari aspetti del tomismo autentico, ora con l’ausilio del lucido e fedele insegnamento di P. Tomas. Attraverso questo (riedizioni di libri del Servo di Dio, testi divulgativi sul suo pensiero, trascrizioni di lezioni sul sito www.arpato.org ) è giunto al grande pubblico il messaggio chiaro che il rinnovamento della filosofia e della teologia oggi non può passare se non attraverso il recupero della ragione nella totale ampiezza delle sue possibilità, come le ha bene prospettate san Tommaso, insieme ai suoi autentici interpreti (tra cui vi è certo P. Tyn), affinché la bellezza della fede possa brillare nella sua vera luce, una volta spogliata da tutti gli equivoci di cui è vittima a causa di deviazioni teologiche oggi tanto diffuse.
Ma è proprio accettando di fare questo lavoro di chiarificazione sulla base dell’autentica teologia che oggi si può tornare a dare ai dotti e ai semplici fedeli, di cui dobbiamo difendere l’innocenza, la speranza di una vita spirituale più piena, luminosa, profonda, così come il Dottore angelico ha prospettato.
Quali secondo padre Cavalcoli i contributi positivi che il Concilio Vaticano II ha dato alla Chiesa ed al mondo?
Francesca Pannuti: In un periodo come questo in cui il Concilio Vaticano II è attaccato da diverse parti, ho trovato particolarmente prezioso il richiamo del Padre al fatto che il Concilio Vaticano II con le sue posizioni di carattere dottrinale ha contribuito al progresso della Chiesa «nella conoscenza della Parola di Dio gettando nuova luce nelle tenebre di questo mondo. Il Concilio, col raccomandare il pensiero di S. Tommaso d’Aquino, ha dato chiaramente nuovo impulso alla metafisica nei tempi moderni.
Sta a noi recepire correttamente il suo messaggio senza falsificazioni moderniste, ma in piena fedeltà all’interpretazione che del Concilio dà lo stesso Magistero da cinquant’anni a questa parte». E sono stata veramente lieta di ritrovare nelle parole usate da S. E. il Cardinale Biffi una sintesi chiarissima di ciò che P. Cavalcoli ha espresso nel libro-intervista: «Il Concilio n
on si identifica affatto col “postconcilio”: il primo va accolto con totale cordialità e deferenza da parte di chi vuol continuare a dirsi legittimamente cattolico; il secondo esige di essere analizzato e giudicato alla luce del primo» (Dodici digressioni di un italiano cardinale, Cantagalli, 2011).
Quali le ragioni che rendono questo libro interessante anche alle nuove generazioni?
Francesca Pannuti: Sono persuasa che questo lavoro sia molto utile ai giovani perché viene presentato in modo fresco, persuasivo e semplice il cammino di crescita, umano e spirituale del Padre, a partire dal suo entusiasmo per il disegno, fino a giungere alle prime scoperte di una verità ulteriore, all’indagine propria della ragione sui perché della vita, sull’essere, su Dio, per poi approdare all’irrefrenabile desiderio di trasmettere il patrimonio ricevuto, agli altri attraverso la parola, ma anche l’attenzione caritativa ai poveri, a coloro che si trovano, per usare un’espressione del cantico del Benedictus, “nelle tenebre e nell’ombra della morte”.