di Antonio D’Angiò

ROMA, sabato, 28 aprile 2012 (ZENIT.org) - Tra i “promotori” della mostra su Salvador Dalí, in corso al Complesso del Vittoriano a Roma sino al 1 Luglio 2012 vi sono, più o meno indirettamente, anche i due protagonisti, l'assistente di colore Driss e il ricco paraplegico Philippe, del film campione di incassi “Quasi amici”, pellicola alla quale si può essere introdotti anche tramite l'esauriente recensione pubblicata sul web (www.lottimista.com) da Elisabetta Pittino qualche settimana addietro.

Entrambi i protagonisti, infatti, si trovano di fronte due capolavori del Maestro catalano: gli “orologi molli”, come l'esuberante Driss richiama “Persistenza della memoria” (citazione che gli varrà comunque una assunzione lavorativa) e “Ma Femme Nue Regardant son Propre Corps” che fa dire all'immobile Philippe: “…aspetto che quella donna di spalle si volti e si diriga verso di me”, a simboleggiare la nostalgia per l'amata moglie scomparsa.

Soprattutto, entrambi, sono protagonisti di una divertentissima scena, nella parte finale del film. Driss, nel radere la lunga barba a Philippe, trasforma il volto di quest’ultimo via via con i baffi messicani, o artistici all'insù, o in molte altre fogge, che ricordano le tante fotografie fatte a Dalí da Halsman, foto per la prima volta esposte in Italia sotto il nome di Dali's Moustache, ritenute “un'invenzione di travestimento, di genialità, di gioco e di ironia a cui partecipano in un dialogo sfavillante”.

I due capolavori sopra ricordati, invece, non sono in mostra (anche se alcuni naturalmente li ricordano) ma molto, molto altro può essere visto nella ricca esposizione d’immagini, voci, oggetti (abiti e anche la Vespa della Piaggio utilizzata da Dalí durante un suo soggiorno romano); disegni e bozzetti; opere di design (le bottiglie del liquore Rosso Antico, il divano a forma di labbra femminili); copertine di riviste, lettere e naturalmente opere pittoriche dell'artista catalano.

E’ difficile per noi dire se in questa esposizione intitolata “Dalí. Un artista un genio” possa essere più opportuno farsi condurre, nei consueti due livelli espositivi, da una competente guida (come abbiamo potuto vedere in un’affollata domenica mattina primaverile), oppure servirsi dell'ausilio di una audio guida o farsi trasportare dai propri interessi o dalle sensazioni del momento, leggendo le esaustive didascalie.

Noi vogliamo provare a segnalare qui alcuni passaggi di questa mostra, tra i tanti, che però possono offrire il senso di riflessioni importanti sulla vita.

Qualche passo più avanti delle fotografie di Halsman a Dalí, si ammirano le due opere dal titolo: “La Madonna di Port Ligat” e “Eco Geologica. La Pietà”.

Nella prima, “La Madonna di Port Ligat” è raffigurata, come in molte altre tele, la moglie Gala. L'opera, olio su tela della dimensione di 49.5 x 38.3, è stata realizzata nel 1949 e poi donata a Pio XII. Vi avviene una vera e propria fusione tra Raffaello e Piero della Francesca e il quadro è definito dallo stesso pittore della “mistica nucleare” in quanto di poco successivo all’inizio dell’era atomica.

Nella seconda opera, la Pietà, olio su tela di un perfetto metro quadrato di dimensione, del 1982, (anno della morte dell’amata moglie Gala), Dalí, più affascinato dall'opera scultorea che pittorica di Michelangelo, rappresenta l'umana sofferenza e indaga il segreto dell'immortalità.

Dal punto di vista, invece, del legame con la letteratura, è possibile seguire quanto pubblicato dal 16 settembre del 1964 al 14 aprile 1965 dalla rivista italiana “Tempo”, edita da Aldo Palazzi. Il capolavoro di Cervantes, Don Chisciotte, è pubblicato con illustrazioni di tavole a colori o in bianco e nero di Salvador Dalí in quanto, fin da giovane, Dalí è ossessionato da queste figure e, leggendo le mirabolanti avventure donchisciottesche, s’identifica col cavaliere errante, combattente in nome di giustizia e libertà.

Se dovessimo, però, individuare un punto di sintesi della mostra, lo indicheremmo nella “tavola dei pittori”, dove Dalí, in una tabella sinottica di grandi dimensioni, assegna a circa una decina di grandi artisti (Leonardo, Ingrès, Velazquez, Raffaello, Mondrian, Vermeer, a altri) dei punteggi, sulla base di alcuni elementi di valutazione, come il tratto grafico, il colore, l'ispirazione, ecc..

Andando a sommare i punteggi si può notare che lui, Dalí, si situa in ottima posizione, preceduto da Rafael (“Raffaello è un pittore con futuro, intendendo con ciò un'arte che vivrà anche nel futuro” come ben in vista su una parete dell’allestimento) e soprattutto dall'olandese Vermeer...quel Vermeer che, in un passaggio di testimone, potremo ammirare in autunno, sempre a Roma, a qualche centinaio di metri di distanza dal Vittoriano, nelle sale delle Scuderie del Quirinale.