di padre Piero Gheddo

ROMA, martedì, 24 aprile 2012 (ZENIT.org).- Visitando diocesi e parrocchie italiane fa piacere trovare segni di ripresa, non dico della fede (che solo Dio può vedere e giudicare!), ma della partecipazione popolare e delle vocazioni sacerdotali. Domenica 22 aprile scorso sono stato chiamato a La Spezia dall’amministratore diocesano mons. Giorgio Rebecchi per la “Festa della Famiglia” diocesana, che si celebra ogni anno da diversi anni.

Mattino e pomeriggio attività varie e giochi per molti bambini e ragazzi; per le famiglie, incontri sul tema della famiglia, il tutto concluso con la S.Messa celebrata dal vescovo emerito mons. Bassano Staffieri. Dalle 9,30 alle 12,30, in una grande tenda-salone nei vasti ambienti della Marina militare italiana, circa 350-400 persone hanno partecipato a tre ore di preghiera e di testimonianze sulla famiglia, dalle 10 alle 13: celebrazione solenne e cantata delle Lodi, alcuni video e le tre testimonianze sulla famiglia:

1)  Margherita,  moglie del brigadiere dei carabinieri Giuseppe Coletta, una delle 19 vittime dell’attentato terroristico di Nasiriyan in Iraq il 12 novembre 2010, ha raccontato, con la giornalista di Avvenire Lucia Bellaspiga, che fin dal terribile giorno dell’uccisione del marito, con i suoi due bambini e l’immenso dolore, ha nutrito anche il sentimento del perdono e del compiere azioni di pace, come il marito che portava aiuti alle famiglie e ai bambini iraqeni.

E’ nata così ad Avola (Siracusa) l’”Associazione Coletta Bussate e vi sarà aperto”, che promuove con vari invii l’aiuto ai bambini dell’Iraq e del Burkina Faso. Commovente il racconto del loro amore di giovani sposi e di come la fede e la preghiera aiutano Margherita e i suoi due bambini a tramandare il ricordo del papà ed a vivere nella gioia pur in una situazione difficile. Margherita e Lucia hanno pubblicato il volume “Il seme di Nasiriyan” (Ancora, 2008) che racconta anche lo sviluppo dell’Associazione intitolata a “Giuseppe Coletta il brigadiere dei bambini”.

2)   Massimo Ciocconi ha raccontato come, nell’alluvione del 25 ottobre 2011 a Brugnato (La Spezia), in una giornata ha perso la sua casa e il suo auto-salone (158 automobili). Si sono salvati, lui, la moglie e il bambino salendo fino al sottotetto della casa, invasa dall’acqua e dal fango. La figlia di 15 anni, data per morta, dopo due giorni è stata ritrovata. Quando Massimo ha incontrato la figlia le ha detto: “Ora siamo poveri. Abbiamo perso tutto, però abbiamo la vita e la fede in Gesù e la Madonna, che ci aiuteranno ad andare avanti”.

Quando Massimo e la famiglia, giorni dopo, hanno potuto rientrare nella loro casa non c’era più niente, erano rimasti solo i muri ma, stranamente e, diciamo, misteriosamente, l’immagine del Cuore di Gesù era rimasta attaccata al muro! Mostrando l’immagine Massimo ha detto: “Da quel momento ho capito che il Signore non ci avrebbe abbandonati. Volendoci bene e pregando assieme, ci siamo fatti coraggio e abbiamo ripreso a vivere con speranza e serenità”.

3) Infine, ho raccontato episodi della vita di famiglia che i miei genitori, i servi di Dio Rosetta e Giovanni, ambedue membri dell’Azione Cattolica, avevano impostato sulla fede in Dio, l’amore e la preghiera in comune, l’aiuto ai poveri e il servizio alla Chiesa. Eravamo di condizione economica medio-bassa, nella nostra famiglia c’era un profondo senso religioso, la gioia e l’amore verso tutti.

Il 26 ottobre 1934 la mamma è morta di parto con due gemellini a 32 anni. Papà non si è più risposato (“Ho voluto troppo bene a Rosetta, non potrei voler bene a un’altra donna” diceva) e noi tre  bambini siamo stati allevati dalla nonna Anna e dalla zia Adelaide, insegnante elementare. A Tronzano vercellese, papà era chiamato “il geometra dei poveri” (lavorara gratis per i poveri e la Chiesa) e “il paciere” perchè quando c’erano contrasti e liti tra famiglie chiamavano lui. Come presidente dell’Azione cattolica non  era iscritto al PNF (Partito nazionale fascista) e aiutava altri come lui a trovare un lavoro.

E’ stato mandato in guerra, anche se ne era dispensato dalla legge come vedovo con tre figli minorenni, ed è morto in Russia il 17 dicembre 1942, con un gesto eroico che ricorda San Massimiliano Kolbe. Se e quando Dio vuole, Rosetta e Giovanni diventeranno Beati, saranno una coppia di paese del tutto normale, che la Chiesa propone a modello delle famiglie cristiane.

E già oggi, come “servi di Dio”, possono essere venerati e pregati e già ottengono da Dio numerose grazie. A Vercelli la diocesi pubblica “Lettera agli Amici di Rosetta e Giovanni”, bollettino che viene inviato in omaggio a 9.371 famiglie ed a chi lo chiede (è stato definito “un ottimo strumento di pastorale familiare” dall’arcivescovo di Vercelli, mons. Enrico Masseroni).

Ho concluso dicendo che la famiglia è la cellula fondamentale della società e quando si sfasciano le famiglie, va in crisi anche la società, come purtroppo avviene in Italia. Per superare la crisi attuale dobbiamo tornare a Gesù Cristo e a famiglie secondo il cuore di Dio, che siano lievito evangelico nella società. Il secondo aspetto della diocesi di La Spezia, che mi ha interessato, è l’aumento delle vocazioni sacerdotali negli ultimi cinque anni. Il perché lo vedremo nel prossimo Blog.