Le catacombe: una comunità intera in attesa della risurrezione

Intervista al Sovrintendente archeologico delle catacombe, Fabrizio Bisconti

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di H. Sergio Mora

ROMA, sabato, 7 aprile 2012 (ZENIT.org) – Le catacombe nascono con il cristianesimo che preferisce l’inumazione alla cremazione.

Sono nate per iniziativa di Papa san Zefirino, e non sono state un rifugio nell’epoca delle persecuzioni. Nelle oltre 60 catacombe riscoperte a Roma (ci sono anche complessi catacombali ad esempio a Siracusa, in Sicilia, o sull’isola di Pianosa, nell’arcipelago toscano), si trovano simboli che erano di origine pagana, come l’icthus, il buon pastore, l’atteggiamento dell’orante ed altri, che nel cristianesimo acquisiscono un significato proprio.

Ma la grande novità è che le catacombe abbracciarono una comunità intera, nell’attesa del giorno della Resurrezione.

Questi sono solo alcuni dei particolari indicati dal professore Fabrizio Bisconti, Sovrintendente archeologico delle catacombe, della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, nell’intervista concessa a ZENIT.

Come nasce la Pontifica commissione di archeologia sacra?

Prof. Fabrizio Bisconti:La Pontificia Commissione di Archeologia Sacra è una sovraintendenza archeologica della Santa Sede che si occupa della tutela, della conservazione, della custodia di tutte le catacombe cristiane d’Italia. Questo fino al 1852, quando Giovanni Battista de Rossi, un grande archeologo romano, convinse papa Pio IX a istituire questa commissione che poi diventerà Pontificia, e che cominciò a occuparsi anche dei restauri di quelle catacombe che dal cinquecento erano state riscoperte.

Quando nascono le catacombe?

Prof. Fabrizio Bisconti:Nascono tra il secondo e il terzo secolo dopo Cristo e hanno una vita che dura fino al sacco di Alarico nel 410. Poi pian piano nel medioevo vengono obliterate e se ne perde la memoria, ma nel 1500 un grande archeologo di origine maltese, Antonio Bosio comincia a riscoprirne alcune, e pian piano se ne sono trovate circa sessanta soltanto a Roma, altrettante nel Lazio, ma anche in Sicilia, Sardegna, Puglia, Toscana. Quindi la Commissione è l’istituzione che si occupa di tutte queste catacombe.

Le catacombe quindi non sono precristiane?

Prof. Fabrizio Bisconti:Ci sono quelle ebraiche, contemporanee a quelle cristiane. Le necropoli pagane invece non sono estese come le catacombe, ma ipogei molto piccoli, mentre le catacombe sono grandi spazi che abbracciano comunità intere. La grande novità e rivoluzione del cristianesimo è quella di abbracciare tutta una comunità intera nell’attesa della Resurrezione.

Prima, ogni famiglia se poteva aveva un suo cimitero, mentre qui invece si crea una struttura, vero?

Prof. Fabrizio Bisconti:Le necropoli sono tutte fuori la cinta muraria romana. Prima esistevano dei mausolei isolati, o delle necropoli miste, dove c’erano pagani, cristiani ed ebrei. Per esempio Pietro e Paolo sono stati sepolti in necropoli pagane. Verso la fine del secondo secolo, con papa san Zefirino, (199 – 217) si istituisce la prima catacomba comunitaria della Chiesa di Roma, e il Pontefice affida questo compito a Callisto quando ancora non era pontefice ma diacono, e lo nomina il sovraintendente della catacomba, appunto di san Callisto.

Nascono con le persecuzioni?

Prof. Fabrizio Bisconti:L’idea che le catacombe sono state un rifugio al tempo delle persecuzioni dei cristiani è un mito., Ci sono state due grandi persecuzioni sotto Decimo nel 250, e sotto Valeriano nel 257. Poi ci sono altre piccole persecuzioni come quella di Nerone o Diocleziano.

Quando ci sono state le persecuzioni i cristiano hanno avuto dei grossi problemi. Non potevano nascondersi nelle catacombe perché erano dei luoghi che i pagani conoscevano e trovavano facilmente. Li avrebbero presi subiti.

Come nasce l’idea tra i cristiani di fare questi cimiteri in attesa della Resurrezione?

Prof. Fabrizio Bisconti:Ci sono motivi tecnici, e ideologici. Il motivo tecnico è che nel suburbio romano costava molto comprare un terreno. Era invece più facile ed economico trovare un piccolo spazio di terra fuori le mura. Era anche facile utilizzare al massimo questo spazio scavando cunicoli e catacombe. Per i cristiani l’inumazione era obbligatoria.

C’è poi il motivo ideologico: con l’inumazione non si tocca il corpo che rimane in attesa della Resurrezione dei morti.

Perché cimiteri comunitari?

Prof. Fabrizio Bisconti:Esiste un bel passo di un padre della Chiesa, Lattanzio, che dice non c’è motivo per il quale ci chiamiamo fratelli se non per i fatto che siamo uno uguale agli altri. I cimiteri comprendono dei loculi uno uguale all’altro, c’è il motivo della uguaglianza, mentre nella necropoli pagana uno trova la tomba di Cecilia Metella e poi l’anfora con le ceneri.

Cosa avete trovato, che tipo di arte e simboli ci sono nelle catacombe?

Prof. Fabrizio Bisconti:Ho parlato dei loculi ma ci sono anche gli arcosoli, quelli con l’archivolta, o pure dei cubicoli o camere ipogee, ci sono dipinti con un affresco adatto ad ambienti ipogei dove c’è un alto tasso di umidità, quindi non è un vero e proprio affresco, ma un mezzo affresco. Poi i sarcofagi come i pagani, ma anche sepolture scavate a terra, e il mosaico anche più raro perché più costoso. Solo di pittura nelle catacombre romane ce ne sono più di 400.

E i simboli come il pesce?

Prof. Fabrizio Bisconti:Sono simboli che provengono dalla cultura pagana, il pesce, l’àncora e il pescatore, quindi il mare. E la pecora ricorda il pastore e quindi l’ambiente bucolico. La terra e il mare, quindi un significato cosmico che il cristianesimo acquisisce poi un significato modificato. Il pesce diventerà l’icthus greco (ἰχθύς) e quindi le iniziali dell’acrostico del Cristo (Ἰησοῦς Χριστός, Θεοῦ Υἱός, Σωτήρ, cioè Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore, ndr), così come l’àncora è la fede.

Altri simboli?

Prof. Fabrizio Bisconti:Tra le immagini più ricorrenti è quella del buon pastore, simbolo pagano dell’humanitas, della filantropia, che diventa poi il protagonista della parabola della pecorella smarrita. O pure dell’atteggiamento dell’orante, della preghiera, che per i pagani era la pietas, ma per i cristiani significa quella preghiera continua di cui racconta Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi, che comincia con il battesimo e arriva fino alla risurrezione.

Si celebravano delle messe nelle catacombe?

Prof. Fabrizio Bisconti:Dei riti molto brevi e sobri, i più ricorrenti erano quelli funebri. C’erano anche le messe per i defunti, epoi le ricorrenze nella morte dei martiri e dei defunti con dei pasti, non solo l’eucaristia, ma i “refrigeria”, rinfreschi in onore dei morti.

Una sessantina di catacombe a Roma, e non possono essere aperte?

Prof. Fabrizio Bisconti:Sarebbe un disastro! Ci sono delle pitture che hanno bisogno di mantenere un loro habitat climatico, contrariamente si seccano, si rovinano. Sono cinque le catacombe aperte al pubblico, quella di Priscilla, Sebastiano, Callisto, Agnese e Domitilla. Tutte molto significative. Le altre catacombe, quelle più dipinte, più problematiche da visitare, le apriamo su richiesta, per specialisti e studiosi molto interessati.

Ci sono ancora cartacombe da scoprire?

Prof. Fabrizio Bisconti:Stiamo lavorando, abbiamo scoperto catacombe e pitture nuove. La nuova tecnica di restauro con il laser ci permette di scoprire pitture nuove dove noi vedevamo soltanto del nero, del calcare. Stiamo facendo delle grandi scoperte.

Due anni fa abbiamo scoperto le più antiche immagini degli apostoli nelle catacombe di santa Tecla, per esempio, in un soffitto dove pensavamo non ci fosse niente. Grazie all’uso del laser sono spuntate immagini di Pietro, Paolo, G
iovanni, Andrea, della fine del quarto secolo.

Come è questa arte?

Prof. Fabrizio Bisconti:E’ un arte molto sobria, molto sintetica, e forse la grande novità è che propone un arte augurale, anche catechetica che si collega alla liturgia, alle prime preghiere che noi conosciamo.

Quindi, per chi viene e Roma un appuntamento da non mancare?

Prof. Fabrizio Bisconti: Penso sia molto importante perché ci fanno capire non soltanto il cristianesimo delle persone eccellenti come dei principi degli apostoli, ma anche della grande comunità cristiana, quella del vissuto quotidiano.

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ZENIT Staff

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