di Salvatore Cernuzio
ROMA, venerdì, 6 aprile 2012 (ZENIT.org) – E’ possibile conciliare la fede con la grande arte della danza? È possibile creare coreografie dedicate alle meditazioni della via Crucis?
Probabilmente sì se si legge il libro di Tiziano Izzo, giovane teologo e insegnante di Religione nella diocesi di Milano, che, ispirandosi ad un versetto del Salmo 29 ha dato vita ad una interessante opera dal titolo Hai mutato il mio lamento in danza. Per una coreografia della Croce.
Il volume ripercorre le tappe della via crucis e ad ogni stazione è dedicata una riflessione legata al vissuto di chi opera nella danza. L’idea di base è pensare la sbarra, strumento di esercizio quotidiano per i ballerini, come se fosse la Croce di Cristo.
Pubblicato dalle edizioni Viator durante la Quaresima, il libro è stato presentato nella Chiesa di San Gottardo – la cappella del Palazzo Reale in Piazza Duomo – a Milano, lunedì 2 Aprile, in una serata dai toni raccolti alla quale hanno partecipato ballerini professionisti, studenti appassionati di danza e altri illustri ospiti.
Tra questi: il direttore del Maggiodanza Fiorentino, Francesco Ventriglia, ex primo Ballerino alla Scala, che ha aperto la serata con il video della sua coreografia “Pietas“, e il rettore della Chiesa di San Gottardo, mons. Gianfranco Bottoni, referente per la Diocesi di Milano dell’Ecumenismo e Dialogo interreligioso ed ebraico-cristiano, che ha ospitato la serata per “dare un segno nella Milano degli Artisti in quella che era una volta la loro Chiesa” come lui stesso ha dichiarato.
Da segnalare poi la testimonianza di Maria Francesca Garritano, ballerina credente e curatrice della prefazione, protagonista delle cronache di qualche tempo fa per il suo licenziamento dalla Scala di Milano a causa della pubblicazione di La verità vi prego sulla danza, libro in cui denunciava l’anoressia come patologia non contenuta tra molti giovani danzatori.
Durante l’incontro, lo spettacolo delle stazioni della Via Crucis sono state interpretate e danzate dagli allievi del Liceo coreutico di Busto Arsizio, guidati dalla dottoressa Santa Borriello dell’Accademia nazionale di danza, e lette da allievi, genitori e professionisti della danza e della cultura. Sullo sfondo apparivano, in alternanza, immagini della Croce e di ballerini in posa.
“La danza diventa, quindi, una forma di preghiera”. E’ questo ciò che vuole sottolineare il testo, facendosi “strumento valido attraverso il quale la teologia può ricominciare a dialogare con la danza ed essa può rivendicare il suo ruolo di Bellezza di un messaggio anticipatore dell’infinito” come ha affermato lo stesso autore in un’intervista a ZENIT.
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Prof. Izzo, come mai un teologo, insegnante di religione ha scelto di dedicare il suo tempo e i suoi studi ad un libro sulla danza?
Prof. Izzo: Mi porto questa idea dentro, insieme a quella di produrre un testo di Teologia della danza, da quando ho conosciuto Vito Lorusso, ballerino al Maggiodanza che mi ha insegnato che un tersicoreo deve “vendere la sua anima” a Dio piuttosto che agli “Erode” e ai “Pilato” di turno. Successivamente, essendo stato nominato docente al Liceo Coreutico di Busto Arsizio, per conquistare i ragazzi e iniziare un lavoro interdisciplinare ho voluto mostrare loro la danza nella storia delle religioni e nel giudeo-cristianesimo con particolare riferimento alla Bibbia.
Da qui è nato un testo inizialmente autoprodotto, finché un giorno la madre di una bravissima allieva è venuta a dirmi che aveva pianto e si era riconosciuta come genitore in quelle parole e vi aveva riconosciuto anche la storia della figlia. Allora ho avuto la spinta, e anche il coraggio, per scrivere un intero libro.
Un tema difficile, ma allo stesso tempo profondo e suggestivo. Ha seguito una traccia in particolare?
Prof. Izzo: Ho tentato di capire come mai il Beato Angelico, Dante e Eistain associavano la danza ad una sorta di anticipazione del paradiso. Partendo dall’ultima cena, sono arrivato alla deposizione/resurrezione usando un’analogia mai usata finora: cioè che la sbarra utilizzata ogni giorno dai ballerini fin da piccoli, si può assimilare allo strumento spirituale e teologico della Croce attraverso la quale si arriva alla maturità spirituale e umana. ….
Una bella sfida….
Prof.Izzo: Una sfida vinta. Le rispondo citando quanto scrive la s.ra Garritano nella prefazione: «Non credo proprio che Gesù si sarebbe offeso nel sentirsi paragonato, nel suo percorso verso la Croce, a un ballerino che usa tutto il suo corpo per comunicare ciò che di più profondo si porta dentro». Fondamentalmente è lo stesso rito della Via Crucis che, con quel suo spostarsi da una stazione all’altra, si struttura come una coreografia costruita per rievocare la passione di Gesù e per dar voce al suo immenso dolore.
In sostanza, quale si può definire l’obiettivo del libro?
Prof. Izzo: Realizzare una Via Crucis partendo dall’esperienza quotidiana di chi, danzando, accetta di trasformare il proprio corpo in uno strumento capace di comunicare emozioni profonde.
Tutto questo che messaggio lancia?
Prof. Izzo: Che nulla di ciò che autenticamente umano e bello è escluso dal disegno divino di diventare santi. Anche la danza deve tornare ad essere una forma di preghiera dove il ‘muoversi’ eleva la persona a Dio. Si può dire che questo libro abbia un’anima: che la danza anticipa le relazioni compiute del paradiso sulla terra!
Ha in mente altri progetti?
Prof. Izzo: Sì, mi piacerebbe scrivere la Biografia della famiglia Costa, ovvero la Storia di un padre pittore di strada ed ex carcerato che, grazie all’attrice Franca Rame e alla sua forza di volontà, mette su famiglia cambiando vita e generando dieci figli ballerini che danzano in alcuni teatri e scuole italiane e romane. È una visione originale per far capire come la passione per l’arte nasca proprio all’interno della famiglia.