La Pasqua matrice della Chiesa (Seconda parte)

Una riflessione su come l’architettura aiuti l’assemblea cristiana a vivere pienamente le celebrazioni liturgiche

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di Andrea Baciarlini *

ROMA, mercoledì, 4 aprile 2012 (ZENIT.org) – Pubblichiamo di seguito la seconda parte della riflessione sul servizio che l’Architettura rende alla celebrazioni liturgiche, in particolare quella della Pasqua.

Tale Liturgia, infatti, è il centro della vita cristiana, oltre che la celebrazione più completa e ricca di segni. Proprio per questo l’Architettura liturgica si basa soprattutto su questa esperienza rituale per la progettazione e realizzazione di spazi e percorsi. 

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Introdotti nell’Aula celebrativa, la liturgia si svolge intorno all’Ambone, dove il diacono in bianche vesti come gli angeli al sepolcro vuoto, annuncia il mistero pasquale, cantando Hæc nox est, in quā, dēstructīs vinculīs mortis, Chrīstus ab īnferīs victor ascendit.  

E proprio l’Ambone, con la sua tribuna elevata e di forma avvolgente, fa presente a tutto il popolo dei fedeli riunito che il sepolcro è vuoto e che la luce dell’Evangelo si rivolge alle tenebre per rischiararle.

Che emozione intensa e viva, visitare il complesso ambone di San Clemente a Roma, dove abbiamo tre postazioni diverse: la prima più bassa per l’Antico Testamento; la seconda più alta e separata dalla prima dai graduus (dove si cantava il Salmo graduale) e direzionata verso il presbiterio, perché soprattutto ad essi si rivolgono l’Epistole degli apostoli.

La terza infine, di tutte più elevata e ricca, con al centro del suo frontale una grossa pietra scura ad indicare il sepolcro vuoto, che si rivolge alle tenebre del Settentrione per rischiarale con la luce dell’Evangelo.

Quindi il Presidente Celebrante, dalla sua Sede nel Presbiterio elevato in Abside, come nell’Apocalisse “l’Agnello in mezzo ai vegliardi”, dà inizio alla celebrazione guidando tutto il popolo nella preghiera ed esortandolo collegialmente unito agli altri ministri attorno a lui riuniti nel seggio comune o Synthronos dove, più in basso del presidente, sono ordinatamente seduti.  

Quanto amore alla liturgia hanno avuto i costruttori di tante chiese paleocristiane e bizantine come Sant’Irene a Costantinopoli o Santa Maria in Cosmedin a Roma o il Duomo di Torcello che hanno pensato e realizzato in Abside dei presbiteri simbolicamente ricchi, capaci di accogliere tanti ministri gerarchicamente ordinati secondo le loro funzioni attorno a colui che di qui presiede tutta la celebrazione , lasciando questo luogo solamente al momento dei Riti Eucaristici all’Altare.

Ed invero, gran parte della celebrazione si svolge attorno a questi fuochi liturgici che dinamizzano così la liturgia, rendendola viva e movimentata, mai statica e teatrale.

Avanzando nella liturgia si arriva al cuore della Vigilia che è il solenne momento dell’amministrazione del sacramento del Battesimo che si da in questa notte in forma precipua e  solenne in quanto provvede nuovi figli alla chiesa rigenerandola e rinnovandola nel tempo.

Tale sacramento viene poi anche rivissuto con la rinnovazione delle promesse battesimali da tutti i fedeli che si radunano attorno al Fonte Battesimale nei pressi dell’entrata della chiesa, da dove i neofiti avanzeranno processionalmente fino all’Altare per completare ritualmente il sacramento appena ricevuto .

Quindi tutti i fedeli si radunano festanti attorno all’evento cardine della Pasqua : la venuta sacramentale del nostro Signore Gesù dentro le sacre specie eucaristiche sull’Altare,  centro di tutte le azioni liturgiche e del congregarsi stesso dei fedeli che l’Antico Messale Romano chiamava  a buona ragione circumstantes.

Per sottolineare questa intensa presenza della Spirito Santo, l’Altare stesso viene nella tradizione orientale, ma anche in quella latina più antica, visibilmente coperto da una volta materiale, il Ciborio, a rimembranza della “Tenda della Riunione” del deserto.

Infine tutta l’Assemblea dei Fedeli, ormai avvisata dal chiarore proveniente dalla Fenestrella Orientis posta in abside, che la notte volge al termine e che già splende la stella del mattino, la stella che non conosce tramonto e che porta con sé l’albeggiare dell’aurora, ebbra dello Spirito Santo, partecipa corporalmente al Sacramento Culmen et Fons della vita cristiana nelle Sacre Specie Eucaristiche.

Si rivive così, intimamente, il mistero dell’amore con l’amato divino sposo a cui anela al pari della sposa del Cantico dei Cantici e come lei, alzando lo sguardo speranzoso alla volta celeste significata dalla Cupola con decorazione siderale, può finalmente cantare: “Maranathà, vieni Signore Gesù ! Portami insieme a te, usciamo, attirami dietro a te corriamo; oh, quanto è bello amarti!” (Ct. 1,4).  

Terminata la vigilia celebrativa, si esce poi all’esterno dell’Aula liturgica, come Maria Maddalena, che nel giardino spossata dall’amore ed abbracciando i piedi di Cristo grida felice “Rabbuni”, anche lei all’interno dell’hortus conclusus del Chiostro grida felice il suo casto amore al Risorto.

Con tale grido si inaugura questo tempo nuovo della vittoria pasquale che la Chiesa celebra ed annuncia a tutto il mondo: Christus resurrexit! Christus vere resurrexit!

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Andrea Baciarlini è un architetto e professore di Storia dell’Arte di Roma. Oltre ad occuparsi di Architettura Civile, ha realizzato soprattutto numerosi progetti nel campo dell’Architettura Liturgica ed Ecclesiale. 

Tra questi, il restauro e il riadattamento liturgico, a Roma, della Cappella di San Colombano alle Grotte Vaticane, della Chiesa di S.Maria in Vallicella, di S.Maria Liberatrice, della Cappella dei Martiri Irlandesi al Pontificio Collegio Irlandese, della Casa Generalizia dei Christian Brothers of Ireland ed infine la ristrutturazione del complesso di S.Giovanni a Porta Latina.

Per molti anni è stato docente presso la Pontificia Università San Tommaso (Angelicum) e presso il Pontificio Istituto Sant’Anselmo a Roma.


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ZENIT Staff

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