di Luca Marcolivio
ROMA, sabato, 31 marzo 2012 (ZENIT.org) – Prodotto dalla Polifemo SRL e da Rai Trade, il documentario-inchiesta La notte della Sindone, cerca di chiarire, con documenti inediti, i tantissimi dubbi sulla datazione della Sindone per mezzo del carbonio 14.
Nell’intervista rilasciata a ZENIT, Francesca Saracino, regista del documentario, ha spiegato come è stato realizzato questo studio, in grado di smascherare le sleali ed antiscientifiche manovre di chi, surrettiziamente, ha preteso di collocare la datazione della Sindone ad un’epoca medioevale.
Sig.ra Saracino, come è arrivata alle conclusioni illustrate nel suo documentario?
Saracino: Sono otto anni che mi occupo della Sindone. La notte della Sindone è il terzo documentario di una trilogia: il primo fu La Sacra sindone la storia che fu distribuito dalla Mimep-Docete ed ebbe un discreto successo, con 2000 copie vendute. Il secondo documentario è una versione allungata del primo documentario con delle interviste in esclusiva, tra cui quella alla dott.ssa Barbara Frale, che aveva fatto nuove scoperte in merito. Il secondo documentario piacque molto alla redazione di TG2 Dossier che lo mandò in onda nel 2009 in una puntata speciale. Vi è poi un quarto documentario, di cui abbiamo presentato un premontato al Meeting di Rimini nel 2010, che presto andremo a terminare.
Quello appena presentato, l’ho lasciato volutamente per ultimo, poiché sapevo sarebbe stato il più complicato da realizzare. In questo terzo episodio mi occupo esclusivamente del Carbonio 14 ma in una maniera diversa da come è stato affrontato finora. Di norma si parla molto del Carbonio 14 nei documentari ma, dal mio punto di vista, non si è mai approfondito abbastanza. Quello che mi ero prefissata era addentrarmi nelle più “oscure profondità” del tema, visto che la datazione è una delle questioni più controverse sulla Sindone. Oltre a nuovi documenti inediti, siamo riusciti ad ottenere delle interviste in esclusiva da studiosi, riconosciuti a livello internazionale, che non ne rilasciavano da più di vent’anni. Così da documentario, come si prefiggeva di essere, è diventata un’inchiesta vera e propria.
Abbiamo impiegato due anni e mezzo per completare il documentario e di certo non mi aspettavo che avremmo conseguito dei risultati così importanti. Sul carbonio 14 in tutti questi anni sono state fatte tantissime ipotesi: ad esempio che il risultato possa essere stato “pilotato” per far risultare che la sindone avesse una datazione medioevale. Alla fine ci siamo accorti che tali ipotesi avevano un fondo di verità. Sono emerse una serie di problematiche che rimettono in discussione tutte le certezze sul carbonio 14. Ci sono stati anche dei soggetti “esterni” che non c’entravano nulla con la datazione, che sono intervenuti, dando un contributo negativo a quella che doveva essere un’analisi da svolgere nelle maniera più scrupolosa possibile. E questo è tutto provato da documenti inediti.
Vogliamo provare che l’analisi al carbonio 14 non è stata condotta in modo corretto. Il nostro obiettivo non è dimostrare che la Sindone sia vera o falsa: saranno le persone, vedendo il documentario a trarne da sole le conclusioni.
È vero che ci sono persone che hanno paura della verità sulla Sindone?
Saracino: Quando nel 1988 fu fatta l’analisi al carbonio 14, il relativo documentario mostra che molti studiosi erano interessati alla Sindone come oggetto, mentre altri erano interessati a una questione di prestigio personale o, quantomeno, al prestigio che avrebbe acquisito il dipartimento per cui lavoravano. Addirittura al laboratorio di Oxford sembra furono elargiti un milione di sterline, da 45 uomini d’affari, per aver dimostrato che la Sindone era un falso medioevale. È evidente che qualcosa non andava…
Ritiene che si arriverà mai ad una verità sulla Sindone? O, quantomeno, a che livello di veridicità potranno arrivare le indagini?
Saracino: È chiaro che la Sindone è un oggetto difficile da analizzare. Durante una proiezione mi è stato chiesto perché la Chiesa non fa riesaminare l’oggetto. Perfino l’inventore del radiocarbonio, Libby, quando venne a sapere che la Sindone sarebbe stata sottoposta a Carbonio 14, disse che sarebbe stata un’operazione fallimentare. Lo STURP aveva proposto una serie di 25 esami preliminari proprio per rilevare tutti i tipi di inquinanti possibili e fare la più corretta analisi possibile. Tutti questi esami preliminari – tranne il carbonio 14 – sono stati aboliti, nonostante l’allora cardinale Ratzinger li avesse sempre incoraggiati. Se oggi volessimo sottoporre la Sindone ad una nuova datazione, sarebbe necessario, prima di tutto, effettuare queste 25 analisi preliminari per scoprire gli inquinati, per poi procedere seguendo una protocollo scrupoloso. Certo è che le tante esposizioni pubbliche e il recente restauro della Sindone potrebbero in qualche modo aver alterato un eventuale nuovo risultato.
Che riscontri sta avendo il documentario sia a livello di critica che di pubblico?
Saracino: Il riscontro finora è stato molto positivo. Abbiamo tenuto una proiezione privata cui ha assistito Barry Schwortz, membro dello STURP, il team che studiò la sindone nel 1978. Il commento di Schwortz è stato molto entusiasta e ha detto che finalmente, per la prima volta dopo tanti anni era stato fatto un documentario che non aveva paura di illustrare la verità sul Carbonio 14 e sui retroscena di ciò che è avvenuto prima della datazione. Schwortz ne ha parlato in America e ci ha fatto sapere che lì c’è grande attesa per il nostro documentario. Già alcuni libri americani ne parlano.
Il documentario è stato presentato in anteprima all’interno del Roma Fiction Fest nel settembre 2011 e anche alla proiezione di mercoledì scorso all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, i riscontri sono stati entusiasti: ci è stato detto che quelle che prima erano solo ipotesi, adesso sono state verificate.
La novità del nostro documentario è che tratta il carbonio 14 come mai era stato fatto prima. Non aveva alcun senso fare un nuovo documentario sul carbonio 14 che fosse uguale agli altri: anche a livello commerciale non avrebbe affatto pagato come strategia.
Vedremo presto il documentario in televisione?
Saracino: C’è un accordo in fase di definizione con una casa distributrice. Non posso dare ancora dettagli, salvo anticipare che è uno dei più importanti distributori d’Italia e che garantirà al documentario una diffusione piuttosto capillare. Adesso il documentario sta girando molto – anche all’estero – per convegni e proiezioni private, come quella dell’UPRA.
In televisione abbiamo incontrato più ostacoli, non tanto sull’aspetto economico, quanto sui contenuti definiti “forti” da alcuni produttori che, quindi, si sono presi del tempo per decidere. Il nostro è un documentario ricco di informazioni e complesso da seguire: mandarlo in onda in seconda serata non sarebbe proprio il massimo. Puntiamo alla fascia oraria della prima serata che, però, notoriamente, è sempre molto affollata. Speriamo entro l’autunno di trovare un accordo.