Sensibilità e vicinanza solidale alle persone autistiche e alle loro famiglie

Messaggio del Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari per la 5ª Giornata Mondiale sull’Autismo

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CITTA’ DEL VATICANO, sabato, 31 marzo 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo di seguito il messaggio dell’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, per la 5ª Giornata Mondiale sull’Autismo, in programma lunedì 2 aprile.

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Appello alla sensibilità e alla vicinanza solidale
alle persone autistiche e alle loro famiglie

In occasione della 5ª Giornata Mondiale sull’Autismo la Chiesa intende esprimere la propria vicinanza a coloro che sono gravati dal peso di questa profonda sofferenza. In larga parte ancora da approfondire, i Disturbi dello Spettro Autistico costituiscono, infatti, per coloro che ne sono affetti una grave alterazione di comportamento, della comunicazione – verbale e non – e dell’integrazione sociale, intaccando diffusamente la normale evoluzione e sviluppo della personalità.

In questo movimento patologico di ripiegamento e di chiusura all’altro e al mondo esterno, la Chiesa avverte impellente il compito di porsi accanto a queste persone – bambini e giovani in particolare – e alle famiglie, se non per rompere queste barriere del silenzio, almeno per condividere nella solidarietà e nella preghiera il loro cammino di sofferenza. Anzi, tale sofferenza, a volte, acquisisce anche i tratti della frustrazione e della rassegnazione, non da ultimo a motivo degli ancora scarsi risultati terapeutici. Tali frustrazioni si avvertono in particolare nelle famiglie che, nonostante custodiscano con amorevole cura questi figli, hanno ripercussioni sulla qualità della loro stessa vita e sono rese spesso, a loro volta, chiuse in un isolamento che emargina e ferisce.

La Chiesa e tutti gli uomini di buona volontà si sentono pertanto impegnati a farsi “compagni di strada” con quanti vivono questo silenzio eloquente, che interpella la nostra sensibilità alla sofferenza altrui, sull’esempio emblematico tratteggiato nella parabola evangelica del Buon Samaritano (cfr. Lc 10,29-37). Il chinarsi sulle sofferenze altrui diventa inoltre più incisivo in questo anno, nel quale la Giornata ricorre durante la Settimana Santa, che ci avvicina alle sofferenze, alla morte e alla risurrezione del Signore Gesù Cristo.

La commozione, insieme alla preghiera, risultano spesso essere nella situazione contingente – come nel caso delle persone affette da disturbi autistici – se non l’unica, almeno una delle principali espressioni del nostro amore e della nostra solidarietà. Al riguardo, non hanno perso rilievo le parole del Beato Giovanni Paolo II: «La Chiesa, amava dire il mio venerato predecessore Paolo VI, è “un amore che cerca”. Come vorrei che vi sentiste tutti accolti e stretti da questo suo amore!»(Discorso in occasione del Giubileo della Comunità dei Disabili, 3 dicembre 2000). La Chiesa avvertequindi l’impegno a diventare effettivamente sempre più la casa del Padre dove tutti possono trovare la pienezza dell’amore divino e umano.

Il calore di questo abbraccio è evidente nella dedizione di tante tante famiglie e comunità, come di moltissimi fra operatori sanitari, educatori, professionisti e volontari, ai quali va tutta la nostra stima e gratitudine. Ciò non toglie tuttavia che, oltre a coltivare costantemente e ad esprimere questa sensibilità del cuore e la comunione nella preghiera, non debbano anche essere incentivati il mondo scientifico e le politiche sanitarie, ad intraprendere e, nel caso, ad incrementare percorsi diagnostici, terapeutici e riabilitativi che possano fare fronte ad una patologia che investe numericamente più persone di quante se ne potessero fino a pochi anni fa immaginare. Incoraggiare e sostenere, anche nel gesto solidale del mondo scolastico, del volontariato e dell’associazionismo, questi sforzi è un dovere, non da ultimo per scoprire e per fare emergere quella dignità che la disabilità – anche la più grave e devastante – non cancella e che sempre ci colma di speranza. Non quella effimera e fugace, bensì la speranza che, in qualsiasi circostanza, nutre il cuore di colui che è stato redento dalla Croce gloriosa di Cristo: «Per mezzo di Lui siamo diventati certi di Dio – di un Dio che non costituisce una lontana ‘causa prima’ del mondo, perché il suo Figlio unigenito si è fatto uomo e di Lui ciascuno può dire: “Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20)» (Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Spe salvi, n. 26).

Questo è il nostro Dio, che conosce tenerezza e usa misericordia, che ci tiene sempre sotto il Suo sguardo, perché ci ha disegnati sul palmo delle Sue mani (cfr. Is 49,16). Alle Sue amorevoli mani, per mezzo dell’intercessione di Maria, Madre della Chiesa, affidiamo la vita di tanti nostri fratelli e sorelle autistici e delle loro famiglie che, pur avvolti nel mistero del silenzio per un grave disturbo psicologico, non sono mai soli in quanto appassionatamente amati da Dio e, in Lui, dalla comunità di coloro che la fede impegna a diventare segno vivo e trasparente della presenza del Risorto nel mondo.

In occasione della Pasqua a tutti formulo l’augurio di ogni bene e gioia nel Signore Risorto. Alleluja.

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ZENIT Staff

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