di Salvatore Cernuzio

ROMA, domenica, 25 marzo 2012 (ZENIT.org) – Una “vallata” umana: così la nostra inviata Paloma Rives, descriveva, ieri pomeriggio, la folla in attesa del Santo Padre all’incontro in Plaza de la Paz.

La stessa espressione si può riutilizzare per descrivere le circa 500mila persone che hanno partecipato, questa mattina, alla Messa presieduta da Benedetto XVI nel Parco del Bicentenario a León, nella terza giornata del viaggio suo apostolico in Messico.

Nell'omelia, il Pontefice ha invitato i fedeli a resistere “alla tentazione di una fede superficiale e abitudinaria, a volte frammentaria ed incoerente”.

“Anche qui – ha detto - si deve superare la stanchezza della fede e recuperare la gioia di essere cristiani, l’essere sostenuti dalla felicità interiore di conoscere Cristo e di appartenere alla sua Chiesa”. Da questa gioia, ha aggiunto, “nascono anche le energie per servire Cristo nelle situazioni opprimenti di sofferenza umana, per mettersi a sua disposizione, senza ripiegarsi sul proprio benessere”.

Partendo dal Salmo 50 "Crea in me, Signore, un cuore puro", Benedetto XVI ha esortato la numerosa folla di fedeli a non dimenticare la “profondità” con cui bisogna prepararsi a celebrare, la prossima settimana, “il grande mistero della passione, morte e risurrezione del Signore”.

“Un cuore puro, un cuore nuovo”, infatti, ha osservato il Papa, è ciò che porta alla conversione, poiché riconoscendosi “impotente da sé stesso, si mette nelle mani di Dio per continuare a sperare nelle sue promesse”.

Come accadde al popolo d’Israele, il quale “man mano prendeva coscienza della persistenza del male e del peccato, come un potere impossibile da superare”, non ha potuto far altro “che confidare nella misericordia di Dio e nella speranza che Egli cambiasse, dal di dentro, una situazione insopportabile e senza futuro”.

“Così si aprì la strada al ricorso alla misericordia infinita del Signore, che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva” ha aggiunto il Santo Padre, ricordando che questo insegna a tutti noi oggi che “non bastano le strategie umane per salvarci”, ma “bisogna ricorrere all'unico che può dare vita in pienezza, in quanto essenza stessa e autore della vita”.

Nel commentare il Vangelo, Benedetto XVI ha sottolineato, come “questo anelito alla vita piena” si sia realizzato realmente in Cristo sulla Croce, dalla quale Egli “ha attirato tutti a sé” e per mezzo della quale ha mostrato la “gloria” del Signore e la salvezza per tutti, come “il chicco di grano caduto in terra, che, morendo, dà frutto abbondante”.

Dunque, Gesù Cristo non è “un eroe portentoso da leggenda”, ma “il vero Dio per il quale si vive, il Creatore delle persone, della vicinanza, del Cielo e della Terra” ha detto il Papa, spiegando come sia stato questo il modo in cui Nostra Signora di Guadalupe ha mostrato il suo divino Figlio a san Juan Diego.

Parlando poi della sua visita al monumento a Cristo Re, in cima al “Cubilete”, Benedetto XVI ha richiamato alla memoria il suo venerato Predecessore, il beato Papa Giovanni Paolo II, il quale “benché lo desiderasse ardentemente”, non riuscì a visitare tale “luogo emblematico della fede del popolo messicano”, nonostante i suoi cinque viaggi in questa terra.

“Sicuramente – ha affermato - oggi si rallegrerà dal cielo che il Signore mi abbia concesso la grazia di poter stare ora con voi, così come avrà benedetto i tanti milioni di messicani che hanno voluto venerare, recentemente, le sue reliquie in tutti gli angoli del Paese”.

Papa Benedetto è poi tornato a descrivere il monumento del Cristo Re, soffermandosi, in particolare, sulle corone che lo accompagnano, una da sovrano ed un'altra di spine, che non indicano una regalità intesa come “potere di sottomettere gli altri con la forza o la violenza”.

Ma un potere più grande “che conquista i cuori: l'amore di Dio che ha portato al mondo col suo sacrificio e la verità, di cui ha dato testimonianza. Questa è la sua signoria che nessuno gli potrà togliere e che nessuno deve dimenticare”.

Per questo motivo, il Papa ha ribadito che sia giusto che questo santuario sia “un luogo di pellegrinaggio, di preghiera fervente, di conversione, di riconciliazione, di ricerca della verità e accoglienza della grazia”.

Parlando poi del parco dove si è celebrata la Santa Messa, con il quale si è voluto ricordare il bicentenario della nascita della Nazione messicana, “che ha unito molte differenze, con un destino ed un’aspirazione comuni”, Benedetto XVI ha pregato Cristo affinché doni a tutti “un cuore puro, dove Egli possa abitare come Principe della pace”, in modo da “far crescere la nostra amicizia con Lui, ricevendo incoraggiamento per farlo conoscere agli altri”.

Partendo da questo presupposto, il Papa ha ricordato, infine, l’obiettivo della Misión Continental che si sta portando avanti, diocesi per diocesi: far arrivare la gioia dell’incontro con Cristo a tutti i cristiani e alle comunità ecclesiali, perché resistano alla tentazione di far affievolire la propria fede.

In questo senso, ha concluso, “l’Anno della fede, che ho convocato per tutta la Chiesa, è un invito ad un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia”.</p>