L'Annunciazione a Maria nell'arte

Un tema molto popolare nell’iconografia cristiana

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di Britta Dörre

ROMA, domenica, 25 marzo 2012 (ZENIT.org) – L’Annunciazione a Maria è uno dei temi più raffigurati dell’arte cristiana. L’evento, raccontato dall’evangelista san Luca (1,26-38), descrive l’inizio della storia della salvezza, ovvero l’Incarnazione del Figlio di Dio, il che spiega perché la scena occupa sin dall’inizio un posto di grande rilievo nell’iconografia cristiana.

Così si legge nel Vangelo di Luca: “La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, l’angelo disse: ‘Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te’. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: ‘Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio’”.

Nella tradizione iconografica, l’arcangelo Gabriele viene rappresentato di consueto a sinistra e Maria a destra, come appare per la prima volta sulla copertina d’avorio di un evangeliario (V secolo), probabilmente di origine ravennate, conservata oggi nel Museo del Duomo di Milano.

Un esempio paleocristiano della scena dell’Annunciazione è un affresco conservato nel nelle catacombe di Priscilla a Roma e datato alla prima metà del III secolo.

Già nelle prime rappresentazioni l’angelo viene raffigurato come figura antropomorfa. Maria, invece, mentre riceve l’annuncio, viene solitamente raffigurata seduta su un trono filando la porpora. Inoltre, è avvolta nel maphorion, ovvero il manto di color rosso porpora.

Nel Medioevo, la scena si sviluppa in chiavi architetturali, come si vede ad esempio nell’evangeliario dell’imperatore Ottone III (980-1002) ad Aquisgrana (Aachen/Germania): l’annuncio è ambientato infatti nella scenografia architettonica di una chiesa.

Intorno all’anno 1000 si registra inoltre il tentativo di rappresentare graficamente la conversazione tra Maria e l’angelo. Il carattere espressivo della scena viene sottolineato con gesti e sguardi. Sotto l’influenza della mistica mariana di san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) viene accentuata l’attenzione al dialogo, all’espressività e al coinvolgimento emotivo.

All’epoca dell’alto e tardo medioevo si cerca inoltre di rappresentare la mediazione tra la sfera celeste e quella terrena. Lo sfondo dorato, che simboleggia la sfera celeste, viene completato o anzi sostituito con interni molto dettagliati ed arricchiti con oggetti di uso quotidiano.

La scena dell’Annunciazione, cioè, avviene ormai in un ambiente concreto e tangibile. Durante il Rinascimento, viene completata la veduta prospettica e perfezionata la rappresentazione illusionistica, nella quale vengono poi integrati monumenti antichi.

La mediazione tra il terreno e il celeste si sviluppa attraverso un fascio di luce, normalmente orientato verso Maria o il suo orecchio. Lo Spirito Santo, sotto la forma di una colomba, si trova nel raggio della luce o sopra la testa della Vergine. Un esempio è l’Annunciazione del pittore renano Stephan Lochner (1410-1451) sull’altare dei Re Magi nel duomo di Colonia (Köln/Germania).

Nel dipinto, Maria appare come la Regina Angelorum, in posizione rialzata rispetto all’angelo, il quale tiene di solito nella mano uno scettro o un ramoscello di giglio o di ulivo e compie il gesto dell’Annunciazione.

A completare la scena è spesso un nastro con una scritta. L’espressione di Maria varia dallo spavento per l’apparizione dell’angelo che annuncia la notizia, alla sottomissione, chiudendo persino gli occhi. Quest’ultimo esempio è rappresentato nell’Annunciazione del Polittico Orsini di Simone Martini (1284-1344), conservata nel Museo Reale di Belle Arti di Anversa (Antwerpen/Belgio), dove la Vergine Annunciata è raffigurata con gli occhi abbassati.

[Traduzione dal tedesco a cura di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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