ROMA, giovedì, 22 marzo 2012 (ZENIT.org) – Il Belgio è ancora sotto choc per il dramma della morte di 22 bambini e di 6 adulti, rimasti vittime dell’incidente stradale, quando intorno lo scorso 13 marzo il loro pullman si è schiantato contro il muro di una galleria a Sierre, nel cantone svizzero del Vallese.
La tragedia, che ha colpito numerose famiglie di Lommel (nella provincia di Limburgo) e di Heverlee (nel Brabante Fiammingo), ha unito il Paese nel lutto nazionale e ha suscitato uno straordinario movimento di solidarietà. Venerdì 16 marzo tutte le scuole del Paese hanno partecipato alla preghiera per le vittime e domenica scorsa, in alcune chiese, sono state celebrate delle messe speciali.
Quando domenica prossima, 25 marzo, si svolgerà nel Paese la 3a Marcia per la Vita, ci saranno le stesse espressioni di dolore per gli innumerevoli bambini che non hanno mai visto la luce perché sono stati abortiti?
Con questa domanda, l’associazione Jeunes Pour La Vie-Jongeren Voor Het Leven (Giovani per la Vita) invita la popolazione belga – giovani ed adulti, genitori e nonni – a partecipare numerosamente alla terza edizione della Marche Pour la Vie-Mars voor het leven, che si terrà, dalle ore 14, a Bruxelles.
Partecipare è importante, sottolinea un volantino diffuso anche via internet in preparazione dell’evento, e spiega anche perché. Ogni anno, infatti, circa 20.000 bambini sono vittime dell’aborto in Belgio, vale a dire più di 50 al giorno.
Inoltre, prosegue il testo, 22 anni dopo la depenalizzazione dell’aborto nel Paese, il numero delle cosiddette “interruzioni volontarie della gravidanza” aumenta ogni anno.
Il manifesto ribadisce poi che un numero crescente di donne viene messo a confronto con il tabù che pesa sul lutto post-aborto.
Per gli organizzatori, una donna sola non dovrebbe essere vittima dell’industria dell’aborto, perché ciascuna donna ha il diritto ad un’informazione corretta sulle conseguenze fisiche e psico-affettive dell’aborto.
Le autorità e le istituzioni dovrebbero invece – conclude il testo – investire di più nell’aiuto alle donne incinte e promuovere l’adozione come soluzione alternativa all’aborto. Uccidere non è mai una soluzione, sottolinea il volantino.
Proprio in occasione della depenalizzazione dell’aborto, nell’aprile 1990, il defunto re Baldovino I (1930-1993), il cui matrimonio con Doña Fabiola de Mora y Aragón rimase senza discendenza, rinunciò alla corona, abdicando per 36 ore per ragioni di coscienza.