di Antonio Gaspari
ROMA, domenica, 18 marzo 2012 (ZENIT.org).-“Ciascuno, deve riconoscere di essere malato, per poter essere guarito; ciascuno deve confessare il proprio peccato, perché il perdono di Dio, già donato sulla Croce, possa avere effetto nel suo cuore e nella sua vita”.
Lo ha detto oggi 18 marzo, il Pontefice Benedetto XVI prima della recita dell’Angelus affacciandosi dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, rivolto ai numerosi fedeli in Piazza san Pietro.
Nella quarta domenica di Quaresima il Pontefice ha spiegato che la Quaresima è un tempo in cui “ascoltare maggiormente la voce di Dio e anche smascherare le tentazioni che parlano dentro di noi”.
Il Santo Padre ha ricordato l’episodio in cui, durante l’esodo dall’Egitto, gli ebrei furono attaccati da serpenti velenosi, e molti morirono; allora Dio comandò a Mosè di fare un serpente di bronzo e metterlo sopra un’asta: se uno veniva morso dai serpenti, guardando il serpente di bronzo, veniva guarito (cfr Nm 21,4-9).
In questo contesto biblico Il Vescovo di Roma ha spiegato la lettura del Vangelo di oggi “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,14-15). Precisando che “Anche Gesù sarà innalzato sulla Croce, perché chiunque è in pericolo di morte a causa del peccato, rivolgendosi con fede a Lui, che è morto per noi, sia salvato”.
Ha scritto a tal proposito san Giovanni “Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,17).
E sant’Agostino ha aggiunto: “Il medico, per quanto dipende da lui, viene per guarire il malato. Se uno non sta alle prescrizioni del medico, si rovina da solo. Il Salvatore è venuto nel mondo … Se tu non vuoi essere salvato da lui, ti giudicherai da te stesso”.
“Dunque, – ha sottolineato Benedetto XVI – se infinito è l’amore misericordioso di Dio, che è arrivato al punto di dare il suo unico Figlio in riscatto della nostra vita, grande è anche la nostra responsabilità”.
A questo proposito ha scritto sant’Agostino: “Dio condanna i tuoi peccati; e se anche tu li condanni, ti unisci a Dio … Quando comincia a dispiacerti ciò che hai fatto, allora cominciano le tue opere buone, perché condanni le tue opere cattive”, e ancora “le opere buone cominciano con il riconoscimento delle opere cattive”.
“A volte – ha commentato il Pontefice – l’uomo ama più le tenebre che la luce, perché è attaccato ai suoi peccati. Ma è solo aprendosi alla luce, è solo confessando sinceramente le proprie colpe a Dio, che si trova la vera pace e la vera gioia”.
“Per ricevere il perdono del Signore e intensificare il cammino di conversione – ha sostenuto il Papa – bisogna quindi accostarsi con regolarità al Sacramento della Penitenza, in particolare in Quaresima”.
Alla fine della riflessione che precede l’Angelus Benedetto XVI ha ricordato che domani 19 marzo verrà celebrata la festa solenne di san Giuseppe, e per questo “Ringrazio di cuore tutti coloro che avranno per me un ricordo nella preghiera, nel giorno del mio onomastico”.
Il Papa ha chiesto preghiere anche per il viaggio apostolico in Messico e Cuba, che inizierà venerdì prossimo.
“Affidiamolo – ha concluso – all’intercessione della Beata Vergine Maria, tanto amata e venerata in questi due Paesi che mi accingo a visitare”.