In Olanda c'è stata una sbagliata interpretazione del Concilio

Il cardinale Adrianus Johannes Simonis propone di studiare la “Lumen gentium”

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di Paola de Groot-Testoni

ROMA, lunedì, 12 marzo 2012 (ZENIT.org) – A Utrecht si trova la Paushuize, ovvero la casa dell’unico Papa olandese della storia, Adriano VI, al secolo Adriaan Floriszoon (o Florenszoon) Boeyens (1459-1523).

L’allora vescovo di Tortosa, in Spagna, fece costruire la casa nella sua città natale, con l’intento di tornarvi una volta terminato il suo mandato. Ma il Signore aveva altri piani: Adrianus nel 1517 venne nominato cardinale e, cinque anni dopo, eletto Papa.

Morirà a Roma l’anno successivo senza aver mai abitato la Paushuize. Dopo anni di incuria, l’edificio è stato affidato a Ubbo Hylkema la massima autorità olandese nel campo del restauro di dimore storiche. Dopo due anni di lavori, di ristrutturazione accurata e meticolosa, l’edificio è stato riaperto al pubblico. In occasione della cerimonia è stato invitato il Cardinale Adrianus Johannes Simonis, al quale Zenit ha rivolto alcune domande.

Eminenza Lei ha partecipato al Concilio Vaticano II?

Simonis: No, purtroppo no. Non ho partecipato al Concilio però in quel periodo ero presente a Roma, dove ho studiato dal 1959 al 1966.

Ci può comunque dire quali sono stati, secondo Lei, gli insegnamenti e le argomentazioni migliori che sono emerse da quel Concilio?

Simonis: Da quel Concilio una nota importante è sicuramente l’adattamento alla mentalità di questo tempo ma la più importante è la riflessione che ne è scaturita sul ruolo stesso della Chiesa. La Lumen gentium, per me, ne è stato il documento più importante.

La Chiesa olandese non visse serenamente il post-Concilio: ci furono polemiche sul catechismo e altre controversie. A 50 anni da quell’evento, qual è la situazione attuale?

Simonis: La situazione della Chiesa Olandese dopo il Concilio è molto difficile da descrivere. All’epoca abbiamo avuto una polarizzazione su due fazioni. Vivevamo praticamente con due chiese in una. Con una fazione che era molto radicale e voleva cambiare tutto, ma nella quale la fede era molto diminuita. Adesso questa polarizzazione è più o meno finita ma, come conseguenza, moltissimi hanno perduto la fede e hanno lasciato la Chiesa. In generale si può dire che in Olanda vige l’“indifferentismo”. Il Santo Padre, qualche settimana fa, ha detto una cosa molto giusta: ogni uomo ha un senso religioso, una tendenza a cercare Dio, al trascendente; ma in tanta gente questo senso religioso si è perduto, è entrato in coma e questo vale particolarmente per la nostra nazione.

Cosa si è sbagliato nell’interpretare il Concilio?

Simonis: Sì, è proprio vero: c’è stata una sbagliata interpretazione del Concilio. Non hanno letto i documenti ma si sono limitati ad argomentare, basandosi sul cosiddetto “spirito del Concilio”, cioè: tutto è permesso, tutto può cambiare.

Forse anche una sbagliata interpretazione del ruolo dei laici nella Chiesa?

Simonis: Sicuramente, col risultato che i laici in Olanda sono diventati più o meno dei sacerdoti e i sacerdoti si sono laicizzati.

Il Pontefice Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede e una mobilitazione per la Nuova Evangelizzazione. Cosa dovrebbe fare la Chiesa nei Paesi Bassi?

Simonis: Quello che ho sempre detto è: catechesi, catechesi, catechesi. Manca una catechesi ben fondata, ma adesso il problema è che i giovani si sono così allontanati dalla fede e dalla Chiesa che dicono non ne hanno bisogno, perchè materialmente hanno tutto. Spero, anche se è un’idea un po’ strana, che questa crisi economica, possa condurli a riflettere. Nei Paesi Bassi adesso si reagisce solo a livello emotivo, non si pensa più. Secondo me il Pontefice Benedetto XVI vuole farci riflettere. Ho appena letto un libro del Santo Padre sulla verità, sulla tolleranza e sui problemi moderni legati alla relazione con le altre religioni: il suo invito è pensare e riflettere, usare la ragione, ma in Olanda si usa solo l’emozione. Questo è molto pericoloso.

Siamo in tempo di Quaresima. da Roma chiedono molta attenzione alla confessione e alla pratica dell’Eucaristia. Com’è la situazione nei Paesi Bassi e in che direzione si sta andando?

Simonis: Ormai da 40 anni la confessione è completamente perduta, e lo sa perchè? Perchè gli olandesi non peccano! Nel senso che non sanno più che cos’è il peccato. Il concetto di peccato è legato alla coscienza di Dio, se non si crede più ad un Dio personale, non si pensa più di peccare. Il nostro paese è pieno di “qualchecosisti”, persone che credono in un’entità astratta, che esista qualcosa ma non un Dio personale: per questo pensano di non peccare.

Quindi la confessione non diventa più necessaria?

Simonis: La verità è che nei Paesi Bassi abbiamo bisogno di una conversione totale.

Una sua riflessione personale sulla sua vita di sacerdote, arcivescovo e cardinale. Cosa può dire alle giovani generazioni e ai ragazzi che stanno studiando nei seminari?

Simonis: Dico loro per prima cosa di imparare a pensare, a riflettere. E poi pregare, pregare, pregare. La preghiera è importantissima, è e deve essere il fondamento della vita umana, ma in Olanda non si prega perchè non si crede in un Dio personale ma solo in un ente vago.

Con Wim Eijk, l’Olanda ha un nuovo porporato. Qual è il suo augurio per lui in questi tempi difficili, non solo di crisi economica?

Simonis: Gli ho subito scritto quando ha avuto la nomina cardinalizia. Gli ho augurato di poter conservare lo spirito di servizio. Questa è la più grande responsabilità di un cardinale: restare in questo spirito di servizio alla Chiesa e al Signore. Ciò per l’onore di Dio, per la salute degli uomini e a imitazione del Cuore di Gesù: un cuore pieno di verità, di amore e di misericordia.

Questa è anche la sua esperienza personale di cardinale?

Simonis: Sì, ho cercato di vivere in questo spirito il mio cardinalato per 27 anni. Adesso sono un vecchio cardinale, ho compiuto 80 anni e non posso più eleggere il Papa ma posso ancora essere eletto! (scoppia in una risata) Ma non preoccupatevi, non succederà!

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ZENIT Staff

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