"La violenza è contraria al Regno di Dio"

Al termine dell’Angelus, Benedetto XVI lancia un appello per il Madagascar colpito dalle alluvioni

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di Luca Marcolivio

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 11 marzo 2012 (ZENIT.org) – Nell’Angelus di stamattina, papa Benedetto XVI ha messo in guardia dai falsi profeti e dalla strumentalizzazione della religione a fini violenti. Lo ha fatto con riferimento al Vangelo odierno che rammenta la cacciata dei mercanti dal Tempio, da parte di Gesù (cfr. Gv 2,13-25).

L’episodio, riportato da tutti e quattro gli evangelisti, “avvenne in prossimità della festa di Pasqua e destò grande impressione sia nella folla, sia nei discepoli”. Il gesto risoluto di Gesù fu visto “come una tipica azione profetica”, poiché i profeti “a nome di Dio, denunciavano spesso  abusi, e lo facevano a volte con gesti simbolici”.

Eppure la cacciata dei venditori di bestie e dei cambiamonete dal Tempio di Gerusalemme fu interpretata anche “in senso politico-rivoluzionario” e Gesù venne scambiato come appartenente al movimento degli zeloti, che premevano per la liberazione di Israele dal dominio dei Romani.

Avendo deluso le aspettative degli zeloti, molti di loro abbandonarono il Maestro “e Giuda Iscariota addirittura lo tradì”, ha spiegato il Papa. Difatti questo movimento era intransigente e “zelante” verso la legge di Dio, al punto di “usare la violenza per farla rispettare”.

“In realtà – ha proseguito Benedetto XVI –  è impossibile interpretare Gesù come un violento: la violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza”.

Non è un caso se, quando Gesù caccia i mercanti, i discepoli si ricordano del Salmo che dice: “Mi divora lo zelo per la tua casa” (Sal 69,10). Quest’ultima affermazione è “un’invocazione di aiuto in una situazione di estremo pericolo a causa dell’odio dei nemici: la situazione che Gesù vivrà nella sua passione”, ha osservato il Papa.

Molto diverso è dunque lo zelo del Figlio di Dio che, con il suo amore, “paga di persona”, dallo zelo di chi “vorrebbe servire Dio mediante la violenza”.

Quando poi Cristo afferma: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”, sta alludendo alla sua morte e resurrezione, segno e “prova della sua autorità”. Sta parlando, infatti, del “tempio del suo corpo” (Gv 2,20-21).

“Con la Pasqua di Gesù inizia un nuovo culto, il culto dell’amore, e un nuovo tempio che è Lui stesso, Cristo risorto, mediante il quale ogni credente può adorare Dio Padre in spirito e verità (Gv 4,23)”, ha affermato il Santo Padre prima della recita della preghiera mariana.

Subito dopo l’Angelus e poco prima dei saluti ai pellegrini nelle varie lingue, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero “alle care popolazioni del Madagascar, che recentemente sono state colpite da violente calamità naturali, con gravi danni alle persone, alle strutture e alle coltivazioni”.

Assicurando la propria preghiera “per le vittime e per le famiglie maggiormente provate”, il Papa ha auspicato e incoraggiato “il generoso soccorso della comunità internazionale”.
 

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ZENIT Staff

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