di Britta Dörre
ROMA, venerdì, 9 marzo 2012 (ZENIT.org) – La comunità evangelica luterana della Christuskirche di Roma ha quasi 200 anni. Tutto è iniziato nel 1817 con un invito in occasione della celebrazione del trecentesimo Giorno o Festa della Riforma di Martin Lutero (Reformationstag) nella casa del segretario della Legazione Prussiana.
Il Legato prussiano presso la Santa Sede, Barthold Georg Niebuhr, e il suo vice e successore, Christian Josias von Bunsen, seguirono questa tradizione. Nel 1819 arrivò il primo pastore protestante a Roma, Heinrich Eduard Schmieder, e fu fondata la comunità evangelica luterana. Fino al 1915, il culto venne celebrato nell’Ambasciata prussiana presso la Santa Sede, dove una stanza era stata allestita come cappella, che oggi non esiste più. Una parte del mobilio è stata riutilizzata nell’attuale .
Nel 1899 fu acquistato un terreno appartenente alla Villa Ludovisi. L’incarico per la costruzione di una chiesa o tempio in stile detto tardo guglielmino fu assegnato all’architetto Franz Schwechten, che ha progettato anche la nota Kaiser–Wilhelm–Gedächtniskirche di Berlino.
Per ritardi nel progetto e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914-1918) l’apertura dell’edificio avvenne solo nel 1922. Fino ad oggi, la comunità evangelica luterana celebra il culto nella chiesa situata all’angolo di via Toscana con via Sicilia, tra Porta Pinciana e Porta Pia.
Una caratteristica dell’edificio è il campanile, le cui campane sono state realizzate sul modello di quelle della castello di Wittenberg, dove Lutero affisse le sue 95 tesi nel 1517. Particolarmente impressionanti sono i mosaici all’interno, con il Cristo Pantocratore sul catino absidale.
Dal 2008, il pastore della Christuskirche è Jens-Martin Kruse. Prima del suo arrivo a Roma è stato pastore a Quickborn, un comune dello Schleswig-Holstein, a nord di Amburgo. La Christuskirche è una delle sedici comunità evangeliche luterane in Italia. ZENIT ha intervistato il pastore Kruse.
Lei è il pastore della Christuskirche dal 2008. Durante una precedente supplenza, durata un anno, Lei aveva già avuto l’occasione di conoscere la comunità e formarsi un’idea della situazione. Con quali ideali e con quale concetto, quindi, ha iniziato il suo incarico quattro anni fa?
Jens-Martin Kruse: Poter lavorare come pastore della comunità evangelica a Roma mi riempie di gioia e gratitudine. Due citazioni della Bibbia hanno per me e per il mio lavoro un significato molto particolare. La prima è di Luca 5,4 “Duc in altum”: Papa Giovanni Paolo II ha iniziato la sua Lettera Apostolica Novo millenio ineunte in occasione del Giubileo 2000 con questa citazione. Il versetto della Bibbia racconta come Gesù invita Pietro a prendere il largo per la pesca, e anche se le acque sono profonde e pericolose, si fida di Gesù e ottiene una pesca ricca. Applicato al mio lavoro, “Duc in altum” significa accogliere le sfide quotidiane.
La seconda citazione importante dalla lettera di san Paolo ai Romani (1,16). “Io infatti non mi vergogno del vangelo”. Per la nostra comunità a Roma, ma anche per la diaspora protestante in Italia, è importante rimanere fedele alla chiesa evangelica ed essere autoconsapevoli.
Quando sono venuto a Roma, era mio particolare interesse quello di rafforzare la comunità dall’interno, aumentare il livello del lavoro comunitario lavoro, di aprirla al pubblico italiano e mettere in pratica l’idea ecumenica. Vorrei che la nostra Chiesa sia viva ed aperta.
Che cosa significa per Lei essere un pastore evangelico a Roma?
Jens-Martin Kruse: Non c’è posto migliore e allo stesso tempo più importante di Roma. La nostra comunità si contraddistingue per una coesione molto grande, anche se è molto piccola. A Roma sono presenti numerose comunità religiose, per questo motivo l’ecumenismo è un compito importante.
La religione cattolica e protestante hanno molto in comune. Abbiamo una storia ecclesiastica in comune. Entrambe le religioni sono radicate nella tradizione di Pietro e Paolo. Come elemento di collegamento unitivo si può menzionare la venerazione della tomba di Pietro o Paolo.
Prima di venire a Roma, Lei è stato pastore a Quickborn. Li il numero degli evangelici è prevalente. Cosa caratterizza, invece, la comunità di Roma?
Jens-Martin Kruse: Particolarmente caratteristica è la grande coesione dei membri della comunità. A Roma e in Italia i luterani sono una minoranza nei confronti dei circa 94% di cattolici. Questo spiega perché i membri della comunità di Roma vivono la loro fede evangelica così consapevolmente.
Come è composta la comunità?
Jens-Martin Kruse: La nostra comunità conta circa 500 membri, dei quali circa il 60% è residente a Roma. Alcune famiglie vivono da due o tre generazioni nella città. Il 30% è a Roma per motivi professionali, per un periodo da tre a cinque anni. Si tratta prevalentemente di famiglie giovani con bambini piccoli. Lo scambio fa bene alla comunità, porta un vento fresco. Il restante 10% sono membri di lingua italiana.
Che cosa ha significato per la sua comunità la visita di Papa Benedetto XVI nel marzo 2010?
Jens-Martin Kruse: Abbiamo sperimentato una grande gioia e gratitudine per la visita del Papa alla nostra comunità. Abbiamo celebrato il servizio liturgico insieme. Ho preparato in anticipo la liturgia, che è stata accordata con il Vaticano. La visita del Papa, con la celebrazione congiunta della Messa, è stata l’incontro di due chiese, e dimostra che ci prendiamo reciprocamente sul serio.
Particolarmente impressionante era la vicinanza possibile nella nostra chiesa tra il Papa e la nostra comunità. Circa 400 persone erano presenti al servizio. Abbiamo celebrato insieme e siamo entrati in dialogo reciproco. L’atmosfera era molto cordiale e molto presto il Papa ha messo da parte il suo discorso e ha parlato a braccio.
Durante la sua visita, il Papa ha sottolineato gli elementi in comune. Dove ci sono secondo Lei punti di convergenza?
Jens-Martin Kruse: Questo è corretto e corrisponde anche al punto di vista della nostra comunità. Il Papa ha parlato prima della tristezza per i cristiani che hanno “spezzato” l’unità. Poi ha sottolineato che “dovremmo anzitutto essere grati che vi sia già tanta unità”. Abbiamo percepito la visita come un grande successo. C’era l’opportunità di utilizzare il luogo della comunità per spiegare il punto di vista e contribuire all’ecumenismo.
Ritengo che un avvicinamento sia possibile e necessario. Questo è particolarmente evidente nell’esempio della Cena del Signore.
Famiglie miste non possono celebrare insieme l’Eucaristia, e molte coppie soffrono di questa situazione. Lo vedo come un obbligo per tutti i teologi, quello di creare eccezioni o opportunità per la celebrazione comune della Cena. Teologicamente non c’è quasi più nessuna differenza tra la visione cattolica e protestante della Cena.
Gli elementi che nel XVI secolo hanno portato alla separazione non sono più validi. E’ la dottrina della presenza reale di Cristo. 500 anni dopo la Riforma, le due denominazioni sono molto più vicine, entrambe si sono evolute. Trovare una soluzione definitiva riguarda alla Cena del Signore è forse difficile, ma creare un’opportunità è senz’altro possibile.
Focalizzare l’attenzione sugli elementi comuni, emerge anche chiaramente dalle recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (EKD), Nikolaus Schneider, e del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani?
Jens-Martin Kruse: Il presidente Schneider e il cardinale Kurt Koch hanno annunciato al Forum
di Treviri, che una dichiarazione comune su Chiesa, Eucaristia e Ministero è possibile. Il presidente Nikolaus Schneider ha affermato a gennaio che desidera poter celebrare insieme una festa di Cristo.
Durante la visita in Germania, nel settembre 2011, nel suo discorso nel convento agostiniano di Erfurt, dove studiò Lutero, il Papa ha ribadito che dobbiamo aiutarci reciprocamente a credere più profondamente e vivamente. Il presidente Schneider, che ha descritto l’incontro come vincolante e fraterno e ha lanciato un appello per complementarci a vicenda. Nel suo discorso ha descritto Lutero come una cerniera tra le due chiese.
Come contribuisce all’ecumenismo la sua chiesa?
Jens-Martin Kruse: E’ tradizione la Via Crucis ecumenica, che si svolgerà quest’anno il 4 aprile, a cui partecipano tutte le comunità cristiane presenti nel nostro quartiere. Armeni, agostiniani irlandesi, cappuccini, greco-ortodossi, anglicani o metodisti camminano, cantano e pregano insieme. Ogni anno, circa 300-400 persone si riuniscono nella consapevolezza che noi siamo cristiani. Il servizio ecumenico si terrà il 4 aprile alle ore 19.30 nella parrocchia di San Camillo de Lellis.
Una bella occasione per poter celebrare insieme la liturgia è ogni anno l’Ascensione di Gesù. In Italia non è un giorno festivo, così tutti possono riunirsi nello stesso luogo e pregare. Quest’anno il servizio viene celebrato il 17 maggio alle ore 19. La liturgia in italiano sarà presieduta dal sacerdote anglicano Jonathan Boardmen.
Nella nostra comunità vengono organizzati eventi e conferenze. Ad esempio il 24 marzo il professor Markschies, di Monaco di Baviera, terrà una conferenza sul tema: “Quanto cattolica è Chiesa evangelica? protestante? Quanto cattolico dovrebbe essere?”.
In occasione del 50° anniversario dei Viaggi Bibblici, si è svolto sabato scorso un servizio ecumenico al Campo Santo, durante il quale il cardinale Lajola Cardinale (che ha sostituito il cardinale Koch, malato) ed io abbiamo predicato. Un segno molto bello dell’ecumenismo.
Ciò significa che Lei mette in pratica l’idea fondamentale dell’Incontro Mondiale delle Chiese dello scorso anno ad Assisi?
Jens-Martin Kruse: La Via Crucis ecumenica è ancora di più. Ad Assisi il dialogo interreligioso è stato tematizzato. Noi, tuttavia, siamo tutti cristiani e, pertanto, possiamo pregare insieme. L’ecumenismo vissuto è una realtà ecclesiastica, il convergere a livello comunitario.
Lei è insegnante di religione presso la Scuola tedesca di Roma. Cosa trasmette ai giovani?
Jens-Martin Kruse: La fondazione della Scuola tedesca di Roma risale ad un’iniziativa della comunità evangelica e cattolica tedesca a Roma, Santa Maria dell’Anima. Pertanto, i ministri delle due comunità hanno il diritto di insegnare nella scuola tedesca.
Io insegno ai bambini e ai giovani. Vedo il mio compito nel accompagnarli intensivamente e discutere le questioni fondamentali religiose con loro. I bambini e i giovani sono parte della minoranza protestante, e per questo la loro fede e la loro identità importa a loro. Constato che partecipano molto volentieri all’educazione religiosa. I confirmandi frequentano con convinzione il corso. Qui vedo la differenza con la Germania. A differenza della Germania i giovani vengono qui da famiglie con un forte legame con la Chiesa. I dieci confirmandi a Roma hanno tutti sostanza. Questo è il vantaggio della piccola comunità.
La vostra comunità è impegnata nell’attività caritatevole. Quali progetti sta accompagnando?
Jens-Martin Kruse: La nostra comunità offre, ogni due settimane, la prima colazione ai poveri, a cui partecipano circa 100 persone. L’associazione femminile si impegna in attività sociali. Il progetto ‘Orsacchiotto’ sostiene soprattutto ragazze madri provenienti dall’Africa, ricevendo una volta al mese pannolini, vestiti e giocattoli.
Come si spiega il problema della povertà infantile?
Jens-Martin Kruse: Italia e Germania sono paesi secolarizzati. La situazione economica è difficile in tutta Europa. Lo Stato risparmia spesso in quei campi dove non c’è opposizione di lobby. Per questo motivo molte comunità e movimenti religiosi si accollano i compiti dello Stato. In Italia c’è molto impegno civico. La gente non si limita a lamentarsi, sa anche agire. Qui il legame famigliare è ancora più pronunciato e la struttura è più tradizionale che in Germania.
Ulteriori informazioni sulla Chiesa evangelica luterana Christuskirche e le sue attività, si può visitare la seguente pagina: http://www.ev-luth-gemeinde-rom.org/http://www.ev-luth-gemeinde-rom.org/.
[Traduzione dal tedesco a cura di Paul De Maeyer]