di Paola De Groot – Testoni
ROMA, venerdì, 9 marzo 2012 (ZENIT.org) – In occasione della Quaresima, ZENIT ha posto alcune domande all’abate Adriaan Lenglet, una delle autorità spirituali maggiormente riconosciute nei Paesi Bassi.
Lenglet nasce, nel 1946, a Waalwijk nella regione del Brabante del Nord e diventa monaco nel 1966 e, tredici anni dopo, sacerdote. Dal 1996 è a capo della comunità benedettina di Sint Benedictusberg a Vaals. La comunità appartiene alla Congregazione di Solesmes, il cui presidente, l’abate Philippe Dupont, ha proprio scelto, nel 2003, Padre Langlet come suo consigliere.
L’abbazia di Sint Benedictusberg è nota, tra l’altro, per le celebrazioni della propria liturgia in latino e per il fatto di seguire integralmente la regola originale di San Benedetto circa la lettura dei salmi. Nell’abbazia vivono attualmente 13 monaci.
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Padre Lenglet, che cos’è la Quaresima e quale significato ha per i Cristiani?
Lenglet: La Quaresima è una pratica di antica tradizione cresciuta all’interno della comunità cristiana in linea con il numero biblico 40 (40 giorni Mosè digiunò sul monte Sinai prima di ricevere la Legge, Gesù iniziò la sua vita pubblica digiunando 40 giorni nel deserto).
E’ un tempo di preparazione alla Pasqua, che coinvolge tutte le dimensioni della vita cristiana: liturgiche, catechetiche, morali e sociali. Nei paesi occidentali, questo periodo cade proprio nella stagione primaverile: il periodo in cui tutta la natura si risveglia a nuova vita dopo l’inverno e nelle nostre famiglie è il tempo delle grandi pulizie. I cristiani cominciano questo tempo usando la forza del loro Battesimo, il sacramento della conversione e della fede.
Si tratta di un momento ottimale per essere cristiani infatti. Questo tempo ci prepara al rinnovo delle promesse battesimali durante la veglia di Pasqua. La Quaresima è un “combattimento spirituale” contro tutto quello che ostacola lo sviluppo della grazia nel Battesimo, oltre a un momento di purificazione e soprattutto di una più consapevole imitazione di Cristo.
In che modo viene vissuta in Olanda e qual è la partecipazione dei giovani?
Lenglet: La consapevolezza che questi mesi dell’anno sono un buon momento per una pulizia approfondita della casa, del corpo, etc., è rimasto presente nella coscienza di molte persone nelle nostre regioni. Un’esperienza reale della Quaresima nei Paesi Bassi, mi sembra, si possa trovare in particolare nell’ambiente dei nuovi movimenti e delle comunità parrocchiali vitali. All’interno di questi ambienti, ci sono anche molti giovani e giovani famiglie che digiunano severamente – a pane e acqua! – si confessano e compiono opere di carità. Un’esperienza simile si può trovare, inoltre, nelle famiglie in cui si sono conservate le pratiche tradizionali, e, naturalmente, nelle comunità di monaci e monache che hanno le loro proprie forme, vecchie o nuove.
Quali sono i motivi per praticare il digiuno, confessarsi, perdonare, fare l’elemosina?
Lenglet: “Con il digiuno si indica che la vita viene da Dio, è Lui che la sostiene. L’atto del mangiare, infatti, implica l’assunzione del nutrimento che ci sostiene; perciò digiunare, rinunciando al cibo, acquista, in questo caso, un significato religioso: è un modo per indicare che non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca del Signore (cf Dt 8,3)” Benedetto XVI.
L’astinenza dal cibo e bevande ha anche una dimensione penitenziale: il riconoscimento di un peccato per la nostra riluttanza a Dio, e una dimensione sociale: con quello che risparmiamo possiamo far del bene agli altri.
Nel sacramento della confessione, Gesù ci dà la possibilità di incontralo in un modo molto personale e intimo. Attraverso lo Spirito Santo e la potenza del Suo amore, Egli perdona i nostri peccati e ci riporta all’unità con Dio Padre e con gli altri. Con questo sacramento Egli ci porta all’esperienza concreta della misericordia di Dio, e nello stesso tempo ad una conoscenza autentica di noi stessi. Gli diamo, cioè, la possibilità di rendere la nostra vita sempre più coerentemente simile alla Sua.
Noi uomini non riusciamo – è la nostra esperienza quotidiana – a vivere in pace con l’altro basandoci sulle nostre forze. Con le nostre parole e azioni, o anche per la loro omissione, diamo spesso danno ai nostri rapporti reciproci. Abbiamo bisogno di perdono reciproco per ottenere col prossimo una vera unità e un convinto impegno comune per sostenere il nostro mondo.
In virtù del perdono di Dio, possiamo perdonarci a vicenda, come viene pregato, detto e compiuto nel “Padre Nostro”. Grazie alla misericordia di Dio possiamo essere misericordiosi l’uno per l’altro. La radice greca della nostra parola “elemosina” è: “eleos” che significa bontà, misericordia.
Se dovesse spiegarlo ad un non credente, quali argomenti utilizzerebbe?
Lenglet: Si potrebbe fare riferimento al fatto che le feste o gli eventi speciali della vita umana sono sempre legati ad una forma di preparazione. A questa preparazione è sempre legato un aspetto di “smaltimento” di ciò che non è associato all’evento in arrivo, e in secondo luogo possiamo anche pensare all’aspetto di “predisporre” in modo da dare lo spazio e l’attenzione ottimale a quello che sta avvenendo.
La parola olandese “boete” (che si usa ora per la confessione n.d.t.) originariamente significava “rimediare”,” riprestinare”. La preparazione è “pulizia” e “predisposizione”. Questo si applica non solo ai singoli individui, ma anche al loro stare insieme. Una festa in famiglia non può essere celebrata senza che “ci si pulisca e ci si predisponga”, cioè ci si perdoni e riconcili.
Per i cristiani la festa della Pasqua è la celebrazione del più grande evento nella storia dell’umanità, il momento più importante dell’anno anche nella propria vita personale. Per questa ragione, la sua vita e quella della comunità cristiana nelle settimane precedenti è segnata da questa doppia preparazione.
Il mondo moderno cerca di spiegare il comportamento dei cristiani con argomentazioni di ordine psicologico e sociologico. Esiste invece una ragione di ordine religiosa e spirituale. Può illustrarcela?
Lenglet: Senza la presenza di Cristo vivente nella Sua Chiesa e in ogni cuore umano che Lo sta cercando, la vita cristiana non esisterebbe o non sarebbe neppure concepibile. Solo l’amore infinito che c’è in Cristo e che, mediante il Battesimo, ci viene riversato nei nostri cuori, ci rende capaci di accogliere l’offerta della fede di vivere una vita cristiana coerente e radicale. Di ciò che dico ci sono esempi in tutte le situazioni della vita: dai giovani martiri fino ad esempi di permanente e nascosto servizio ai poveri del nostro tempo.
Perchè la religione e la vita spirituale sono importanti per l’umanità?
Lenglet: L’uomo sperimenta che dentro di sé c’è qualcosa che va oltre i confine della sua vita. Rimangono in lui delle aspirazioni e delle possibilità che vanno al di là di ciò che egli in realtà è o fa. Questa consapevolezza relativizza tutte le dimensioni della sua esistenza, non nel senso che queste dimensioni diventano irrilevanti, ma nel senso che è come se entrassero in uno spazio più grande e trovassero il loro posto sottomesso all’intero.
Grazie al nostro coinvolgimento nell’altro e soprattutto nell’Altro, l’uomo trova una libertà interiore, che lo porta a svilupparsi in armonia con se stesso. Quando una persona è diventata più se stessa, può servire più efficacemente al benessere della società in tutte le sue forme. Ogni uomo può diventare la via della Chiesa verso l’umanità, e in ogni essere umano, l’umanità come Chiesa, può essere la via del ritorno a Dio.
Nel corso di quest’ anno il Papa Benedetto XVI, ha proposto l’anno della fede e della nuova evangelizzazione. Quali sono, secondo lei le ragioni che stanno alla base del credo cattolico, e in che modo possono essere rinnovate e promosse?
Lenglet: La visione sulla natura dell’uomo, come quella già indicata nel primo libro della Genesi, è fondamentale per il credo cattolico. Questa antropologia non può essere che il riflesso di una teologia, una visione di Dio perché l’uomo è stato creato secondo la Sua immagine.
La piena rivelazione sia dell’antropologia che della teologia, la cristologia, ce l’ha donata Cristo . Il rinnovamento della fede dovrà comprendere questi tre elementi contemporaneamente. Ciascun elemento può avere un rinforzo, e una conferma degli altri due. Dal momento che l’antropologia ci fornisce le immagini attraverso le quali, con l’aiuto della teologia, possiamo capire la cristologia, il prerequisito è un rinnovamento e un approfondimento della nostra visione di ciò che l’uomo è come creatura di Dio.
In concreto, ciò significa che dobbiamo iniziare una riscoperta, o comunque una riformulazione del significato del matrimonio, della famiglia e della sessualità. Il passo più importante per la nuova evangelizzazione dovrebbe essere fatto nella vita concreta di tutti: nella quale deve crescere la coscienza che tutto nella nostra vita è un dono di Dio e ci è stata data come la via verso l’altro/Altro.