Santa Caterina da Bologna parla ai moderni

Terzo centenario della canonizzazione della Santa, il cui corpo è incorrotto e seduto come in vita

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di Alessandra Nucci

ROMA, mercoledì, 7 marzo 2012 (ZENIT.org).- Dall’8 al 16 marzo si svolgerà al monastero del Corpus Domini, via Tagliapietre 21, a Bologna, l’Ottavario che segna anche il preludio all’anno cateriniano, che avrà inizio il 22 maggio, nel terzo centenario della canonizzazione della Santa, per chiudersi l’8 settembre 2013, nel sesto centenario della nascita.

Da più di cinquecento anni il corpo incorrotto di Santa Caterina de’ Vigri, seduta come in vita, sorretta dalla sua sola spina dorsale, continua a sfidare le leggi della fisica e della chimica, attirando al Monastero del Corpus Domini di Bologna pellegrini da tutto il mondo.

Fra i personaggi celebri che nel corso dei secoli hanno firmato il registro della Santa bolognese ci sono Papi, come Clemente VII e Pio IX, scienziati come Luigi Galvani, che qui è sepolto, regnanti come l’Imperatore Carlo V e tanti santi: S. Teresina del Bambino Gesù, S. Carlo Borromeo, S. Leonardo da Porto Maurizio, S. Giovanni Bosco, S. Clelia Barbieri.

Il percorso è stato intitolato nel suo complesso: “Dallo spirito del tempo al tempo della grazia”, ma è suddiviso in due parti. La prima riguarda l’Ottavario 2012, imperniato su “Caterina maestra e modello del cammino di fede”. La seconda consiste nell’anno cateriniano vero e proprio – in preparazione all’anno della fede – ed è scandita secondo “Porte e giardini del cammino di fede”.

Il progetto è stato illustrato a ZENIT da Marco Malagoli, missionario laico della Comunità degli Identes, che ha sede al Corpus Domini e che collabora con le Sorelle clarisse per la diffusione della conoscenza della vita e del carisma della Santa. Ecco il suo resoconto.

Perchè parlate della scelta claustrale come responsabilità pubblica?

Siamo partiti dalle parole del Santo Padre che il 29 dicembre 2010, cogliendoci tutti di sorpresa, mise a tema la vita della Santa in una catechesi del mercoledì, parlando della modernità dell’opzione claustrale: ‘Santa Caterina parla con noi; dalla distanza di tanti secoli è tuttavia molto moderna e parla alla nostra vita’.

Che tipo di rapporto ebbe Caterina con il suo tempo ?

La risposta la trovammo in Marco Bartoli, professore di storia medioevale della Lumsa, il quale scrive che dall’opera della Santa, “Le sette armi spirituali”, si desume che per Caterina l’impegno di santificazione personale non sia mai disgiunto da un senso di responsabilità pubblica. E che è possibile cogliere con precisione il legame tra salvezza personale e salvezza del mondo intero se si analizzano in dettaglio i punti salienti della sua spiritualità.

Questi sono, senza ombra di dubbio, l’obbedienza e il “mal patire” (accettazione radicale di ogni sofferenza sull’esempio dei santi e dei martiri). E’ la speranza che dà significato al “mal patire”.

Non si patisce, cioè non si sopporta il male se non in vista di un bene più grande. E’ la speranza che dà forza. Perché nel “patire” di Caterina non vi è nulla di passivo, cioè non vi è alcuna accettazione rassegnata del male. Al contrario la “pazienza” di Caterina è la stessa pazienza dei martiri, che seppero perseverare e resistere anche nella prova. Al contrario della rassegnazione, questa pazienza esprime una serena volontà di vittoria, nel sicuro convincimento che è possibile vincere il male con il bene.

E’ questo modo che ha Caterina di vivere l’impegno di santificazione personale, a interpellare chi le si mette dinnanzi, per ascoltare la sua voce, una proposta rivolta anche ai non-credenti, a creare una sorta di piccolo Cortile dei gentili, che nei nostri auspici da Cortile stanziale potrebbe trasformarsi in Cammino, un “Cammino dei gentili”.

Un sorta di cammino nella terra di mezzo…

La seconda parte del progetto, che riguarda l’anno cateriniano vero e proprio, sarà scandito in base a un altro testo di Santa Caterina de’ Vigri, “I dodici giardini”, che segnano il cammino lungo due percorsi diversi: uno mirato alla riscoperta dei sacramenti e uno simbolico. In questo ci si prefigge – per dirla con Tolkien – un meraviglioso transito nella terra di mezzo.

Le iniziative comprendono incontri di poesia e musica, intervallati da catechesi e approfondimenti, secondo i seguenti titoli/giardini:

Vive pietre di una cattedrale (sul significato del lavoro): issopo di umiltà

L’unità dei saperi (sulla frammentazione dei saperi): rose di contemplazione

Palestre dello spirito e viaggi dell’anima (sul senso del tempo libero e dello sport): fiori marini di purgazione

Castelli interiori e giardini dello spirito (sullo spirito dell’arte): gigli di rinnovamento

Chi ha raccolto la matita di Dio (sul volontariato) : viole di nasconsione

Un fiore per un raggio di luce (sui modelli pedagogici): garofani di conoscenza di sé

Nottechiara (sui percorsi di santità): Girasoli di illuminazione

Ma se è così cambia tutto (sulla catechesi e la nuova evangelizzazione): rose vermiglie di infiammazione

Ci ardeva forte il cuore (sul confronto con gli altri): oliva di unzione in misericordia

Per costruire la civiltà dell’amore (famiglia e dottrina sociale della chiesa): arance di unitivo amore

La tua veste risplende (sulla liturgia): melograni di supernale ansietà.

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ZENIT Staff

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