ROMA, mercoledì, 7 marzo 2012 (ZENIT.org) – Sono numerose le aspettative del popolo cubano per la prossima visita di Benedetto XVI, che si terrà dal prossimo 26 fino al 28 di marzo.
Monsignor Jose Felix Perez Riera, segretario della Conferenza dei vescovi cubani, in un’intervista concessa alla Fondazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, ha spiegato qual è l’attuale situazione dell’isola.
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Sua Eccellenza può descrivere il momento in cui il Papa verrà a Cuba?
Mons. Perez: Benedetto XVI arriverà a Cuba in un momento di grazia, durante la festa per i 400 anni dalla apparizione della Vergine della Carità. Noi tutti speriamo che il Santo Padre confermi la nostra fede e ci possa donare anche la carità, intesa come virtù teologale, necessaria per contribuire alla pace e alla riconciliazione tra i cubani.
Quale ricordo ha del viaggio di Giovanni Paolo II nel 1998?
Mons. Perez: La visita di Papa Wojtyla ha dato un nuovo dinamismo al lavoro pastorale della nostra Chiesa. Era la prima volta che la comunità cattolica convocava pubblicamente i suoi fedeli e parlava liberamente di Cristo per le strade. Grazie a Giovanni Paolo II, il popolo di Cuba ha avuto una esperienza di fede gioiosa, come l’anima del suo popolo.
Benedetto XVI troverà una Cuba diversa?
Mons. Perez: Il paese è cambiato nel corso degli anni e ha un nuovo presidente, Raul Castro. Noi, però, continuiamo a soffrire per le difficoltà economiche e la grave crisi di valori. In questi anni la Chiesa ha contribuito a migliorare il comportamento etico di tutti gli abitanti dell’isola, ma la nostra società atea e materialista ha avuto un effetto negativo sulla popolazione.
La crisi ha peggiorato la situazione economica?
Mons. Perez: Il blocco è inaccettabile. La Chiesa lo ha dichiarato in più di un’occasione e ha insistito anche quando venne Giovanni Paolo II. È difficile determinare gli effetti della crisi, ma influenzano una situazione già da sola complicata. La questione economica a Cuba è fondamentale perché, con i loro stipendi inadeguati, i lavoratori non riescono a soddisfare il fabbisogno giornaliero.
Nel 1998 Wojtyla ha invitato il paese a superare l’isolamento. Da quanto tempo poi Cuba ha aperto il mondo?
Mons. Perez: Penso di sì, ma è un’apertura inadeguata. Non solo per il mondo, ma per i cubani stessi. Come ha ammesso il presidente Raul Castro: “E’ necessario trovare punti di accordo in materia di politica e sociale”.
Pensa che la visita influenzerà le relazioni tra la Santa Sede e Cuba?
Mons. Perez: Con una semplice visita non è possibile effettuare un cambiamento. Ma, senza dubbio, sarà un’occasione utile per migliorare la comunicazione tra le autorità civili cubane e i Pastori della Chiesa locale.
È probabile che il Papa e Fidel s’incontrino?
Mons. Perez: Il programma non lo prevede. Tuttavia, nel Palazzo della Rivoluzione, il Papa incontrerà la famiglia del capo di stato, quindi …
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Salvatore Cernuzio]