La metamorfosi di Eva (seconda parte)

La conversione mariana di Jocelyn Khoueiry, una donna di guerra libanese

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di Robert Cheaib

ROMA, martedì, 6 febbraio 2012 (ZENIT.org) – La prima parte dell’intervista a Jocelyn Khouery è stata pubblicata lunedì 5 marzo 2012.

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La vostra attività, oltre all’educazione, ha assunto un orientamento attivo pro-vita. Ci può raccontare di questa svolta?

Jocelyn Khoueiry: Nel 1995 abbiamo risposta all’appello rivolto da Giovanni Paolo II in Evangelium Vitae a favore della vita dal momento del suo concepimento e fino alla morte naturale. Abbiamo così fondato l’associazione Oui à la vie (Sì alla vita). L’obiettivo era quello di mostrare i pericoli della mentalità anticoncezionale e abortista.

Nel 2000 abbiamo aperto il Centro Giovanni Paolo II per i servizi culturali. Un’opera che si rivolge alle famiglie. Ci occupiamo di circa 300 famiglie, offrendo ciò che chiamiamo «la soluzione radicale». Non ci accontentiamo infatti di offrire un aiuto materiale ed economico, ma puntiamo alla «restaurazione della vita familiare», aiutando le famiglie a riacquistare la pace, la vita e la speranza. Assieme a questo servizio offriamo quindi anche un servizio di assistenza psicologica.

La sua vita contraddice la visione di Samuel Huntington riguardo allo scontro delle civiltà. Lei non si è soltanto dedicata a evangelizzare i cristiani del Libano ma si è aperta anche agli «ex-nemici». Quali sono le motivazioni che stanno a base di questo cambiamento?

Jocelyn Khoueiry: Le motivazioni sono di due ordini: umano e divino. Il motivo umano si basa sul fatto che con il tempo ho scoperto che, anche tra i cristiani, ci sono persone cattive, che ci sono giovani che uccidono per niente. E sono giunta alla conclusione: se ci sono cattivi tra di noi, ci saranno buoni tra di loro. Ho voluto avventurarmi per scoprire il bene nell’altro.

Per quanto riguarda il fattore divino, credo che quando l’amore di Dio entra nel cuore, quel cuore non può più selezionare l’amore, non può più fare discriminazioni. Una volta è venuta da noi una donna palestinese che voleva abortire perché suo marito voleva che continuasse a lavorare. Ho deciso di seguirla personalmente per mettermi alla prova. Abbiamo deciso di pagarle tutto quello che avrebbe guadagnato se avesse lavorato tutto il periodo della gravidanza e del post-parto. Ci siamo presi cura del bambino fino a quando non era possibile per la mamma tornare al lavoro.

Grazie a quest’esperienza, ho sentito che sono profondamente riconciliata con il musulmano e il palestinese. Ho percepito come la grazia di Dio non permette che le ferite della guerra decidano i miei comportamenti. Ho sentito che sono stata veramente liberata dentro.

Parlando di donne e madri, l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente si era rivolto alle donne con parole di stima ringraziando le donne per essere protettrici della vita umana e portatrici di un carisma di particolare sensibilità. Qual è, secondo lei,  il ruolo profetico che la donna deve svolgere nella società?

Jocelyn Khoueiry: Sto preparando una dissertazione dottorale sulla presenza di Maria nella vita sociale e politica. Ho scelto quest’argomento basandomi sul mio vissuto. Ho sperimentato la presenza di Maria nella vita pubblica. Maria è la trasfigurazione della presenza femminile che accompagna l’epifania del Secondo Adamo, Gesù Cristo. La trasfigurazione mariana fa sbocciare i potenziali della donna. Il dono di cui la donna è depositaria, quale «madre della vita», le dona una qualità di presenza diversa da quella dell’uomo.

Grazie alla sua natura, la donna ha ricevuto dei carismi che qualificano il suo approccio alle diverse realtà, anche alla realtà della fede. Se la donna non interagisce da donna con le realtà che la riguardano (dalla vita privata, alla famiglia, alla società, al lavoro…) non coglierà il senso profondo della sua missione e non raggiungerà i suoi obiettivi. L’umanità aspetta la trasfigurazione della donna per portare avanti la costruzione del Regno di Dio.

C’è qualche rapporto particolare tra la dedizione di diverse vostre attività a «Giovanni Paolo II» e il suo insegnamento sui carismi e sulla teologia dei generi?

Jocelyn Khoueiry: Sicuramente! Giovanni Paolo II saluta la donna come «garante dell’identità umana». Lei è la madre della vita. Sente la vita anche quando è impercettibile agli occhi degli altri. Così possiamo pensare che Maria interagiva con il Dio incarnato ancora prima che fosse visibile agli occhi degli uomini. Grazie a questo contatto con le sorgenti della vita, Dio ha dato alla donna un grande carisma di sensibilità e di donazione di se stessa.

Proprio come Lui ha consacrato la Russia al cuore di Maria, la mia speranza e il mio auspicio è che il Medio Oriente venga consacrato a Maria, come ha raccomandato il Sinodo per il Medio Oriente. Quando torna Maria, torna la benedizione, arrivano le soluzioni pacifiche, svanisce la violenza e ogni persona trova i suoi diritti.

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ZENIT Staff

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