Il Papa anche "padre"

Le parole di Benedetto XVI alla Parrocchia romana di San Giovanni Battista de La Salle, al Torrino

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di Salvatore Cernuzio

ROMA, domenica, 4 marzo 2012 (ZENIT.org) Un benvenuto caloroso ed uno spirito di familiarità che fa vedere “nel Papa anche il papà”.

È l’accoglienza che Benedetto XVI ha trovato, questa mattina, durante la visita pastorale alla Parrocchia romana di San Giovanni Battista de La Salle, nel quartiere Torrino, alla periferia Sud della capitale.

Dopo aver ringraziato il parroco e tutti i presenti, il Papa ha iniziato la sua omelia concentrandosi sul messaggio della seconda Domenica di Quaresima.

“La liturgia di questo giorno ci prepara sia al mistero della Passione sia alla gioia della Risurrezione” ha detto, richiamando lepisodio della prima Lettura in cui Dio mette alla prova Abramo, fonte di immensa benedizione fino ad oggi.

“Abramo si fida talmente totalmente di Dio da essere disposto anche a sacrificare il proprio figlio” e, con il figlio “il futuro, perché senza figlio la promessa della Terra finisce nel niente” ha affermato il Papa, per poi aggiungere “sacrificando il figlio sacrifica se stesso, tutto il suo futuro, tutta la promessa: è realmente un atto di fede radicalissimo”.

Nella seconda lettura, invece, San Paolo afferma che Dio stesso ha compiuto un sacrificio: ci ha dato il Suo proprio Figlio, lo ha donato sulla Croce per vincere il peccato e la morte, a dimostrazione della profonda fiducia nella forza dellamore di Dio per noi.

“Se Dio dà Se stesso nel Figlio, ci dà ogni cosa” ha evidenziato infatti il Papa, riflettendo anche sul fatto che nella Sacra Eucaristia “è sempre presente questo atto del Signore che nel suo cuore rimane in eterno, ci attira, ci unisce con se stesso”.

L’attenzione del Pontefice si è poi soffermata sull’episodio della Trasfigurazione offerto dal Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima.

“Gesù si manifesta nella sua gloria prima del sacrificio della Croce” ha detto – e Dio Padre “lo proclama suo Figlio prediletto e invita i discepoli ad ascoltarlo”.

Il Santo Padre ha ricordato, infatti, come poco prima il Signore avesse annunciato la sua passione e Pietro non era riuscito a capire “perché il Figlio di Dio, parlasse di sofferenza, di rifiuto, di morte, di croce, anzi si era opposto con decisione a questa prospettiva”.

I discepoli, quindi, non avevano compreso la grandezza della missione del Messia e, per questo motivo Gesù prende con sé tre di loro per aiutarli a comprendere che la strada per giungere alla gloria, “passa attraverso il dono totale di sé e lo scandalo della Croce”.

“Il Signore deve prendere con sé anche noi – ha detto ancora il Papa – almeno per cominciare a capire che questo è il cammino necessario”.

La trasfigurazione è così “un momento anticipato di luce che aiuta tutti a guardare alla passione di Gesù con lo sguardo della fede, perché nonostante essa sia un mistero di sofferenza, è anche la «beata passione», esodo definitivo che ci apre la porta verso la salvezza dal male che spesso segna il nostro cammino quotidiano”.

Tutti noi, quindi, al pari degli apostoli, “abbiamo bisogno di salire sul monte della trasfigurazione per ricevere la luce di Dio, affinché il suo Volto illumini il nostro” ha affermato il Pontefice.

Una particolare dimostrazione di tutto ciò è la posizione della chiesa del Torrino, posta nel punto più alto del quartiere, e dotata di un campanile slanciato, “quasi un dito o una freccia verso il cielo che ricorda che il Vangelo deve essere comunicato, annunciato a tutti”.

“Non aspettiamo che altri vengano a portare messaggi diversi, che non conducono alla vera vita – ha esortato quindi il Papa – fatevi voi stessi missionari di Cristo ai fratelli là dove vivono, lavorano, studiano o soltanto trascorrono il tempo libero”.

“La Parrocchia diventa così luogo di preghiera personale e comunitaria dove incontriamo il Signore non come un’idea, ma come una Persona, un amico che vuole entrare in rapporto con noi e rinnovare la nostra vita per renderla come la Sua”.

Ricordando, poi, le numerose opere compiute dalla comunità parrocchiale, soprattutto verso i ragazzi e i giovani, il Santo Padre ha incoraggiato tutte le realtà presenti “a camminare insieme, in un’autentica comunione testimoniando, così, il «noi» della Chiesa, della famiglia di Dio”.

“Il prossimo «Anno della fede» – ha poi concluso – sia unoccasione propizia anche per questa parrocchia per far crescere e consolidare lesperienza della catechesi sulle grandi verità della fede cristiana, in modo da permettere a tutto il quartiere di superare quell«analfabetismo religioso» che è uno dei più grandi problemi del nostro oggi”.

Dopo l’invito alle numerose famiglie a non dimenticare il loro compito fondamentale di ambiente di vita in cui si muovono i primi passi della fede, Benedetto XVI ha salutato i fedeli, sul sagrato della parrocchia, ricordando che “siamo una famiglia con tutti i Santi e che è necessario percepire ogni giorno che cè Dio vicino a noi perché centro della nostra vita”.

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ZENIT Staff

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