di Salvatore Cernuzio
ROMA, venerdì, 2 marzo 2012 (ZENIT.org) – “Rileggere il Concilio” è l’impegno che la Pontificia Università Lateranense, insieme all’Institut français - Centre Saint-Louis, si propone di perseguire attraverso il ciclo di conferenze Rileggere il Concilio. Storici e teologi a confronto, che ha preso il via ieri pomeriggio, giovedì 1 marzo, nell’Aula Paolo VI dell’Ateneo del Laterano.
L’iniziativa, organizzata a cinquant'anni dall’apertura dei lavori, vuole focalizzare l’attenzione su una corretta interpretazione del Concilio Vaticano II, o meglio dei testi prodotti dal Concilio alla luce della grande tradizione della Chiesa, per capire se esso abbia segnato un punto di rottura o di svolta nella storia della Chiesa.
<p>Al centro dell’analisi, dunque, la questione dell’ermeneutica conciliare e la rilettura, attraverso una duplice prospettiva storico-teologica, dei grandi testi dell’evento Conciliare: le quattro costituzioni, il decreto sull’ecumenismo, la dichiarazione sulla libertà religiosa.Il primo appuntamento, che si è svolto ieri alle ore 16.00, si è soffermato sulla costituzione Sacrosanctum Concilium, e ha visto la partecipazione di illustri ospiti: l’Incaricato d’Affari di Francia presso la Santa Sede, Alexandre Morois; il direttore del Centro Studi e Ricerche sul Concilio Vaticano II, Philippe Chenaux e il direttore dell’Institut français - Centre Saint-Louis, Nicolas Bauquet.
Tra i relatori che hanno invece riflettuto sulla Costituzione promulgata da Paolo VI il 4 dicembre 1963, si segnalano Maria Paiano, storica dell’Università di Firenze e Patrick Prétot, teologo dell’Institut catholique di Parigi.
Come di consueto, ha dato inizio all’incontro il saluto del Rettore, il vescovo Enrico dal Covolo.
“E’ noto a tutti che esistono oggi ‘due lineenettamente divaricate’nell’interpretazione del Concilio Vaticano II o ‘due posizioni ermeneutiche’ ben distinte fra loro e in buona parte contrapposte” ha esordito il prelato, assumendo due interventi di Benedetto XVI come “punto di riferimento autorevole e sicuro” per analizzarle.
Il primo intervento del Papa richiamato, è stato il celebre Discorso alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, il 22 dicembre 2005, dove, nella seconda parte, Benedetto XVI, eletto qualche mese prima, ricordava la conclusione del Concilio, avvenuta quarant’anni prima, e rifletteva sulla “difficile recezione” dello stesso.
Al riguardo, ha affermato mons. Dal Covolo: “Benedetto XVI ha distinto con chiarezza due ermeneutiche contrarie, che hanno litigato tra loro”. Una di queste, ha ricordato, è quella che il Papa ha definito “ermeneutica della discontinuità e della rottura”, che leggeva il Concilio in contrapposizione al Magistero precedente, e che spesso “si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media e di una parte della teologia moderna”. Di certo, secondo lo stesso Papa, tale ermeneutica “ha causato molta confusione”.
L’altra linea interpretativa è, invece, la cosiddetta “ermeneutica della riforma e del rinnovamento”, che “silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti”. Tale direttiva, ha spiegato il rettore, non ha negato gli elementi di novità del Concilio Vaticano II, “senza i quali esso sarebbe stato inutile”, ma “ha letto i Documenti conciliari in continuità con gli insegnamenti precedenti della Chiesa”.
Il secondo intervento del Papa su cui si è poi soffermato mons. Dal Covolo è stato il discorso contenuto nel dialogo del Pontefice con i sacerdoti delle Diocesi di Belluno-Feltre e Treviso, il 24 luglio 2007, a Auronzo di Cadore.
Questo secondo intervento, ha rilevato il vescovo, introduce “una distinzione ulteriore” nella prima linea ermeneutica da due versanti differenti: “un ‘progressismo sbagliato’, che considera una vera e propria benedizione per la Chiesa la rottura con la tradizione precedente”; e un “anticonciliarismo, per cui la medesima rottura è una catastrofe”.
“Le diverse letture del Concilio Vaticano II sono giunte a un grave punto di radicalizzazione - ha dichiarato ancora mons. Dal Covolo – e proprio per evitare prese di posizione prevenute o ideologiche, si è reso necessario un lavoro paziente e sistematico di indagine nei vari archivi storici e personali dei padri conciliari, in modo da raggiungere conclusioni plausibili con metodo scientifico e contenuti oggettivi”.
“Ed è esattamente questa la direzione – ha concluso - verso cui si sta muovendo l’attività del Centro studi e ricerche sul Concilio Vaticano II”, il centro creato nel 1998 dal precedente Rettore, mons. Angelo Scola, dentro la Facoltà di Teologia dell’Università Lateranense.