Appello per difendere il diritto all'obiezione di coscienza

In Europa come negli Stati Uniti il principio viene violato da più parti

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di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 2 marzo 2012 (ZENIT.org) – Serve un rinnovato impegno di laici e cattolici per difendere i diritti fondamentali della persona. È l’esortazione emersa dal Convegno L’obiezione di coscienza come diritto umano, tenutosi a Roma il 29 febbraio, e promosso dal Centro studi Tocqueville-Acton, dalla Fondazione Novae Terrae e dalla Rubbettino editore.

Seppure siano stati proprio Europa e America a formulare e sostenere il diritto all’obiezione di coscienza, in difesa della libertà e della dignità umana, è proprio in questi due continenti che si stanno verificando pericolosi attentati alle libertà ed ai diritti fondamentali.

Nonostante all’indomani del Processo di Norimberga sia stato riconosciuto il diritto all’obiezione di coscienza, in più parti d’Europa e negli Stati Uniti, le istituzioni e le legislazioni stanno cercando di negare questo diritto ai medici, ai farmacisti, al personale sanitario che si oppone all’interruzione volontaria di gravidanza.

A questo proposito l’on. Luca Volonté, capogruppo del Ppe al Consiglio d’Europa, ha riportato una serie impressionanti di violazioni anche della libertà religiosa.

Ha ricordato il caso di un istituto in Gran Bretagna che si prende cura dei bambini bisognosi. Questo istituto rischia di essere liquidato perchè dirigenti e animatori si oppongono a dare i bambini in adozioni a coppie omosessuali.

L’on. Volontè ha però sottolineato che non tutto è perduto, anzi ci sono segnali che mostrano come sia possibile ribaltare gli attacchi in affermazioni di diritto.

A questo proposito ha ricordato la battaglia per la difesa della libertà di coscienza svoltasi al Consiglio d’Europa nell’autunno del 2010.

Si discuteva della proposta di introdurre limiti e divieti alla “obiezione di coscienza” in campo medico. In particolare, limiti strettissimi per i medici e un divieto assoluto per il personale paramedico e le strutture ospedaliere davanti a richieste di aborto ed eutanasia.

Se fosse stata approvata la proposta, la libertà di coscienza sarebbe stata limitata in tutta Europa.

Invece, una grande alleanza ha ribaltato la situazione. Sostenuta dai Popolari Cristiano-Democratici, accompagnati da un’ampia rete di ong e dalla attenzione di molte Chiese, la Cattolica ma anche l’Ortodossa di Mosca, la Battista, l’Evangelica e alcune chiese luterane, la risoluzione approvata riafferma con forza la centralità e il dovere degli stati di riconoscere e promuovere la libertà e l’obiezione di coscienza.

“Dunque – ha ribadito l’on. Volontè – non è persa la battaglia culturale per riaffermare, i diritti inalienabili e fondamentali” anzi è necessario “ricostruire, passo passo, la cultura della vita se vogliamo che la lungimiranza dei Padri Fondatori dell’Europa possa fondare il benessere delle generazioni future”.

Nell’introdurre il dibattito il prof. Flavio Felice della Pontificia Universitá Lateranense ha citato il discorso al Bundestag del Pontefice Benedetto XVI, per ribadire la necessità di riportare Dio nella vita degli uomini.

“La ragione umana – ha detto il docente della Laterananse – non può rinunciare alla verità sull’uomo” e se tale principio non va salvaguardato, “la nostra dignità e libertà rischiano di diventare vittime”.

Nel suo intervento, il prof. Francesco D’Agostino dell’Università di Roma Tor Vergata si è soffermato sulla tensione tra etica e politica che, storicamente, ha sempre visto la seconda prevalere. Ha quindi messo in guardia dal tentativo, sempre più pressante, che punta a svuotare il diritto all’obiezione di coscienza.

Il prof. Robert Royal, presidente del Faith and Reason Institute di Washington ha offerto la sua riflessione sull’attacco dell’amministrazione Obama non solo ai diritti della coscienza ma anche alla libertá religiosa come stabilita nel primo emendamento della Costituzione americana.

L’accademico ha spiegato come Obama stia facendo cose mai viste nella storia americana, non rispettando la libertà dei cittadini e imponendo forme di tassazione obbligatorie, come l’assicurazione sanitaria che paga anche le pratiche e le sostanze abortive.

Al Convegno, sono intervenute anche le onorevoli Paola Binetti ed Eugenia Roccella.

La Binetti ha chiesto una riflessione sulla difficoltà dei politici cattolici di fronte a leggi che violano i diritti della perona e che favoriscono la disgregazione della famiglia.

A questo proposito ha criticato la recente disposizione che riduce i tempi per il divorzio.

La Roccella ha parlato di procedure che non passano in Parlamento e che vanno nella direzione di favorire politiche penalizzanti per la famiglia naturale, come per esempio la possibilità di utilizzare il cognome dei padri non naturali per i figli di famiglie separate.

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ZENIT Staff

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