«Un nuovo umanesimo oltre il secolarismo e l'integrismo»

Il ministro Ornaghi e la scrittrice Kristeva in dialogo a Venezia con il Festival Biblico

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VENEZIA, domenica, 26 novembre 2011(ZENIT.org) – Un dialogo di alto livello intellettuale è quello avvenuto tra il neo ministro della cultura Lorenzo Ornaghi e la scrittrice Julia Kristeva nell’incontro «Sulla religiosità e la laicità in Europa», promosso dal Festival Biblico all’interno del Salone della cultura europea, tenutosi sabato 26 novembre, a Venezia, su iniziativa del Corriere della Sera e di Nordesteuropa.it.

«Senza umanesimo non possiamo affrontare le sfide che abbiamo davanti» ha esordito Ornaghi, alla prima uscita “pubblica” da incaricato del ministero per i Beni culturali.

«La presenza della religione nell’ambito pubblico mi sembra oggi essenziale per rafforzare i caratteri costitutivi della convivenza sociale, le qualità del sistema democratico, il suo normale funzionamento.– ha dichiarato riflettendo sul rapporto tra religione e laicità – più che intendere il ruolo pubblico della religione nei termini di una minaccia nei confronti dello spazio “laico” della Res publica, è infatti possibile concepire la partecipazione dei credenti al dibattito pubblico, e la pubblica manifestazione della loro fede, come articolazioni differenti della razionalità, come espressioni – per usare la formula di Habermas – di un “disaccordo ragionevolmente prevedibile”».

Secondo il ministro, «il ruolo pubblico della religione in una società “post-secolare” non consiste nella supplenza nei confronti di una sempre meno efficace trascendenza politica. Piuttosto, si tratta di un ruolo “correttivo”: un ruolo che si mostra tanto più proficuo, quanto più fede e ragione si trovino fra loro in costante dialogo».

Da parte sua Julia Kristeva ha sottolineato la valenza significativa per «osare l’umanesimo» in un nuovo dialogo tra tradizione laica e religiosa: «Il nostro incontro oggi si situa dopo un avvenimento di una portata storica considerevole: l’invito del papa Benedetto XVI ad una delegazione di non credenti, di cui facevo parte, all’incontro ecumenico di Assisi. Ben più della nostra presenza, è stato il discorso di Benedetto XVI a conclusione dell’incontro mi pare sia stato un avvenimento importante».

La scrittrice ha sottolineato l’inedita consonanza tra credenti e non credenti che può caratterizzare l’epoca attuale «senza stigmatizzare nell’umanesimo secolarizzato un motivo di nichilismo, ovvero una minaccia per la civiltà come fanno facilmente alcune correnti religiose, e incitando a scoprire quello che per lui è la “vera religione”. Benedetto XVI, questo papa filosofo, chiama i credenti stessi ad apprezzare “il cammino verso la verità”, di queste “persone in ricerca” che sono gli umanisti, piuttosto che considerare la verità come una “proprietà che appartiene a loro” ».

Questa verità come “lotta interiore” e come “interrogazione”, evocata da Benedetto XVI, è precisamente ciò che ci trasmette, dopo l’umanesimo cristiano, questo umanesimo del Rinascimento e dei Lumi. Un umanesimo che si è prodotto in Europa, e da nessun altra parte del mondo, “interrompendo il filo della tradizione religiosa”(secondo le parole di Tocqueville e Arendt). Un umanesimo di cui dobbiamo riprendere continuamente la rifondazione: prendendo di mira gli abusi dell’oscurantismo, ma anche chiarendo e rivalutando la complessità e la profondità dell’eredità che ci precede».

«Siamo ormai coscienti che non  è più possibile un’economia priva di una robusta inventiva culturale e morale – ha sottolineato nel suo saluto introduttivo monsignor Roberto Tommasi, presidente del Festival Biblico – L’esperienza del nostro Festival, nella sua riscoperta del messaggio della Scrittura ebraico-cristiana per il cammino dell’umanità, trova una felice declinazione nel dialogo tra umanesimo laico e cristiano».

Roberto Righetto, caporedattore della cultura di Avvenire, ha, invece, evidenziato come il dialogo Kristeva-Ornaghi costituisce un passo nel cammino per «delineare un nuovo umanesimo per l’oggi. I totalitarismi hanno svelato che il progresso umano non si sviluppa in un cammino lineare: ma di fronte a questa situazione non si deve cedere alla passione della nullificazione . Ricordiamo Albert Camus, definito da qualcuno “un santo senza Dio”, il quale pungolava i credenti a non rassegnarsi di fronte al male, alle pesti vecchie e nuove. Cercando un rinnovato “esercizio della pietà”».

L’incontro tra il neo ministro e la pensatrice francese è stato fecondo e utile nella strategia di «una rifondazione dello spirito europeo messo a dura prova da questi tempi difficili in cui ci troviamo» ha concluso Filiberto Zovico, editore di Nordesteuropa.it, promotore del Salone della cultura europea.

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ZENIT Staff

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