Convegno sulla Pastorale Sanitaria: la testimonianza di Giovanni Paolo II

Conclusa a Roma la XXVI Conferenza Internazionale degli Operatori Sanitari

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 27 novembre 2011 (ZENIT.org).– Con l’udienza di Benedetto XVI, si è conclusa la XXVI Conferenza Internazionale degli Operatori Sanitari,
 svoltasi, a Roma, da giovedì 24 a sabato 26, che ha analizzato il lavoro compiuto dal dicastero e quello ancora da compiere, alla luce del magistero di Giovanni Paolo II.

L’incontro organizzato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, il cui tema è stato “La pastorale sanitaria a servizio della vita, alla luce del magistero di Giovanni Paolo II”, ha contato la presenza di quasi 700 partecipanti, i quali, nell’Aula del Sinodo, hannoapprofondito la riflessione proposta dalla Spes Salvi: “La misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e con il sofferente”.

Il presidente del dicastero, l’arcivescovo Zygmunt Zimoswski, ha esordito dicendo: «In un mondo divenuto una sorta di arena dove si confrontano la civiltà della vita e quella della morte, spero che i lavori del congresso portino ad una mobilitazione delle coscienze e ad un sforzo etico comune per la valorizzazione di una pastorale della salute veramente al servizio della vita, dal suo inizio al suo tramonto naturale».

Il cardinale Stanislaw Dziwisz ha ripercorso, invece, le tappe della vita di Giovanni Paolo II, attraverso lettere come la Salvifici doloris, la Dolentium hominum e tante altre, soffermandosi principalmente sull’ultimo periodo della vita del papa quando, pur parlando «senza parole, perché toccato dalla sofferenza in varimomenti della sua vita», decise ugualmente  di soffrire in mezzo a quelli che soffrivano «ed ora aiuta noi tutti con la sua intercessione presso il trono dell’Altissimo».

Anche il cardinale Fiorenzo Angelini, presidente emerito del Pontificio Consiglio, ha ricordato la sua esperienza insieme la papa beato, sottolineando come Gesù inviò i primi apostoli a predicare ed evangelizzare, ma anche a “guarire i malati”.

Subito dopo è stato il turno di monsignor José Redrado, segretario del Consiglio per gli Operatori Sanitari, il quale ha parlato dell’ospedale, come luogo non soltanto di cura,ma punto privilegiato per l’evangelizzazione, in cui «le persone si pongono grandi interrogativi e sono portati a riflettere».

«Anche la famiglia deve essere un luogo di cura» ha, poi, precisato padre Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia, anche se «ogni volta è sempre meno il luogo naturale per la cura della persona malata». Un concetto, questo, ribadito dal cardinale Angelini che ha aggiunto «la famiglia deve essere il primo ospedale».

Commemorando ancora papa Wojtyla, il padre camilliano Felice Ruffini ha ricordato come nel momento dell’esplosione dell’Aids, all’interrogativo “perché vivere?”, il beato denunciò la diffusione parallela di «una sorta di immunodeficienza sul piano dei valori esistenziali, una patologia dello spirito, ma anche il rifiuto dell’accanimento terapeutico comeespressione del rispetto che in ogni istante si deve al paziente».

L’Eucarestia è stato l’argomento del cardinale spagnolo Antonio Cañizares, prefetto della Congregazione del culto divino, definita come “farmaco dell’immortalità” e invocata da Giovanni Paolo II come “fonte e culmine della vita e dellamissione della Chiesa”.

Il convegno ha avuto diversi altri interventi, tra cui quello del cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Consiglio degli Operatori Sanitari, dal suggestivo titolo “Il volto sofferente e glorioso del Signore nel volto del beato Giovanni Paolo II”; o la relazione “Il contributo della Chiesa a favore delle politiche e delle legislazioni a sostegno della vita”, di monsignor Angel Rodriguez Luno,decano di teologia della Pontificia Università della Santa Croce; o ancora i diversi laici, medici, infermieri, operatori che hanno portato ognuno le loro testimonianze.

Il vescovo di Orihuela-Alicante, monsignor Palmero, intervistato dal servizio spagnolo di Zenit, ha dichiarato: «Abbiamo riflettuto su quanto GiovanniPaolo II ci ha detto e vissuto. È stato un modello di comportamento, di malattia, che ha saputo unirsi alla croce di Cristonella sofferenza per la Chiesa» perché non soltanto ha predicato, ma «ha testimoniato, e questo mi ricorda quanto diceva papa Paolo VI, che la gente crede di più ai testimoni che ai profeti».

I partecipanti al convegno iniziato con una messa nella basilica di San Pietro, hanno, inoltre, assistito al concerto “La Croce, la Misericordia e la Gloria”, eseguito dall’Orchestra filarmonica di Roma, dal Coropolifonico “The Karol Singers” e dal Coro polifonico e Orchestra sinfonica dei Penza (Russia). Il concerto, organizzato in omaggio a Papa Benedetto XVI e incentrato sulla figura di papa Wojtyla, è stato un evento di beneficenza in favore della Fondazione”Il Buon Samaritano” che segue una numerosi progetti in diversiPaesi.

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ZENIT Staff

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