di Antonio Gaspari
ROMA, venerdì, 25 novembre 2011 (ZENIT.org).- Un uomo di fede incrollabile, un innamorato di Gesù Eucaristia, totalmente affidato alla Divina Micericordia, un apostolo della buona comunicazione, ha fondato dieci istituti religiosi della famiglia paolina e innumerevoli riviste, case editrici, tipografie, produzioni cinematografiche ecc.
Stiamo parlando del beato Giacomo Alberione, un uomo che il cardinale Angelo Amato, giovedì 24 novembre a Roma, nel corso della presentazione del libro “Beato Giacomo Alberione. Editore e Apostolo del nuovo millennio” (editrice Shalom) ha definito “un gigante dell’evangelizzazione attraverso i media”.
Il Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi ha spiegato che a quarant’anni precisi dalla morte del Beato Giacomo Alberione, è auspicabile che “la Chiesa celebri al più presto la canonizzazione di questo coraggioso Apostolo”.
“Il beato Alberione – ha aggiunto il porporato – ha portato, come San Paolo, il Vangelo tra le genti, inoltrandosi senza paura in territorio ‘pagano’, nel pericoloso terreno minato dei mezzi di comunicazione sociale, spesso dominati da ideologie e pregiudizi non certo favorevoli alle parole di vita, di verità e di carità di Gesù Maestro. Far breccia in questo campo di battaglia significa essere forti e coraggiosi”.
Il porporato ha ricordato che il beato Giacomo Alberione soleva dire che “se san Paolo tornasse oggi sulla terra, sarebbe diventato giornalista, per parlare e scrivere di Gesù e del Vangelo alle genti”.
E Giuseppe Lacerenza autore del libro ha aggiunto: “in questo nuovo millennio forse la frase verrebbe aggiornata con ‘Se san Paolo tornasse oggi, si farebbe internauta”.
Secondo Lacerenza “lo farebbe anche don Alberione – sensibile e pronto all’uso di ogni nuova tecnologia – perché attraverso internet oggi potrebbe raggiungere milioni di persone con un semplice click del mouse”.
“Egli – ha aggiunto l’autore del libro – non lo può fare fisicamente, ma lo possono fare le nuove generazioni di paolini, le case editrici cattoliche, e perché no, anche noi laici che abbiamo la fortuna di servirci di questi utilissimi strumenti”.
Don Vincenzo Marras ha raccontato che “Nelle ‘Regole’ lasciate ai suoi figli il beato Alberione scrisse: “Usare i mezzi più celeri e più efficaci per la diffusione della parola di Dio”.
Il superiore provinciale della Società San Paolo in Italia ha precisato che don Alberione ha fu il primo a mettere il telefono ad Alba, quando iniziò l’opera divenendo direttore de La Gazzetta d’Alba; fu tra i pionieri in Italia ad acquistare una rotocalco e volle subito una cartiera.
Da tutto questo accavallarsi di operazioni industriali, egli uscì indenne. “Usò il danaro, ma non si lasciò mai dominare da esso: visse e morì nella massima semplicità”.
Il Superiore Provinciale ha concluso affermando che “Don Alberione non fu certo il primo, né l’unico, nella Chiesa, a mettere le tecnologie comunicative al servizio del Vangelo, ma fu l’unico a spendere tutta la sua vita per l’evangelizzazione attraverso i media”.
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