di padre John Flynn, LC
ROMA, 13 novembre 2011 (ZENIT.org).- L’America sta perdendo il senso della libertà religiosa, secondo quanto affermato dall’arcivescovo coadiutore di Los Angeles, José H. Gomez, in un recente articolo.
Scrivendo il 25 ottobre nella sezione On the Square del sito Internet della rivista First Things, monsignor Gomez ha osservato che sia i tribunali che gli enti pubblici trascurano sempre di più i diritti di coscienza, a fronte di altri diritti o libertà ritenuti più importanti.
Monsignor Gomez ha citato a tal proposito il caso, avvenuto la settimana precedente, del rigetto di una richiesta di finanziamento avanzata dall’organismo della Conferenza episcopale USA che si occupa dei servizi ai migranti e ai rifugiati. L’organizzazione ha ricevuto finanziamenti per diversi anni, destinati alle sue attività di aiuto alle vittime della tratta degli esseri umani.
Non molto tempo fa il Governo aveva richiesto a questa organizzazione di fornire anche servizi di aborto, contraccezione e sterilizzazione per le donne sotto la sua assistenza. Monsignor Gomez ha auspicato che la domanda di finanziamento non sia stata rigettata a motivo del rifiuto dell’organizzazione di fornire i predetti servizi.
Questo e molti altri casi analoghi hanno indotto i vescovi degli Stati Uniti a istituire una commissione per la libertà religiosa.
Nell’annunciare tale iniziativa, lo scorso 30 settembre, il presidente della Conferenza episcopale USA, l’arcivescovo Timothy Dolan, ha spiegato che la libertà religiosa “nelle sue molteplici e diverse accezioni per i cristiani e le altre persone di fede, si trova minacciata sempre di più e in forme inedite in America”.
Problemi di libertà
Nella sua lettera del 29 settembre monsignor Dolan ha elencato 6 problematiche principali concernenti la libertà religiosa e relative al periodo precedente, a partire da giugno.
1) Il regolamento del Dipartimento federale per la salute e i servizi umani (Federal Department of Health and Human Services – HHS), che obbliga tutte le assicurazioni sanitarie private a coprire anche la contraccezione e la sterilizzazione. Ciò costringerà anche tutti gli enti della Chiesa a pagare per servizi che non condividono.
2) La richiesta dell’HHS concernente i rifugiati, a cui si riferiva monsignor Gomez.
3) L’agenzia USA per lo sviluppo internazionale sta richiedendo, in modo sempre più insistente, la distribuzione di preservativi nei programmi di prevenzione dell’Aids e di contraccettivi nell’ambito dei programmi internazionali di cooperazione allo sviluppo.
4) L’attacco del Dipartimento della giustizia contro la legge a difesa del matrimonio (Defense of Marriage Act – DOMA). A luglio il Dipartimento ha iniziato a mettere in dubbio la costituzionalità di questa legge, affermando che i fautori della legge potrebbero essere motivati unicamente da idee distorte e tendenziose.
5) Il Dipartimento della giustizia ha di recente attaccato ciò che è noto come “eccezione ministeriale”, una dottrina costituzionale da lungo tempo accettata dai tribunali che consente alle Chiese di prendere autonomamente decisioni sui lavoratori impegnati in funzioni pastorali.
6) Una recente legge dello Stato di New York State prevede il matrimonio tra persone dello stesso sesso, con una eccezione religiosa molto ridotta.
Le preoccupazioni sull’attuale posizione dell’amministrazione federale relativa ai diritti di coscienza sono in aumento già da un po’ di tempo.
Abrogato
Qualche mese fa, il regolamento del 2008 che prevede l’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari che si oppongono all’aborto e alla sterilizzazione è stato in gran parte abrogato.
Suor Carol Keehan, presidente della Catholic Health Association, ha detto al New York Times, in un articolo del 28 febbraio: “abbiamo visto diversi tentativi diretti a costringere i cattolici e gli altri operatori sanitari ad effettuare o assistere ad aborti e sterilizzazioni”.
Negli ultimi mesi, alcuni esponenti della Chiesa cattolica hanno fatto diversi appelli ai legislatori federali sulla questione della libertà religiosa.
Il cardinale Daniel DiNardo, presidente della Commissione sulle attività pro-vita, della Conferenza episcopale USA, ha scritto ai membri del Congresso sulla questione del nuove regole dell’HHS sulle assicurazioni sanitarie private. Nella sua lettera del 22 luglio egli ha deplorato il mancato rispetto della libertà di coscienza su base religiosa.
Un’omissione, ha aggiunto, tanto più grave considerato che la legge assicura il diritto all’obiezione per chi vuole curare la malattia solo mediante la preghiera o per quelle riserve indiane che preferiscono le tradizionali pratiche tribali di guarigione.
Il 31 agosto l’ufficio giuridico della Conferenza episcopale USA ha inviato una dichiarazione finale all’HHS sulle modifiche al regolamento, in cui ha precisato che i contraccettivi non curano alcuna malattia, piuttosto impediscono il normale funzionamento del sistema riproduttivo, oltre ad comportare dei rischi per la salute.
Sulla questione dell’obiezione di coscienza, il documento afferma che gli unici che sono tutelati sono solo alcuni dipendenti religiosi, mentre nessuna tutela è prevista per gli individui e per gli assicuratori.
“L’esenzione è più ridotta di qualsiasi obiezione di coscienza mai prevista da leggi federali e più ridotta della maggior parte delle esenzioni religiose da obblighi statali sulla contraccezione”, afferma la dichiarazione.
Le modifiche violano i principi della libertà di religione e di espressione del Primo Emendamento della Costituzione e costituiscono un attacco specifico ai cattolici, non consentendogli di seguire la propria coscienza, aggiunge la dichiarazione.
Effettivamente, ciò che succederà è che le organizzazioni della Chiesa non potranno praticare ciò che predicano. Si tratta di una “inedita intrusione del Governo federale all’interno dei confini della religione, che se passasse senza opposizione porterebbe a maggiori e più ingenti e distruttive intrusioni in futuro”, avverte la dichiarazione.
Successivamente i rappresentanti di 20 organizzazioni cattoliche nazionali hanno firmato una dichiarazione congiunta per protestare contro le modifiche dell’HHS al regolamento. Hanno anche auspicato una riforma della legge sull’assistenza sanitaria, per una maggiore tutela dei diritti di coscienza, secondo quando ha spiegato la Conferenza episcopale USA nel comunicato stampa del 12 ottobre.
Tra i firmatari figurano università cattoliche, associazioni sanitarie, organizzazioni nazionali e internazionali.
Più di recente, il cardinale DiNardo è tornato sulla questione in una lettera del 1° novembre indirizzata a una Commissione del Congresso. Con riferimento alle riforme dell’assistenza sanitaria, e quindi non solo alla questione del regolamento dell’HHS, egli ha auspicato che qualunque modifica normativa sull’assistenza sanitaria “non diventi mezzo per abbandonare o indebolire le normali politiche federali di rispetto della vita umana nascente e dei diritti di coscienza”.
Il cardinale DiNardo ha lamentato il fatto che “il mancato rispetto dei diritti di coscienza si pone in grave antitesi rispetto all’obiettivo comune di voler estendere l’accesso all’assistenza sanitaria”.
Adozione
I problemi non si limitano all’assistenza sanitaria. Qualche mese fa il Dipartimento per i servizi ai bambini e alla famiglia dell’Illinois ha preannunciato alle quattro diocesi cattoliche di quello Stato di non voler rinnovare i contratti di servizio per l’adozione e l’affidamento, perché essi non prevedono la fornitura di questi servizi anche alle coppie omosessuali.
La novità deriva da una legge paradossa
lmente denominata Illinois Religious Freedom Protection and Civil Union Act, che è entrata in vigore il 1° luglio.
La nuova legge legalizza le unioni civili tra persone dello stesso sesso, senza prevedere deroghe per le organizzazioni religiose, secondo quanto riferito dal Chicago Tribune il 5 luglio.
Successivamente le organizzazioni cattoliche delle diocesi di Joliet, Springfield, e Belleville, hanno fatto ricorso alla Corte d’appello dello Stato perché blocchi il trasferimento delle pratiche di affidamento ad altre organizzazioni, secondo il Chicago Tribune del 7 ottobre. Nel contempo hanno anche chiesto alla Corte di esaminare la decisione dello Stato di porre fine ai contratti di affidamento in essere con le organizzazioni cattoliche, sostenendo che ciò violi la libertà religiosa.
La Corte tuttavia si è rifiutata di bloccare il trasferimento. In una dichiarazione del 27 ottobre, il Vescovo di Springfield, Thomas John Paprocki, ha criticato l’esclusione delle organizzazioni cattoliche da parte dello Stato. Ha detto che ciò ha creato difficoltà inutili per i bambini e le famiglie, i quali avrebbero potuto essere aiutati.
La Corte si deve ancora pronunciare nel merito di questo caso, relativamente alla libertà religiosa.
Un altro caso di pressioni sulla Chiesa cattolica è quello dell’Ufficio per i diritti umani di Washington, D.C., che sta ora esaminando un esposto secondo cui l’Università cattolica d’America di Washington starebbe violando i diritti umani degli studenti musulmani.
In questo esposto, John Banzhaf, professore di diritto della George Washington University Law School, ha affermato che il fatto che l’Università non metta a disposizione stanze prive di simboli cristiani costituirebbe un’offesa agli studenti musulmani.
John Garvey, rettore dell’Università, ha detto in una dichiarazione del 28 ottobre che le accuse sono del tutto infondate.
Infatti, nessuno studente musulmano dell’Università cattolica ha mai fatto registrare una lamentela circa le possibilità di praticare la sua religione sul campus, ha affermato. Peraltro, lo stesso Banzhaf ha ammesso di non aver ricevuto alcuna lamentela.
Sembra che in una società sempre più secolarizzata la tolleranza debba essere estesa a tutti tranne che alle Chiese e ai credenti che vogliono vivere secondo le proprie convinzioni di fede.