ROMA, martedì, 8 novembre 2011 (ZENIT.org) - Amare ancora. Genitori e figli nel mondo di oggi e di domani (Messaggero Padova, 14 euro, pp. 144): questo il titolo del libro di mons. Massimo Camisasca, superiore generale della Fraternità San Carlo Borromeo, che senza negare le non poche difficoltà per le quali oggi la famiglia passa, testimonia la sua esperienza accumulata, guardando con speranza al futuro della famiglia stessa come un luogo dove amare ancora.
Il libro è stato presentato a Roma sabato 5 novembre, presso la parrocchia Santa Maria del Rosario ai Martiri Portuensi, dove in occasione della festa di San Carlo si è svolto l’incontro con don Paolo Sottopietra, segretario generale della Fraternità, intervistato dal giornalista televisivo Alessandro Banfi.
Alla presentazione si sono radunate circa 500 persone, oltre al pubblico che aveva partecipato alla messa, nel quale si distinguevano molte coppie giovani con i loro figli.
Conclusa la presentazione del libro, don Paolo Sottopietra, ha concesso a Zenit l’intervista che segue.
Questo evento è per la festa di San Carlo o la presentazione di un nuovo libro?
Sottopietra: Nell’ambito della festa di San Carlo che ogni anno celebriamo, presentiamo oggi a Roma la pubblicazione del libro che arriverà questo mese nelle librerie.
Prima di parlare del libro, può raccontarmi come è nata la vostra fraternità?
Sottopietra: La fraternità San Carlo è nata 25 anni fa nella diocesi di Roma, approvata per la prima volta dal cardinale Poletti e poi dal cardinale Ruini, e nel 1999 dal papa Giovanni Paolo II che la ha costituita come una istituzione di diritto pontificio.
Siamo circa 110 preti e circa 50 seminaristi e siamo missionari in 20 Paesi del mondo. Molti di noi hanno parrocchie, altri lavorano nelle università o nelle scuole. Siamo nati all’interno del movimento Comunione e Liberazione e vogliamo vivere l’annuncio di Cristo, la missione attraverso il nostro carisma.
Dove siete a Roma?
Sottopietra: Siamo in tre posti diversi, uno è questa parrocchia alla Magliana, l’altra a Sant’Eusebio, in Piazza Vittorio, il terzo a Santa Maria in Domnica alla Navicella. C’è poi la casa generale in via Boccea.
All’evento di stasera ho visto molte coppie giovani con figli.
Sottopietra: Sì, lavoriamo qui da circa 20 anni. Stiamo cercando dei metodi perché la catechesi e la trasmissione della dottrina non rimangano soltanto qualcosa di teorico o un corso di preparazione ai sacramenti ma che siano il coinvolgimento delle giovani generazioni nell’esperienza cristiana, di modo che possano continuare a viverla.
Oggi si è parlato famiglia, vale a dire l’argomento del libro.
Sottopietra: Sì, a volte facciamo testimonianze delle missioni. Ci sembra che il tema della famiglia sia decisivo e quindi abbiamo parlato di questo.
Perché il vostro superiore, don Massimo, ha scelto il tema famiglia?
Sottopietra: Perché si è reso conto che le famiglie avevano bisogno di una parola. Ha scritto diversi libri sull’esperienza della fraternità, quindi del sacerdozio, ma anche sulla vita comune dei preti, perché noi viviamo in case, in piccole comunità. Ed è convinto che questa esperienza, accumulata in 25 anni, abbia qualcosa da dire anche alle famiglie, quindi ha voluto tradurre questi contenuti, che per anni ha insegnato a noi, anche a servizio dell’esperienza della famiglia.
Oggi la famiglia viene penalizzata, e non soltanto economicamente. L’autore, malgrado tutto, è fiducioso.
Sottopietra: Questo per me è il colore del libro, un colore molto luminoso, che non tace i problemi, le difficoltà e i fallimenti della famiglia nella società di oggi, ma che, allo stesso tempo, indica una strada. Don Massimo è un uomo mai unilaterale, non è un uomo degli eccessi ma dell’equilibrio, che sa indicare una buona e realistica via di mezzo. Il che non induce a false speranze ma nemmeno alla caduta nella disperazione, vale a dire indica una via positiva.