di Antonio Gaspari

FIRENZE, domenica, 6 novembre 2011 (ZENIT.org) - Accoglienza, ascolto, cura psicologica e spirituale: questo è quanto i Centri di Aiuto alla Vita vogliono offrire alle mamme traumatizzate dal post-aborto.  

Nel corso del XXXI convegno nazionale dei Centri di Aiuto alla Vita (CAV) che si svolgendo a Firenze, il vicepresidente del movimento per la Vita, Roberto Bennati, ha raccontato che “sono sempre di più le donne che hanno abortito che cercano consolazione nei nostri CAV”.

“Si tratta - ha aggiunto - di una nuova emergenza a cui stiamo cercando di rispondere, organizzando e preparando le nostre operatrici perché siano in grado di fornire un servizio di prima accoglienza, dopodiché ci si indirizza dagli specialisti, psichiatri e psicologi che fanno parte di una rete di assistenza qualificata e amorevole”.  

Bennati ha precisato che si sta pensando seriamente ad offrire un recupero anche in campo spirituale; per questo al Convegno nazionale è stato invitato don Alberto Pacini, che promuove e diffonde l’Adorazione Eucaristica perpetua come riparazione e liberazione.

“Abbiamo cominciato questo lavoro tre anni fa ed ora vogliamo dare continuità e completezza, non solo con la cura psicologica ma anche con quella spirituale”, ha sottolineato il vicepresidente del MpV. “I CAV – ha concluso Bennati - ascoltano e accolgono, sono luoghi di perdono, e le donne lo sanno”.

Il prof. Tonino Cantelmi, direttore del servizio Psichiatrico dell’Istituto Regina Elena di Roma, docente universitario, autore di innumerevoli studi e libri - l’ultimo scritto insieme a Cristina Cacace e Elisabetta Pittino con il titolo Maternità interrotte. Le conseguenze psichiche dell’interruzione volontaria di gravidanza (San Paolo Edizioni) - ha esordito affermando che “L’aborto volontario è un fattore di rischio per la salute mentale della donna”. “Non si tratta di una opinione ma di una verità scientifica riconosciuta ormai a livello internazionale”.

A questo proposito il prof. Cantelmi ha citato uno studio pubblicato a settembre dal British Journal of Psychiatry, in cui l’autrice Priscilla Koleman ha esaminato 22 ricerche di area anglosassone e incrociato i dati relativi a 36 diversi disturbi e a quasi 900.000 persone per arrivare ad un risultato drammatico: “le donne che hanno abortito registrano l’81% di aumento del rischio di soffrire di problemi mentali”.

Tra i disturbi, il prof. Cantelmi ha elencato, l’ansia, la tendenza al suicidio, il ricovero in reparti psichiatrici, l’abuso di sostanze, l’uso di psicofarmaci. Per questi motivi, ha precisato il noto psichiatra, “noi diciamo che lo Stato deve farsi carico di questo problema”.

“Lo Stato – ha aggiunto - deve sapere che per ogni interruzione volontaria di gravidanza, si minaccia la stato di salute mentale di chi la pratica”. Cantelmi ha anche detto che “va rivista la pratica del consenso informato, perché quando una donna va al consultorio, deve sapere che per ogni aborto volontario c’è un rischio molto altro per la sua salute mentale”.

Don Alberto Pacini, rettore della Basilica di Sant’Anastasio a Roma,  ha spiegato che “il sacramento dell’Eucaristia è legato alla riconciliazione. Si tratta un sacramento terapeutico, un sacramento di guarigione”.

“Quando ci sediamo in confessionale in ascolto - ha aggiunto - ci troviamo a esercitare questo ministero di consolazione oltre che di guarigione interiore”.

In merito all’aborto, don Alberto ha raccontato che il Vescovo gli ha concesso la facoltà di confessare questo peccato che è uno dei peccati gravi riservati alla Penitenzieria vaticana.

Circa l’inconsolabilità di alcune donne che hanno praticato l’interruzione volontaria di gravidanza, don Alberto ha spiegato che il messaggio comunicato è di speranza e di misericordia.

“La persona – ha precisato - deve sapere che può beneficiare della misericordia di Dio, deve sentirsi amata, deve sperimentare questo amore che guarisce, questo amore che aiuta a riparare, perché non basta la confessione ci vuole la riparazione”.

“Gesù – ha aggiunto don Alberto - curava, accoglieva, perdonava, curava anche le ferite più gravi, e attraverso l’adorazione Eucaristica si permette al Cristo di aiutarci in un modo molto concreto”.

A questo proposito il rettore della Chiesa di Sant’Anastasia ha raccontato di una cappella in cui “ci appelliamo al Signore attraverso l’intercessione di Maria per riparare il peccato di interruzione volontaria di gravidanza” e “non è un caso che due CAV a Roma sono sorti proprio nelle chiese dove si pratica l’adorazione Eucaristica perpetua”.

Don Alberto Pacini ha concluso proponendo di aprire Centri di Aiuto alla Vita in ogni Chiesa dove si pratica l’adorazione Eucaristica perpetua.