I cattolici, la politica e la Nuova Evangelizzazione

di Salvatore Martinez*

Vorrei esordire con due affermazioni preliminari di principio.

a) La Chiesa non è, né potrebbe mai trasformarsi in un soggetto politico. Come afferma il Santo Padre Benedetto XVI, «perderebbe la sua indipendenza ed autorità morale identificandosi con un’unica via politica e con posizioni parziali e opinabili» (1).

b) La Chiesa non è chiamata alla formazione di partiti: si trasformerebbe in una religione civile. La Comunità cristiana, invece, è chiamata a formare in Cristo uomini nuovi, capaci di fare nuova anche la politica; uomini e donne dal cuore nuovo, capaci di fare nuovo il cuore delle istituzioni politiche.

Se «il Verbo si è fatto carne» (2), questa “legge dell’amore” vale anche per la politica e incombe sulla nostra coscienza di laici cristiani; ci spinge a ridire con nuovo amore la nostra fede nei contesti sociali in cui Cristo manca, è trascurato o è offeso.

Del resto il Papa Benedetto XVI è esplicito: «Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo» (3).

Dunque, la costruzione della civiltà dell’amore ci interpella. Spetta a noi porre dentro le trame e i  travagli del mondo degli uomini e delle istituzioni il seme della vita nuova, di un nuovo amore di Dio che «si riveli nella responsabilità per l’altro» (4).

Spetta a noi discernere come fare, cosa fare perché il messaggio sociale della Chiesa, la sua Dottrina Sociale, non vengano sviliti o ignorati, in primis nella formazione di tanti cristiani. Noi abbiamo nella Dottrina Sociale della Chiesa un punto di riferimento unitario di giudizio sulla realtà sociale, un pensiero che coniuga fede e ragione in forza della verità in essa contenuta.

È irrinviabile la nuova evangelizzazione della politica, per liberare il nostro tempo dallo spirito dell’errore che, come potenza d’inganno, sta stravolgendo la misura divina dell’uomo e il suo destino eterno, continuando a moltiplicare strutture di peccato.

Vedo due grandi sfide di fondo per l’impegno dei cattolici in politica.

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· La prima sfida della nuova evangelizzazione della politica è impedire che sia marginalizzata la nostra fede cristiana nella vita pubblica delle Nazioni. Come ha ricordato Benedetto XVI, «la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire» e non pretende «d’intromettersi nella politica degli Stati» (5). “Comunità ecclesiale” e “Comunità politica” sono realtà distinte, con rappresentanze distinte, ma devono tornare a dialogare. Noi possiamo far sì che questo dialogo, se interrotto, si ristabilisca e sia fecondo, credibile, che riponga al centro l’uomo, in una società a misura d’uomo, per uno sviluppo umano integrale. Non possiamo permettere che la nostra laicità cristiana sia messa a tacere, che venga relegata nella sfera privata. Sant’Agostino ci ammonisce: «Non riducete il Vangelo a verità privata per non esserne privati» (6).

È inaccettabile che, in molte Nazioni, «i credenti debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro fede – per essere cittadini attivi» (7). Non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per potere godere dei propri diritti; ancor più grave è il “dare a Cesare quel che è di Dio!”.

· La seconda sfida della nuova evangelizzazione della politica è data dall’aspetto economico e mercantile della globalizzazione. Stimolando il consumismo irrazionale si sta ponendo al centro l’aspetto materiale dell’uomo, pregiudicando così l’apertura dell’uomo stesso alla trascendenza, a Dio. Si vorrebbe un “cristianesimo utilitario”, utile a risolvere i problemi materiali dell’uomo, riducendo la portata salvifica della nostra fede ad un puro umanesimo, ad un’atea filantropia. Dio confinato nell’al di là e l’uomo sconfinato nell’insignificanza.

L’attuale scenario della storia, ben lo sappiamo,  è di profonda crisi, una crisi planetaria che è prima di ogni cosa “crisi spirituale”. La crisi economica e politica dei nostri giorni è la conseguenza della crisi spirituale che sta attraversando la vita degli uomini, anche di molti credenti. Ecco perché abbiamo il dovere di pensare ad una nuova evangelizzazione degli stili di vita e delle istituzioni che sovrintendono al destino degli uomini e dei popoli.

Il Servo di Dio Paolo VI ben declinava questo concetto: «È indispensabile raggiungere e quasi sconvolgere, mediante la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità, che sono in contrasto con la parola di Dio e con il disegno di salvezza» (8).

Ormai da tre anni, con regolarità, il Papa Benedetto XVI invoca nuova generazione di cattolici impegnati nella politica: «Ribadisco la necessità e l’urgenza della formazione evangelica e dell’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici impegnati nella politica, che siano coerenti con la fede professata, che abbiano rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune» (9).

Sono “cinque”, nel giudizio del Pontefice, le virtù, le attitudini indispensabili da riscontrare o da favorire in coloro che vogliono dedicarsi alla realizzazione del “bene comune” mediante l’impegno politico:

a) “coerenti con la fede professata”, non con le proprie idee o con quelle conformi all’opinione pubblica;

b) “rigore morale”, perché non si può più minimizzare la gravità della “questione morale”, anche tra i cattolici;

c) “capacità di giudizio culturale”, cioè di discernimento, frutto di studio, di meditazione, di capacità di distinguere un bene individuale dal bene comune;

d) “competenza professionale”, perché la politica è un’arte, una vocazione e non ci si improvvisa;

e) “passione di servizio”, non per l’onore personale o per la gratificazione di pochi.

Giova ribadire che il Pontefice parla di “formazione evangelica”, non di formazione politica. Quindi occorre ritornare al Vangelo. Il Beato Giovanni Paolo II, con ferma lungimiranza, sentenziava: «Non c’è soluzione alla questione sociale al di fuori del Vangelo» (10).

È il Vangelo la migliore scuola di laicità possibile per l’umanità, perché nessuno più di Gesù ha insegnato agli uomini l’arte di vivere, per dire con i fatti come si ama, come si sta dalla parte della gente fino a dare la vita per i propri amici.

In conclusione, ritengo che mai tempo sia stato più favorevole di questo per la nuova evangelizzazione, dopo il vuoto determinatosi con il crollo delle grandi ideologie. «Il nostro è un mondo che deve essere creato a nuovo con fiducia nel pensiero cristiano» (11), affermava l’esule, grande sacerdote e statista, Luigi Sturzo.

Siamo la prima generazione del primo secolo del terzo millennio. Su di noi incombe una responsabilità tremenda, unica: introdurre Cristo in questo nuovo millennio di storia cristiana! Ci ricorda San Giovanni Crisostomo: «Se sei cristiano è impossibile che tu non produca un’impressione sul mondo; se sei cristiano è impossibile che tu non produca effetti. È contraddittorio dire che un cristiano non può fare niente per il mondo, così come lo sarebbe se dicessimo che il sole non può dare luce» (12).

Serve più umiltà e più fiducia nell’azione dello Spirito Santo. Nel tempo della recessione non è in recessione lo Spirito di Dio! Lo Spirito non ci chiede di rispondere con l’intimismo della fede, né con un entusiasmo disincarnato. È nostra responsabilità di fede che questo mondo caotico sia ordinato dallo Spirito di Dio e disponibile agli autentici bisogni dell’uomo. 

La nostra preghiera e la nostra sottomissione alla volontà di Dio ci ottengano una nuova evangelizzazione del sociale e della politica, una nuova Pentecoste d’amore, il miracolo di una politica nuova, di politici nuovi.

*Presidente del Rinnovamento nello Spirito

1) Allocuzione all’inaugurazione della V Conferenza generale del CELAM, Aparecida, 14 maggio 2007
2) Gv 1, 14
3) Deus caritas est, 28
4) Spe salvi, 28
5) Caritas in veritate, 7
6) Confessioni, X, 23
7) Benedetto XVI, Incontro con i membri dell’Assemblea generale dell’ONU, New York, 18 aprile 2008
8) Evangelii nuntiandi, 19
9) Allocuzione alla Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, Vaticano, 15 novembre 
10) Centesimus annus, 3
11) The preservation of the faith, Londra, 1938
12) Acta Apost. Hom. 20, 4; PG 60, 162.

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ZENIT Staff

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