La Germania sempre più povera di bambini

Negli ultimi vent’anni, più del doppio i bambini nati al di fuori del matrimonio

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di Paul De Maeyer

ROMA, sabato, 20 agosto 2011 (ZENIT.org).- “La Germania è il Paese più povero di bambini dell’Europa” (Welt Online, 3 agosto). A fare questa preoccupante affermazione è stato mercoledì 3 agosto a Berlino il direttore dell’Ufficio Federale per la Statistica (Statistisches Bundesamt o Destatis), Roderich Egeler, durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati dell’ultimo microcensimento, Mikrozensus 2010.

Dai dati dell’inchiesta, ripresi dai maggiori quotidiani tedeschi e contenuti in parte nel comunicato stampa pubblicato dall’organismo federale, emerge infatti che nel periodo 2000-2010 il numero di bambini e minorenni nel Paese ha fatto registrare un calo del 14%. Mentre nel 2000 erano ancora circa 15,2 milioni, l’anno scorso la cifra era scesa a circa 13,1 milioni, vale a dire ben 2,1 milioni in meno in appeno un decennio.

Nei “Länder” o Stati federali della ex Germania Ovest, il numero di bambini è sceso del 10% circa, a 11 milioni. Ben più drammatico è stato il calo nelle regioni della ex Germania Est o ex Repubblica Democratica Tedesca (DDR). Infatti, nei cosiddetti “nuovi Länder” vivevano nel 2010 appena 2,1 milioni di minorenni, cioè 837.000 in meno rispetto all’anno 2000, un vero e proprio tonfo del 29% circa.

Come causa di questa sensibile differenza, Egeler ha menzionato non solo il declino del tasso delle nascite nell’Est ma anche il movimento migratorio all’interno della Germania, da Est verso Ovest. Come osserva Christine Kensche sulla Welt Online, certamente non sarà la mancanza di servizi di assistenza all’infanzia e di asili nido, la cui offerta è assai più ampia nell’Est.

Mentre a livello nazionale la cosiddetta “Betreuungsquote” è oggi del 23,1%, nella Sassonia-Anhalt la percentuale è infatti del 56%, il che significa che almeno un bambino su due sotto i tre anni frequenta nel “Land” con capitale Magdeburgo un asilo nido. Simile è la situazione in due altri “Länder” dell’Est, cioè il Brandeburgo e il Meclemburgo-Pomerania Anteriore, dove la percentuale è solo di poco inferiore: il 51%.

Proprio per incentivare le nascite e combattere il fenomeno delle “culle vuote”, la prima coalizione guidata dall’attuale cancelliera democristiana Angela Merkel (2005-2009) ha lanciato un ambizioso progetto per triplicare entro l’anno 2013 il numero di asili nido per i bambini al di sotto dei tre anni. Secondo i piani di Berlino, la “Betreuungsquote” dovrà arrivare al 38% entro il 2013.

Con i suoi 13,1 milioni di minorenni la Germania ha la più bassa percentuale di bambini di tutti gli Stati europei: costituiscono infatti solo il 16,5% della popolazione tedesca (nel 2000 era ancora il 18,8%).

Mentre in Bulgaria (il 16,7%) e Italia (il 16,9%) la situazione è simile a quella tedesca, nella vicina Francia, che vanta un tasso di fertilità da far invidia attorno ai 2 figli per donna, la percentuale è molto più incoraggiante: il 22% circa. Anche in Gran Bretagna, Olanda e nei Paesi scandinavi il numero di bambini supera il 20% della popolazione. Ancora meglio fa la Turchia, dove quasi un cittadino su tre ha meno di 18 anni. Ben il 31,2% dei suoi oltre 72 milioni di abitanti è infatti minorenne.

Tutto indica del resto che la proporzione di bambini in Germania continuerà a scendere. Nel 2000 quasi un cittadino su cinque era ancora più giovane di 18 anni, ma secondo le stime degli esperti nel 2060 appena un tedesco su sette avrà meno di 18 anni. Si calcola infatti che la percentuale di minori calerà al 15% nel 2030 e al 14% nel 2060.

Anche la situazione familiare dei bambini mostra grandi differenze fra Est ed Ovest. Mentre nei “Länder” occidentali il 79% dei bambini cresceva l’anno scorso in nuclei familiari composti da genitori sposati, nella Germania Est questa percentuale era più bassa: il 58%. Nell’Est, il 17% dei bambini vive oggi in famiglie di fatto o cosiddette “Lebensgemeinschaften”, cioè quasi il triplo rispetto all’Ovest, dove la percentuale è del 6%.

La forma di vita familiare che nell’Est conosce la maggior crescita è quella monogenitoriale. Nei “Länder” orientali quasi un quarto dei bambini (il 24,1%) vive infatti in un nucleo familiare monoparentale, nell’Ovest il 15%. Su scala nazionale, la percentuale di persone che crescono un figlio senza l’aiuto di un partner è salita dal 13,5% nel 2000 al 16,8% l’anno scorso.

Nell’Est della Germania la proporzione di figli unici è anche più alta: il 35%, rispetto al 24% nella parte occidentale del Paese. La metà circa dei bambini tedeschi ha comunque un fratello o una sorella ancora minorenne o adulta, il 19% ne ha due e l’8% almeno tre.

Il 51% dei minorenni tedeschi vive in famiglie in cui entrambi i genitori hanno un reddito da lavoro. Questa percentuale scende però al 28% per i bambini di età inferiore ai tre anni, il che significa che in famiglie con bambini piccoli uno dei genitori – di norma la madre – tende ad interrompere temporaneamente la carriera o attività lavorativa. Il 38% dei bambini cresce in una famiglia in cui solo uno dei due partner lavora e l’11% in un nucleo familiare nel quale nessuno dei due genitori esercita un’attività lavorativa.

Dall’inchiesta emerge inoltre che circa due milioni di bambini tedeschi (1,96 milioni) vivono in famiglie che dipendono dai sussidi erogati nel quadro del programma Hartz IV, cioè la discussa riforma sociale avviata dalla coalizione rosso-verde dell’allora cancelliere Gerhard Schröder ed entrata in vigore nel 2005.

Soprattutto per le famiglie monoparentali i sussidi sociali o cosiddette “Transferleistungen” (prestazioni di trasferimento) sono essenziali. In quest’ultima categoria, per un bambino su tre (il 33%) i benefici sociali costituiscono infatti la principale fonte di reddito della famiglia.

I bambini che vivono con genitori single sono d’altronde più a rischio di povertà rispetto agli altri. Mentre il pericolo di povertà minaccia infatti il 15% delle famiglie con prole, incombe su ben il 37,5% dei bambini che vivono con un solo genitore.

L’Ufficio Federale per la Statistica, con sede a Wiesbaden (Assia), ha pubblicato venerdì 12 agosto anche gli ultimi dati sul numero di bambini nati al di fuori del vincolo matrimoniale, un fenomeno in costante aumento anche in Germania. Mentre solo il 15% dei bambini nati nel 1990 erano “illegittimi”, l’anno scorso questa percentuale è cresciuta più del doppio, ossia il 33% circa. Infatti, i genitori di 225.472 bambini nati vivi nel 2010 (su un totale di 677.947) non erano uniti in matrimonio, lo 0,5% in più rispetto all’anno precedente.

Come osserva il sito della Frankfurter Allgemeine Zeitung (12 agosto), anche in questo caso le differenze tra Est ed Ovest sono nette. Nelle regioni della ex DDR più di sei bambini su dieci (il 61%) nascono ormai al di fuori del matrimonio. La percentuale più elevata – il 64% – è stata registrata sempre nella Sassonia-Anhalt e nel Meclemburgo-Pomerania Anteriore.

Nell’Ovest invece, la proporzione è più ridotta: il 27%. Mentre il livello più basso viene rilevato nel ricco Baden-Württemberg, dove solo il 22,1% dei bambini nasce da genitori non sposati, i “campioni” sono nella parte occidentale le città-regione di Brema (il 39%) e di Amburgo (il 36%). Poi segue lo Schleswig-Holstein con il 35%. Nella capitale Berlino invece, un bambino su due nasce oggi al di fuori del matrimonio.

Con il suo 33% di bambini “naturali”, la Germania rimane al di sotto della media dell’Unione Europea, che secondo i dati dell’Eurostat raggiungeva nel 2009 il 38% circa. Il Paese dell’UE con la maggior incidenza è l’Estonia (il 59%). All’altro capo della scala spicca la Grecia, con appena il 7%. In Francia invece poco più della metà dei bambini nasce da genitori non sposati (il 53%), in Italia quasi un quarto (il 24% circa).

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ZENIT Staff

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