Benedetto XVI: occorre proporre la fede all'intelligenza dell'uomo

Ai docenti: l’Università deve essere “la casa della verità”

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EL ESCORIAL, sabato, 20 agosto de 2011 (ZENIT.org).- Il dialogo tra fede e ragione consiste nel tornare a proporre e accreditare la fede cristiana di fronte all’intelligenza degli uomini, facendo dell’Università un luogo privilegiato di questo confronto.

Papa Benedetto XVI ha descritto così giovedì, parlando ai giovani docenti universitari incontrati nel Monastero di El Escorial a Madrid, in cosa consiste questo dialogo e qual è il ruolo che interpella i cristiani.

Anche se i tempi sono cambianti, ha spiegato il Papa, “le questioni essenziali dell’essere umano continuano a reclamare la nostra attenzione e ci spingono ad andare avanti”.

Tuttavia, ha avvertito, questo dialogo ha bisogno dell’Università come punta avanzata nella ricerca della verità, e non semplicemente come luogo in cui trasmettere delle conoscenze funzionali.

Il Pontefice ha poi ricordato i suoi anni universitari, “quando si vedevano ancora le ferite della guerra ed erano molte le carenze materiali”, e tuttavia, “tutto veniva superato dall’entusiasmo di un’attività appassionante, dal contatto con colleghi delle diverse discipline e dal desiderio di dare risposta alle inquietudini ultime e fondamentali degli alunni”.

“Questa ‘universitas’, che ho vissuto, di professori e discepoli che assieme cercano la verità in tutti i saperi”, ha affermato “rende chiaro il significato e anche la definizione dell’Università”.

Per questo, ha evidenziato, l’Università “è stata ed è tuttora chiamata ad essere sempre la casa dove si cerca la verità propria della persona umana”, incarnando, “un ideale che non deve snaturarsi, né a causa di ideologie chiuse al dialogo razionale, né per servilismi ad una logica utilitaristica di semplice mercato, che vede l’uomo come semplice consumatore”.

Quando la sola utilità e il pragmatismo immediato si erigono a criterio fondamentale, ha affermato il Santo Padre, si cade in errori come gli “abusi di una scienza senza limiti” o il “totalitarismo politico che si ravviva facilmente quando si elimina qualsiasi riferimento superiore al semplice calcolo di potere”.

Questa “visione utilitarista” dell’educazione, ha avvertito, si diffonde “specialmente a partire da ambiti extrauniversitari”.

“Tuttavia, voi che avete vissuto come me l’università, e che la vivete ora come docenti, sentite senza dubbio il desiderio di qualcosa di più elevato che corrisponda a tutte le dimensioni che costituiscono l’uomo”.

La chiave, il professore

Il Papa ha quindi sottolineato che il perno dell’università sono i docenti, che devono convertirsi in “punti di riferimento in una società sgretolata e instabile”.

“Talvolta si ritiene che la missione di un professore universitario sia oggi esclusivamente quella di formare dei professionisti competenti ed efficaci che possano soddisfare la domanda del mercato in ogni momento preciso”.

Di qui il suo appello ai presenti a “trasmettere questo ideale universitario”, a sentirsi “uniti a quella catena di uomini e donne che si sono impegnati a proporre e a far stimare la fede davanti all’intelligenza degli uomini”.

“I giovani – ha continuato – hanno bisogno di autentici maestri; persone aperte alla verità totale nei differenti rami del sapere, sapendo ascoltare e vivendo al proprio interno tale dialogo interdisciplinare; persone convinte, soprattutto, della capacità umana di avanzare nel cammino verso la verità”.

Per questo, ha esortato a “non perdere mai questa sensibilità e quest’anelito per la verità”; a “non dimenticare che l’insegnamento non è un’arida comunicazione di contenuti, bensì una formazione dei giovani che dovrete comprendere e ricercare; in essi quali dovete suscitare questa sete di verità che hanno nel profondo e quest’ansia di superarsi”.

Verità e umiltà

Il Papa ha quindi affrontato anche la questione dell’esistenza della verità e dell’imperativo per l’uomo di cercarla, coscienti che possiamo provare ad avvicinarci ad essa, senza però possederla totalmente, perché “è essa che ci possiede e che ci motiva”.

“Il cammino verso la verità piena impegna anche l’intero essere umano”, ha aggiunto. “E’ un cammino dell’intelligenza e dell’amore, della ragione e della fede”.

“Se verità e bene sono uniti, così lo sono anche conoscenza e amore. Da questa unità deriva la coerenza di vita e di pensiero, l’esemplarità che si esige da ogni buon educatore”.

La verità stessa, inoltre, “è sempre più alta dei nostri traguardi”.

Per questo, la seconda virtù che deve brillare in un professore cristiano, ha sottolineato, è l’umiltà, “che ci protegge dalla vanità che chiude l’accesso alla verità”.

“Non dobbiamo attirare gli studenti a noi stessi, bensì indirizzarli verso quella verità che tutti cerchiamo”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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