Una Chiesa custode della terra

di mons. Angelo Casile*

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ROMA, giovedì, 23 giugno 2011 (ZENIT.org).- L’approccio cristiano alle tematiche ambientali si caratterizza per il parlare anzitutto di creato, perché riconosce in Dio Padre il Creatore del cielo e della terra, come professiamo nel Credo. Il creato è dono di Dio per la vita di tutti gli uomini, «e il suo uso rappresenta per noi una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l’umanità intera»[1]. A motivare il nostro impegno per il creato è la passione verso l’uomo, la ricerca della solidarietà a livello mondiale, ispirata dai valori della carità, della giustizia e del bene comune, vissuti nella fede e nell’amore di Dio. Il credente guarda alla natura con riconoscenza e gratitudine verso Dio, per questo non la considera un tabù intoccabile o tanto meno ne abusa con spregiudicatezza. «Ambedue questi atteggiamenti non sono conformi alla visione cristiana della natura, frutto della creazione di Dio»[2]. Per il cristiano Dio creatore è al primo posto, l’uomo è la prima creatura e il creato è dono di Dio all’uomo, perché nel creato l’uomo, ogni uomo, tutto l’uomo si sviluppi e faccia sviluppare il creato stesso in tutte le sue componenti: uomini, animali, piante… La visione cristiana è il camminare insieme dell’uomo e di tutto l’ambiente verso Dio.

Il nostro impegno a custodire il creato è prevalentemente di evangelizzazione, nella convinzione che il vangelo e la dottrina sociale della Chiesa possiedono una forte connotazione educativa, che favorisce la crescita di una cultura attenta all’ambiente, rispettosa della persona, della famiglia, dello sviluppo e di una civiltà dell’amore cristiano capace di custodire con tenerezza il creato.

In linea con gli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio corrente, ci impegniamo affinché la comunità cristiana offra il suo contributo e solleciti quello di tutti «perché la società diventi sempre più terreno favorevole all’educazione. Favorendo condizioni e stili di vita sani e rispettosi dei valori, è possibile promuovere lo sviluppo integrale della persona, educare all’accoglienza dell’altro e al discernimento della verità, alla solidarietà e al senso della festa, alla sobrietà e alla custodia del creato, alla mondialità e alla pace, alla legalità, alla responsabilità etica nell’economia e all’uso saggio delle tecnologie»[3].

Promuoviamo un effettivo cambiamento di mentalità per adottare nuovi stili di vita, «nei quali – come scrisse Giovanni Paolo II nella Centesimus annus – la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti»[4].

Altri obiettivi, che i giornali ci attribuiscono, esulano dal nostro pensiero. Anche a riguardo della custodia del creato la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire, ma ha una missione di verità da compiere[5], proclamare l’annuncio perenne a ogni uomo: «Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è via, verità e vita»[6]. «È l’uomo che viene per primo, ed è bene ricordarlo. L’uomo, al quale Dio ha affidato la buona gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnica e divenirne il soggetto […]. L’ecologia umana è una necessità imperativa». La natura «non è soltanto uno spazio sfruttabile o ludico. È il luogo in cui nasce l’uomo, la sua “casa”, in qualche modo. Essa è fondamentale per noi. Il cambiamento di mentalità in questo ambito, anzi gli obblighi che ciò comporta, deve permettere di giungere rapidamente a un’arte di vivere insieme che rispetti l’alleanza tra l’uomo e la natura, senza la quale la famiglia umana rischia di scomparire»[7].

Sempre papa Benedetto XVI ci ha ricordato – citando l’enciclica Mater et magistra al n. 219 – che sono ancora valide «le indicazioni offerte da Papa Roncalli a proposito di un legittimo pluralismo tra i cattolici nella concretizzazione della Dottrina sociale. Scriveva, infatti, che in questo ambito “possono sorgere anche tra cattolici, retti e sinceri, delle divergenze. Quando ciò si verifichi non vengano mai meno la vicendevole considerazione, il reciproco rispetto e la buona disposizione a individuare i punti di incontro per un’azione tempestiva ed efficace: non ci si logori in discussioni interminabili e, sotto il pretesto del meglio e dell’ottimo, non si trascuri di compiere il bene che è possibile e perciò doveroso”»[8].

Ci collochiamo, inoltre, nel solco del cammino preparatorio alla celebrazione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale, che si terrà ad Ancona dal 3 all’11 settembre prossimi, e del VII Incontro mondiale delle Famiglie sul tema: “La famiglia, il lavoro e la festa”, che si svolgerà a Milano nei giorni dal 30 maggio al 3 giugno 2012. Le Catechesi preparatorie a quest’ultimo incontro ci invitano a «promuovere la creazione senza stravolgerla, far tesoro delle leggi inscritte nella natura, porsi al servizio dell’umanità, di ogni uomo e donna creati a immagine e somiglianza di Dio, operare per liberarli da ogni forma di schiavitù, anche lavorativa: sono alcuni dei compiti assegnati all’uomo affinché contribuisca a fare dell’umanità un’unica grande famiglia»[9].

Nel corso della liturgia della Pentecoste abbiamo ascoltato le parole del Salmo 104: «Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra». È una lode del creato che esalta lo Spirito Creatore che tutto ha creato con sapienza. «Ciò che intenzionalmente vuol dirci la Chiesa è che lo Spirito Creatore, che tutto ha creato, e lo Spirito Santo, che Cristo ha fatto discendere dal Padre, sono uno e il medesimo: creazione e redenzione si appartengono reciprocamente […]. La Pentecoste è l’anniversario della nascita della Chiesa, ma è anche la festa della creazione, ringraziamento Dio per il suo dono […]. La Pentecoste ci dice soprattutto questo: il mondo è frutto della creazione, esso viene dallo Spirito e non dal cieco caso […]. Perciò il rispetto del creato è un’esigenza della nostra fede: la creazione non ci è stata affidata perché la sfruttassimo, bensì affinché con rispetto la custodissimo e la sviluppassimo come il giardino di Dio, in cui gli uomini possono vivere secondo umanità […]. Se noi diventiamo Figli di Dio, se lo Spirito di Dio guadagna spazio nel mondo in noi e grazie a noi, si rinnoverà anche la creazione che ora è asservita e in essa scopriremo non più solo la materia prima del nostro fare, ma il volto di Colui che l’ha Creata, che la ama e che ci ama»[10].

1) Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, 29 giugno 2009, n. 48.

2) Ivi.

3) Conferenza Episcopale Italiana, Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo, 4 ottobre 2010, n. 50.

4) Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Centesimus annus, 1° maggio 1991, n. 36.

5) Cfr Caritas in veritate, n. 9.

6) Conferenza Episcopale Italiana, Orientamenti e direttive pastorali Evangelizzare il sociale, 22 novembre 1992, n. 6.

7) Benedetto XVI, Udienza agli ambasciatori di Moldova, Guinea Equatoriale, Belize, Siria, Ghana, Nuova Zelanda, in occasione della presentazione delle lettere credenziali, 9 giugno 2011.

8) Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, nel 50° anniversario dell’enciclica “Mater et magistra”, 16 maggio 2011.

9) Pontificio Consiglio per la famiglia e Arcidiocesi di Milano, Catechesi preparatorie per il VII Incontro mondiale delle Famiglie La famiglia: il lavoro e la festa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011, p. 71.

10) Benedetto XVI, Vieni Spirito Creatore, Lindau, Torino 2006, pp. 77-9
4.

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Mons. Angelo Casile è Direttore dell’Ufficio Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per i problemi sociali e del lavoro.

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ZENIT Staff

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