di Chiara Santomiero
ROMA, martedì, 21 giugno 2011 (ZENIT.org).- Al 1 gennaio 2011 gli iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero sono 4.115.235 di cui il 47,8% donne (1.967.563) con un aumento di quasi 90 mila unità rispetto all’anno precedente. La disaggregazione per continenti vede per protagonista l’Europa con una presenza di 2.263.342 italiani (55% del totale).
Sono i numeri del Rapporto italiani nel mondo 2011 della Fondazione Migrantes presentato il 21 giugno a Roma che tra i dati tendenziali segnala l’aumento della presenza femminile, la decrescita degli anziani (il 18,6% nel 2011 ha più di 65 anni ma erano 19,2% ad aprile 2010) e l’aumento dei minorenni: 16%, ma erano 15,4% nel 2010.
“Si tratta di un dato facilmente comprensibile – ha affermato nel suo intervento Marilina Armellin, del Ministero degli esteri italiano – con l’accresciuta mobilità delle frontiere e il costituirsi di famiglie sempre più multiculturali e costituite da genitori di diversa nazionalità”.
Capita spesso, infatti, che persone recatesi all’estero per motivi di studio o di lavoro si formino anche una famiglia in quel paese. Esperienze arricchenti ma che portano a situazioni molto problematiche nel caso di separazioni tra i coniugi. “Se infatti – ha affermato Armellin – difficoltà legate alle separazioni possono verificarsi anche in famiglie con entrambi i coniugi italiani e in Italia, quando la famiglia ‘scoppia all’estero’ le problematiche si amplificano”.
E’ in questo contesto che si colloca il fenomeno dei minori contesi tra i genitori, che sempre più spesso trova spazio sui media.
Nel 1998 erano solo 98 i casi riguardanti minori italiani all’estero, alla fine del 2010 restano pendenti presso il Ministero degli esteri 240 situazioni, cui vanno aggiunte le 91 fortunatamente arrivate a soluzione con la mediazione dello stesso ministero.
“Il 56% di questi casi – ha affermato Armellin – riguarda genitori di altre nazionalità europee, soprattutto dell’est: Polonia, Slovenia, Repubblica ceca, Ucraina e a volte la Russia”. Bisogna quindi “sfatare l’idea che i minori vengano contesi quando i coniugi hanno differenti religioni, anche se il caso del genitore musulmano che sottrae il figlio tiene banco sui media”.
La dinamica che si instaura è generalmente la stessa: “la sottrazione del minore avviene da parte del genitore che si era trasferito all’estero per motivi di lavoro o familiari e che torna indietro quando il progetto familiare crolla”. Ovviamente, ha sottolineato Armellin, “non c’è una patologia insita in una coppia mista però l’elemento internazionale, la presenza di più ordinamenti giuridici e di frontiere amplifica le dinamiche di contesa”.
Per contrastare questi fenomeni che minano la sicurezza e la tranquillità dei più piccoli, “occorre impegnarsi anche sul fronte della prevenzione e per questo il Ministero ha predisposto una guida in materia per i genitori”.
Esistono delle convenzioni internazionali che regolano questo fenomeno ma “nella nostra opera di mediazione – afferma Armellin – ci affidiamo soprattutto alla ragionevolezza delle parti in causa, preoccupate per il bene del figlio”.
Infatti “occorre mettere al centro l’interesse supremo del minore che è senz’altro il rapporto con i genitori naturali ma anche con il Paese di riferimento, nel quale sono cresciuti, affermando il diritto alle radici culturali come un diritto inalienabile anche dei minori”.